Benvenuti nel regno del tamarro
Ladies and gentlemen, start you engines!
Siamo di fronte al seguito di uno dei film più rocamboleschi e veloci che si siano mai visti sul mondo delle auto e delle corse clandestine. Nel primo film, The Fast and The Furious, c'era Vin Diesel, astro nascente nel panorama cinematografico, e il bel faccino di Paul Walker nella parte del ragazzino sprovveduto e poco avvezzo al mondo trasgressivo delle corse su strada. In questo seguito il ragazzo è cresciuto, non c'è più il gigante Dominik Toretto, ma troviamo Tyrese Gibson, un comprimario del protagonista e spalla importante soprattutto per quanto riguarda il lato ironico della pellicola. Le bellezze femminili questa volta scarseggiano, c'e una certa Eva Mendes che tutto sommato si salva, almeno per quanto riguarda la presenza fisica (e vorrei vedere), e poi c'è una modella giapponese inguardabile, che fortunatamente ha una bella S2000 come auto, altrimenti non si capirebbe qual è il suo ruolo!
Come già nel primo episodio, la trama è piuttosto inconsistente, ma sappiamo bene quanto in fondo sia poco importante nell'economia di un film simile, visto che ancora una volta la fanno da padrone le auto: ma anche qui c'è stato un peggioramento rispetto al film precedente, con l'auto del protagonista alta come una jeep (Mitsubishi Evo 7) e decisamente poco adatta a gare di accelerazione.
Di trovate al limite della spettacolarità ce ne sono, ma lasciano il tempo che trovano, visto che sono belle e inutili, fine a sè stesse. Alcuni esempi? L'elettronica nelle auto è diventata una cosa da fantascienza, quando, nella realtà, i ragazzi che gareggiano in queste corse hanno sì gadgets tecnologici fai da te, ma non da centinaia di migliaia di dollari, altrimenti non sarebbero lì a rischiare la vita ogni sera. Altro? I ritorni di fiamma negli scarichi delle auto sono di colori diversi, e fin qui... ma sono in tinta con il colore della carrozzeria della macchina dalla quale sono prodotti!
Si è cercato di puntare tutto sulla velocità (l'effetto NOS ormai è alla portata di tutti e per questo ha perso di importanza e di innovazione) e l'accelerazione data dal protossido porta a sconvolgimenti spazio-temporali degni di un Enterprise a curvatura 9! Tutto quindi ci porta a dire che il film è sì spettacolare, pieno di effetti speciali e di mezzi (qualcosa come 400 comparse e altrettante auto) ma non riesce ad emergere rispetto al primo, vuoi per un senso di déja-vu, normale visto che si tratta del seguito, e soprattutto per il fatto di voler seguire la stessa strada del predecessore senza portare nessuna vera innovazione che vada al di là delle piccole chicche citate.
Insomma un tentativo non del tutto riuscito.