È stata forse la giornata più memorabile della Festa del Cinema di Roma 2019, seppure per i motivi sbagliati: la conferenza stampa di Bill Murray è stata annullata perché il diretto interessato "era ancora in pigiama" (dixit Antonio Monda), mentre l'Incontro Ravvicinato, iniziato con quaranta minuti di ritardo, è stato segnato da problemi comunicativi tra gli ospiti e il pubblico, dato che i primi erano un po' restii ad avvalersi dell'interprete presente in sala e hanno consigliato a chi non mastica l'inglese di sedersi vicino a persone anglofone.
Bill Murray, che ha accettato il Premio alla Carriera al termine di una conversazione moderata da Wes Anderson, il quale lo ha diretto in nove film (compreso il prossimo The French Dispatch, che dovrebbe uscire nei primi mesi del 2020) ed è uno di tre registi ad avere il numero di telefono personale dell'attore, insieme a Jim Jarmusch e Sofia Coppola. Jarmusch è anche stato uno dei tre collaboratori di Murray a mandargli un saluto video, dicendo "Tu meriti un premio anche solo perché esisti, sei Bill Motherfucking Murray!". Presente in sala anche Frances McDormand, che è salita in braccio al collega con la seguente motivazione: "Io ci sono per lui perché lui ha fatto lo stesso per me."
Bill Murray e Wes Anderson: una collaborazione duratura
Bill Murray e Wes Anderson lavorano insieme dai tempi di Rushmore (il regista l'avrebbe voluto anche per il precedente Un colpo da dilettanti, ma non riuscì a contattarlo). Spiega il cineasta: "La prima volta che ci siamo incontrati è stato proprio sul set. Non ero sicuro che si sarebbe presentato, ma è venuto e abbiamo fatto il film. Un giorno stavo parlando con alcuni vecchi amici dell'università, e a un certo punto Bill è spuntato fuori da un cespuglio. Gli ho chiesto se volesse conoscere i miei amici, e lui ha risposto che mi avrebbe anche presentato i suoi, e sono venuti i dipendenti di una concessionaria di automobili che lui aveva visitato tra un ciak e l'altro." Murray, dal canto suo, spiega il motivo per cui ha accettato quella parte: "Mi è arrivata la sceneggiatura, mi hanno chiesto se volessi incontrare Wes, e io dissi di no. Mi sarei presentato direttamente sul set, perché mi fidavo di ciò che avevo letto."
Aggiunge Anderson: "Mi preoccupavo un po' del cachet di Bill, per questioni di budget, ma lui accettò di essere pagato il minimo sindacale, secondo le direttive dello Screen Actors Guild. È diventato il mio metodo fisso per tutti i film successivi. Un'altra cosa bella del lavorare con Bill è che lui, a differenza di altri attori che sono disponibili solo un certo numero di giorni a causa di altri impegni, torna regolarmente sul set, perché gli piace stare lì con noi, anche solo per girare un'inquadratura dove si vede una mano." Durante l'Incontro viene mostrata una clip de Il treno per il Darjeeling, dove Murray corre verso il mezzo di trasporto in questione, e Anderson svela un divertente dettaglio: "Il suo personaggio ha due valigie, Bill invece aveva solo le maniglie, alle quali era attaccato il carrello con la macchina da presa. Recitava e al contempo aiutava a muovere la macchina."
Una carriera eclettica
Il primo film interpretato da Bill Murray, dopo essere stato membro del cast di Saturday Night Live, è stato Polpette, uscito nel 1979. Spiega l'attore: "Avevo già lavorato con il regista, Ivan Reitman, facendo uno spettacolo teatrale del National Lampoon. Mi propose il film, io esitavo e mi rassicurò dicendo che se fosse venuto uno schifo sarebbe uscito solo in Turchia. A quel punto accettai, anche perché sarebbe stata un'ottima scusa per visitare la Turchia." C'è andato? "No, perché il film è uscito negli Stati Uniti, ed è pure andato bene." Bill Murray riflette poi sul suo percorso artistico in generale: "L'inizio della mia carriera lo devo a molte altre persone, come Reitman e John Belushi e Harold Ramis, che mi hanno trainato insieme a loro. Così mi sono potuto creare un percorso che, in un secondo tempo, mi ha dato l'enorme fortuna di poter lavorare con registi come Wes, Jim Jarmusch e Sofia Coppola. Quest'anno ho avuto l'enorme fortuna di girare con tutti e tre."
Su Jim Jarmusch svela un particolare, legato alla realizzazione di Broken Flowers: "Quando Jim me l'ha proposto la mia situazione familiare mi imponeva di non allontanarmi troppo da casa. Lui mi è venuto incontro, e così tutte le location erano a massimo un'ora di distanza da dove vivo." La conversazione finisce con la consegna del premio, che lui paragona alla città di Roma: "Voi vivete in una città bellissima, ma il grosso del lavoro l'hanno fatto quelli che sono venuti prima. Allo stesso modo, io devo la mia carriera ai miei genitori, ai miei fratelli e alle mie sorelle, e il mio compito è far sì che non cada in rovina."