Dopo l'esordio a Cannes 2021, dove è stato uno dei grandi eventi degli ultimi giorni del festival, e il passaggio alla Festa del Cinema di Roma, Belle arriva nelle sale italiane dal 17 marzo, in uscita regolare, pronto a incantare il pubblico con il suo approccio postmoderno e tecnologico a una storia senza tempo come quella della Bella e la Bestia. La nuova conferma del talento di Mamoru Hosoda, classe 1967, uno dei nomi più importanti e prestigiosi dell'animazione nipponica nonché fondatore di Studio Chizu, casa di produzione che, proprio grazie a questo film, lo scorso anno, ha ricevuto il primo Locarno Kids Award, premio speciale che il grande festival svizzero assegna nell'ambito di produzioni destinate a un pubblico più giovane. Un riconoscimento che sottolinea i grandi meriti artistici di un'opera che rappresenta l'apice di una carriera che attraversa praticamente tutta la storia recente dell'animazione giapponese.
Mostri e castelli
Ispirato dalla visione di Lupin III: Il castello di Cagliostro di Hayao Miyazaki, uscito nelle sale nipponiche quando era preadolescente, Mamoru Hosoda si è presto interessato all'animazione, e dopo la laurea ha cercato di farsi assumere dallo Studio Ghibli. Il rifiuto, per quanto garbato, lo ha spinto a cercare altrove, per l'esattezza in seno alla Toei Animation, dove si è fatto notare lavorando a franchise come quelli di Dragon Ball, One Piece e Digimon.
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A questo punto le alte sfere di Ghibli hanno deciso di dargli un'altra chance, offrendogli la regia de Il castello errante di Howl. Un'opportunità prestigiosa, alla quale Hosoda ha però dovuto rinunciare in corso d'opera in seguito a divergenze creative (gli si chiedeva di usare uno stile simile a quello di Miyazaki, impedendogli di metterci del suo). Dopo una parentesi di qualche anno al celebre Studio Madhouse, nel 2011 ha fondato insieme a Yuichiro Saito lo Studio Chizu, di cui ha firmato i quattro lungometraggi usciti finora, tra cui Mirai che nel 2019 è stato candidato all'Oscar come miglior film d'animazione, raro esempio di produzione non in lingua inglese che è riuscita a entrare in cinquina.
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Prigionia digitale
Con Belle, che fin dal titolo trae ispirazione dalla celebre fiaba (e in particolare, seppure in modo molto libero, dalla trasposizione disneyana del 1991, per l'elemento musicale), Hosoda si interessa al fenomeno dei social e della seconda vita digitale, ponendo per certi versi sullo stesso piano i due protagonisti: non è solo la Bestia a nascondersi, ma anche la Bella, che ha la passione del canto ma riesce a esprimersi solo nello spazio digitale, tramite un avatar che diventa un fenomeno virale. Così facendo, il regista riflette sull'aspetto meno positivo dell'esistenza virtuale, la doppia identità che può scaturire dall'abuso dei social, con l'accortezza di farlo in un modo che sia "Gen Z friendly", in un'epoca in cui smartphone e tablet sono parte della vita quotidiana già in tenera età.
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Ne consegue che a livello puramente visivo questo sia il film più ambizioso di Hosoda, dove l'ibridazione fra un'estetica tradizionale e le nuove tecniche digitali è parte integrante del racconto tramite la storia ambientata nell'altro mondo, quello dentro lo schermo. Contenuto e forma sono un tutt'uno al servizio di una riflessione sull'identità e sull'isolamento, componenti che assumono una valenza ancora più potente nel contesto della pandemia, che ha reso ancora più dominante l'uso di monitor vari nelle nostre vite, tra Zoom, Skype e altri metodi per rimanere in contatto a distanza. Distanza fisica ma anche emotiva, ingrediente fondamentale del successo di un film che entra nella testa di un giovane d'oggi.
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A tutta musica
Se già nei film precedenti di Hosoda la componente musicale era molto importante, qua diventa personaggio a tutto tondo, un elemento imprescindibile della progressione della trama e dell'evoluzione dei personaggi, sulla falsariga del Rinascimento Disney che si ispirò ai musical di Broadway (guarda caso, di quel filone fa parte anche La bella e la bestia). Le canzoni sono manifestazioni delle personalità di Belle e dell'uomo misterioso in cui lei continua a imbattersi, generando un crescendo visivo, narrativo ed emotivo da capogiro, con una cura tecnica ineccepibile. Belle è la conferma, appunto, dell'importanza di Hosoda nel panorama dell'animazione giapponese a livello internazionale, firma vitale per l'evoluzione di un genere che continua a esplorare molteplici universi, riscuotendo sempre più interesse.