Edoardo, giovane protagonista dell'intrigante Short Skin di Duccio Chiarini, ha una mamma solare, sorridente e un po' nevrotica. A interpretarla è un volto noto agli amanti del piccolo e grande schermo. Nel romanzo di formazione di Chiarini, Bianca Nappi è una dei pochi interpreti non toscani, ma sul set si è trovata a suo agio tanto da sentirsi parte di una famiglia allargata. "Adoro la toscanità. Credo i toscani posseggano uno spirito e una lingua ricchi di sfumature e pungente ironia, quindi mi sono divertita e ho imparato anche un bel po' di detti che non conoscevo. Lavorare con persone alle prime esperienze è molto stimolante un po' perché si crea un'atmosfera più genuina e rilassata e un po' perché c'è molto da imparare anche da chi non è mai stato davanti a una macchina da presa".
Nata a Trani, classe 1980, Bianca si è fatta notare in serie tv di successo come Distretto di polizia, Crimini, R.I.S. - Delitti imperfetti, sviluppando una carriera parallela a teatro. Il battesimo del cinema è arrivato con un piccolo ruolo in Solino, diretto dal regista turco-tedesco Fatih Akin e la Turchia ha portato bene a Bianca, visto il sodalizio creativo con Ferzan Ozpetek che l'ha diretta in Un giorno perfetto, Mine vaganti e Magnifica presenza. "Ferzan è un uomo molto intelligente, curioso, che ama molto gli attori con cui lavora" ci racconta Bianca. "E' stato un piacere e un onore essere sui suoi set".
Pochi imbarazzi sul set, grazie a un'ironia tutta toscana
Duccio Chiarini ha visto in Bianca Nappi una figura materna e, in Short Skin, le ha affidato il ruolo della madre di un adolescente con una disfunzione fisica. L'attrice non si è tirata indietro e, insieme al collega livornese Michele Crestacci, ha dato vita a una coppia genitoriale piena di amore, ma con qualche problemino a sua volta. "La vera sfida di Short Skin è stato il budget ridotto. Abbiamo dovuto lottare contro il tempo per non sforare. Il film tocca tematiche piuttosto delicate come sesso, problemi fisici, maturazione psicologica e sessuale, ma Duccio Chiarini, da toscano doc, è riuscito a stemperare gli inevitabili momenti di imbarazzo grazie alla sua ironia. Però devo anche dire che, quando in una storia la sessualità viene raccontata in modo vero e necessario, non è fonte di imbarazzo come quando viene esibita o raccontata con spirito pruriginoso". La forza dell'interpretazione di Bianca, e anche dei suoi colleghi, è la naturalezza. I pochi mezzi a disposizione e la grande passione infusa nel progetto hanno contribuito alla buona riuscita di un prodotto che segna la strada per un cinema libero e spontaneo, a cominciare dalla recitazione. "Duccio ci ha suggerito di approcciarci al lavoro pensando a un documentario, quindi togliendo qualsiasi tipo di recitazione ad effetto" spiega l'attrice "ed è stato molto naturale lavorare con lui. E' un regista che ama gli attori e dedica loro molto tempo. Abbiamo fatto delle prove e passato del tempo insieme perché c'era bisogno di ricreare l'atmosfera di una famiglia vera, in cui lo spettatore potesse realmente identificarsi. Credo che questo sia uno dei suoi punti di forza, guardandolo è facile credere a ciò che succede e ai personaggi".Una mamma troppo affettuosa
In Short Skin Duccio Chiarini mostra un mondo di ragazzi che vogliono crescere in fretta e di adulti immaturi, spesso confusi che, invece di rappresentare un punto di riferimento per i figli, riversano su di loro i propri problemi, come capita aalla madre e al padre di Edoardo. Al riguardo Bianca Nappi commenta: "Io ho avuto la fortuna di avere una famiglia piuttosto salda, in cui grossi scossoni non ci sono stati, ma credo che la regola sia un'altra. Penso anche che spesso gli adulti, per un malinteso bisogno di protezione verso i propri figli, finiscano per combinare un sacco di guai e di destabilizzare più che di offrire certezze. Ad esempio nel film il mio personaggio, Daniela, malgrado ami moltissimo e forse anche un po' in modo morboso il figlio, non riesce a vedere il suo problema. A volte per troppo amore si sbaglia di più". Amore materno, amore filiale, il sentimento circolato sul set toscano - Short Skin è girato tra Marina di Pisa e Forte dei Marmi - sembra essere il fil rouge di questa produzione. Quando chiediamo a Bianca a quale scena è più legata, ci confessa: "Ci sono tante scene che ricordo con piacere, ma devo dire che è una delle ultime, quella in cui saluto mio figlio Edoardo alla stazione, accettando il fatto che sta crescendo ed è pronto per spiccare il volo, ad essermi rimasta nel cuore. L'abbiamo girata uno degli ultimi giorni di riprese, quindi all'emozione della scena si è aggiunta anche quella della fine delle riprese".
Cinema e tv a confronto
Pur essendo approdata al cinema, Bianca Nappi continua a tener d'occhio il mondo della serialità dove si è formata e guarda con interesse al fenomeno che ha svecchiato la tradizione televisiva trasformando gli show in fucine di sperimentazione. "Non sono una maniaca delle serie tv, seguo solo quelle che veramente mi prendono, ma riconosco che sono un fenomeno culturale e artistico che non può lasciare indifferenti; secondo me ha molto a che fare con la possibilità di raccontare in modo più esteso e approfondito una storia, dei personaggi... Penso a Breaking Bad, in assoluto la serie più bella che abbia visto finora; puntata dopo puntata ti fa entrare nel suo mondo, nella quotidianità dei suoi personaggi, che diventano sempre più reali e vicini: una cosa che il cinema non può fare. Il cinema può, però, offrire una sintesi folgorante del mondo, una visione, e abbiamo bisogno anche di questo". Detto fatto, nel futuro imminente di Bianca, non c'è la tv, bensì cinema e televisione. "In questi giorni inizierò a girare un nuovo film per il cinema, l'opera prima di Alberto Caviglia; si chiama Pecora in erba, è una storia surreale e comica su un tema serissimo come l'antisemitismo. Io sarò Silvia, membro di una famiglia davvero molto particolare. Sarò, inoltre, in scena ancora con Tante facce nella memoria, spettacolo teatrale di Francesca Comencini che ripercorre gli eventi storici di via Rasella e dell'eccidio delle fosse Ardeatine attraverso alcune delle sue protagoniste. Io sono Marisa Musu, partigiana e medaglia d'argento al valore militare, e divido la scena con colleghe stupende come Lunetta Savino e Carlotta Natoli. È uno spettacolo che mi appassiona molto e che ha un grande valore civile e storico e spero possa essere visto da tante persone".