Il mondo dello spettacolo viene travolto da tendenze, idee che sembrano a volte insinuarsi in più menti nello stesso periodo, e così capita di trovarsi contemporaneamente due film su Robin Hood, come accadde anni fa, o due Biancaneve, come è successo quest'anno. O due La bella e la bestia, come abbiamo rischiato che accadesse nella stagione televisiva corrente USA. Due progetti paralleli, ma diversi, una di diretta ispirazione alla favola che tutti conosciamo, l'altra remake della serie del 1987. La prima di produzione ABC, che non è sopravvissuta allo stadio di pilot, la seconda accasata alla CW, presentata in anteprima alla sesta edizione del RomaFictionFest, in attesa della prossima programmazione su RaiDue.
Un remake, quindi, un'arte ormai diffusissima, ma non facile. Guardare al passato, cercare di riproporlo e riattualizzarlo non è mai semplice e lo dimostrano tanti fallimenti. Il confronto è sempre in agguato, pronto ad evidenziare difetti ed indecisioni. Ed è il caso Beauty and the Beast.
Ne è protagonista Catherine Chandler, agente di polizia con il passato segnato dall'omicidio della madre, un evento drammatico di cui lei si incolpa, del quale ha ricordi confusi, che comprendono una figura bestiale, un'immagine sostenuta da ritrovamenti di DNA corrotto, in qualche modo ibrido, sulla scena. Lo stesso DNA che viene rinvenuto sulla scena del crimine del caso che viene affrontato nel pilot della serie, che riporta la Chandler su quella vecchia pista mai abbandonata completamente, in un laboratorio dove incontra il professore di biochimica J.T., ma soprattutto sulle tracce del veterano Vincent Keller, ritenuto morto, che in quel laboratorio si nasconde. Miglior amico di J.T., Keller è una figura misteriosa, un uomo con il volto sfigurato da una cicatrice, che sembra nascondere caratteristiche sovrumane: un oflatto sviluppato, rapidità, forza. E l'inevitabile difficoltà di gestire e controllare queste abilità.
Caratteristiche la cui origine viene rivelata fin da subito, nel pilot della serie: il solito esperimento militare, per un corpo scelto al quale si è unito una volta arruolatosi per il desiderio di fare qualcosa di concreto dopo gli attentati dell'11 Settembre, quel crollo delle Torri che tutti conosciamo e che viene mostrato come stimolo alla decisione del personaggio. Una voglia di agire, di aiutare il prossimo, che mantiene e che lo spinge ad intervenire per salvare persone in difficoltà, come dimostrano i sei casi in cui quello stesso DNA ibrido è stato rinvenuto. E che sarà la spinta alla collaborazione tra lui e la bella agente di polizia. A dare il volto ai due protagonisti troviamo la Kristin Kreuk di Smallville e Jay Ryan: una bella che non ha la grinta ed il carisma di Linda Hamilton che l'ha preceduta nella versione del 1987, ed una bestia meno animalesca del Ron Perlman che in tanti hanno amato. Se il difetto dei due protagonisti è principalmente nel non reggere il confronto con i loro predecessori, quello del pilot nel suo insieme è invece nella non riuscita sintesi dei diversi elementi: Beauty and the Beast è infatti essenzialmente un procedurale che segue le indagini della Chandler, nel quale si innesta la storia romantica dei due protagonisti, con una spruzzata di action (che si spinge in eccessi inadeguati al tono dato allo show) e l'inevitabile cospirazione di fondo a cui fa capo anche la morte della madre di Catherine, rendendo lei stessa sorvegliata ed in pericolo.
Difetti di calibrazione che possono capitare in un pilot e che potrebbero essere corretti in corso d'opera, accompagnati da una messa a fuoco dei personaggi ed una maggior sicurezza dei due protagonisti nel dar loro vita su schermo.