La 67° edizione del Festival di Berlino si conclude con il trionfo dello stralunato romance ungherese On Body and Soul della regista Ildikó Enyedi. A sorpresa il film batte il favorito Aki Kaurismäki, autore del bellissimo The Other Side of Hope, che deve accontentarsi dell'orso d'Argento per la regia. Kaurismaki, visibilmente contrariato, la butta sul ridere evitando di salire sul palco e costringendo a far scendere in platea il direttore della Berlinale e la presentatrice della serata per consegnargli l'Orso a domicilio. Orso che Kaurismaki usa come microfono tra l'ilarità del pubblico. Successivamente il regista diserterà la conferenza dei premiati.
Tra le pellicole più apprezzate del concorso, il rumeno Ana, mon amour di Calin Peter Netzer, già Orso d'Oro nel 2013, si accontenta del contributo artistico per il montaggio mente il premio per la sceneggiatura va al cileno A Fantastic Woman di Sebastián Lelio, il quale specifica che il suo è un film sull'amore. All'amore filiale è dedicato anche Félicité, superproduzione internazionale ambientata in Africa che si porta a casa il Gran Premio della Giuria.
A sorpresa la giuria presieduta da Paul Verhoeven assegna l'Alfred Bauer Prize, premio per un film che apre nuove prospettive, al thriller ambientalista Spoor di Agnieszka Holland. La regista dichiara: "Viviamo tempi difficili, abbiamo bisogno di nuove prospettive, di film importanti, nuovi, che tocchino tematiche che riguardano il nostro pianeta". Miglior attori l'austriaco Georg Friedrich, protagonista di Bright Nights, e la coreana Kim Min-Hee, star di On the Beach at Night Alone.
Dana Bunescu, montatrice di Ana, Mon Amour, si presenta sul palco in jeans, emozionata e anche un po' confusa da questa improvvisa attenzione. La montatrice ammette di essere "abituata a stare davanti a un computer e non a un pubblico. Per questo film ho applicato la mia tecnica, che poi di solito uso per tutti i film a cui lavoro. Avevamo scene meravigliose che abbiamo dovuto tagliare perché non si sposavano con la struttura generale. La logica del film governa su tutto. quando abbiamo deciso che il punto di vista di Toma sarebbe stato centrale nel film abbiamo tagliato tutte le scene che non rispettavano questa regola".
Sebastian Lelio, premiato per la sceneggiatura di A Fantastic Woman, commenta emozionato: "Per noi è stata una grande sorpresa, non ci aspettavamo di avere una risposta così calorosa. Qui a Berlino ci siamo sentiti a casa e ricevere questo premio è fantastico". Interviene la protagonista Daniela Vega, star transessuale del film che accompagna Lelio sul palco "L'amore è amore, e questa è una verità universale, che riguardi la comunità trans, ma anche tutti gli altri. Credo che i trans del mondo affrontano numerose difficoltà, ma non penso che il Cile non sia così diverso dagli altri paesi. Vi sono tanti paesi in cui i trans vengono marginalizzati, ma l'importante è cercare di essere presenti ed esprimersi. In questo senso l'arte fornisce un aiuto essenziale". Sebastian Lelio spiega di aver chiamato inizialmente Daniela in veste di consulente e successivamente di averla "inglobata nello script costruendo insieme il personaggio di Marina. Il film è un omaggio ala sua esistenza e a tutte le persone che hanno affrontato le sue stesse difficoltà".
L'austriaco Georg Friedrich ringrazia il pubblico per l'Orso come miglior attore con un poema ottocentesco mentre mostra la gomma da masticare. Friedrich, primo austriaco a ottenere questo riconoscimento, commenta: "E' fantastico. Mi sento molto onorato a ricevere questo premio. In Bright Nights interpreto un personaggio incapace di connettersi con le proprie emozioni. in privato ho avuto gli stessi problemi del mio personaggio, ho avuto difficoltà a comunicare con mio figlio, ma non ho usato le mie esperienze personali per il personaggio perché sono due esperienze e situazioni completamente diverse. Quando lavoro a un personaggio non mi baso mai sulla vita, ma parto sempre dal copione".
Kim Min-Hee, protagonista di On the Beach at Night Alone, è accompagnata dal regista Hong Sang-soo. "Se devo dire la verità, Hong Sang-soo mi ha consegnato la sceneggiatura la mattina del primo giorno di riprese. Solo in quel momento ho appreso quale personaggio avrei dovuto interpretare quindi non ho avuto modo di prepararmi. Ogni mattina veniva aggiunta una parte. Hong Sang-soo è un regista pieno di humor e io ho cercato di rendere giustizia alle sue parole attraverso la mia recitazione, restando legata il più possibile allo script. L'aspetto su cui mi sono concentrata di più riguarda la ricerca del vero amore da parte del mio personaggio. Non so se questo premio influenzerà la mia carriera futura, ma per me l'importante è lavorare con registi di valore, non fare film commerciali o diventare famosa".
Agnieszka Holland parla del messaggio ottimistico contenuto nel suo provocatorio Spoor: "Sono 20 anni che giro film e vedo una classificazione per genere. Ci sono i thriller, gli horror, i film per famiglie, le commedie e poi ci sono i film da festival, che sono quelli dove si dovrebbe manifestare la sperimentazione. Ci sono film che ti fanno uscire dalla tua confort zone e questi sono i film che mi interessa fare e vedere. Da regista ho cercato di uscire dalla confort zone facendo un film fuori dal comune".
Capelli lunghissimi raccolti in treccine, Alain Gomis festeggia il Gran Premio della Giuria per il suo Felicité: "Il mio film è pieno di musica perché volevo omaggiare gli abitanti del Senegal e della mia città, in cui ho girato, perciò ho integrato la musica nello script. La mia protagonista è una cantante. Ho impiegato un paio di anni a trovare la forma giusta per il film inserendo nello script persone con cui sono cresciute, donne forti che amo. La mia protagonista arriva a un punto in cui crede che non le accadrà più niente di buono, è una persona forte, ma isolata. Crede di dover accettare la maledizione che l'ha colpita senza più ribellarsi. Mi interessava la dicotomia tra la vita e le reazioni di una persona a ciò che le accade". Nel parlare della co-produzione e dell'aiuto del Fondo senegalese che esiste da diversi anni per finanziare le produzioni girate nel paese, viene menzionato anche l'intervento italiano col progetto Final Cut in Venice.
Tocca, infine, alla regista ungherese Ildikó Enyedi, parlare dell'eccentrico On Body and Soul che ha colpito al cuore i giurati berlinesi mentre tiene stretto l'Orso d'Oro: "Non riesco a esprimere a parole quello che provo in questo momento. Ho pensato spesso a questa difficoltà nel quotidiano ed è così che nata l'idea per il mio film. I miei personaggi sono passivi, ma devono reagire e così ho creato una situazione in cui si trovano costretti a fare un passo l'uno in direzione dell'altra. Oggi in Ungheria grazie all'Ungarian Fund gli autori riescono ad avere relativa libertà e indipendenza nel lavoro, così ho potuto realizzare questo film pieno di sensibilità. girare questo film è stato come esporre il mio io, mi sono sentita nuda in un certo senso. Non mi sono concentrata sugli aspetti tecnici, ma sull'anima del progetto".