Con la guerra attualmente in corso in Ucraina, in molti si sono chiesti se, almeno in ambito culturale, le opere cinematografiche provenienti da quel paese ci avessero messo in guardia circa gli eventi degli ultimi mesi. Un pensiero che non si può discostare del tutto da questa recensione di Bad Roads - Le strade del Donbass, che arriva nelle sale italiane proprio in periodo bellico, a quasi due anni dalla sua prima mondiale alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dove ha partecipato in concorso alla Settimana Internazionale della Critica (per poi essere scelto, negli ultimi mesi, come rappresentante dell'Ucraina nella corsa agli Oscar). Un esordio potente la cui regista, Natalya Vorozhbit, è poi diventata una delle voci della guerra, intervistata da un rifugio antibomba dove si è recata dopo aver dovuto interrompere le riprese del suo nuovo progetto, guarda caso sul rapporto tra un personaggio russo e uno ucraino.
Quattro disavventure lungo la strada
Come esplicitato nel titolo, Bad Roads - Le strade del Donbass parla di ciò che accade quotidianamente nella regione del Donbass, teatro di guerra tra dissidenti filorussi e ucraini vicini al governo in seguito alle proteste di Euromaidan che hanno avuto luogo tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014 e già oggetto di analisi cinematografiche come quella di Sergei Loznitsa (il cui più recente lungometraggio di finzione, intitolato appunto Donbass, racconta il conflitto mettendo in evidenza la propaganda mediatica che ha influenzato entrambe le fazioni). Il film racconta quella realtà caotica tramite quattro storie che ne mostrano diverse sfaccettature: un preside scolastico viene bloccato a un checkpoint; una giovane attende l'arrivo del compagno a una fermata di autobus; una giornalista viene rapita da un militante; e una donna, dopo aver accidentalmente ucciso una gallina, cerca di scusarsi con i proprietari dell'animale. C'è chi ancora crede nella speranza e nella bontà umana, ma nel complesso ciò che vediamo è un microcosmo distruttivo che ci ricorda ancora una volta che le guerre non sono una cosa del passato.
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Cinema del reale
È un film di quasi due anni fa, le cui immagini però suggeriscono che potrebbe trattarsi di materiale nuovissimo, come se fosse un curatissimo instant movie. L'ennesima dimostrazione del fatto che ciò che stiamo vedendo in questi mesi tramite i telegiornali e le testimonianze dirette, anche del mondo culturale (basti pensare al regista lituano Mantas Kvedaravicius, altro veterano della SIC veneziana, che è stato giustiziato senza pietà mentre si trovava a Mariupol per documentare il conflitto), altro non è che il crudele aggiornamento di qualcosa che già c'era, la variante più recente di quel virus terribile che è la guerra. Un virus che Natalya Vorozhbit non cerca di debellare, ma capire e spiegare tramite questi quattro racconti che presentano la situazione come qualcosa con cui si impara in qualche modo a convivere. Il risultato è un lungometraggio straziante ma a suo modo anche tenero e umano, che mette in scena una realtà complessa e orripilante dal punto di vista di chi deve pagarne le conseguenze ogni giorno, facendo - nei limiti del possibile - buon viso a cattivo gioco. Una bella promessa di grande talento, che speriamo di rivedere presto dietro la macchina da presa e sui nostri schermi, per raccontare la stratificata realtà del suo paese.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Bad Roads - Le strade del Donbass sottolineando come si tratti di un'opera prima che mette in scena le complessità della vita quotidiana in Ucraina con immagini semplici ma potenti che rispecchiano l'attualità.
Perché ci piace
- Le quattro storie sono emotivamente forti.
- Il cast aderisce al materiale con devastante naturalezza.
- La regista racconta il conflitto con intelligenza ed empatia.
Cosa non va
- Sconsigliato a chi non vuole vedere al cinema immagini che ricordano la triste attualità ucraina.