La prima volta (o almeno, la prima volta certificata) in cui Babbo Natale è apparso sullo schermo è databile 1898 nel cortometraggio Santa Claus di George Albert Smith, praticamente tre anni dopo la nascita canonica del cinema. Questo dato ci dice fondamentalmente due cose: la prima è la grande longevità del legame tra la Settima Arte e il personaggio di fantasia derivante dalla figura di San Nicola e la seconda è il ruolo che essa si è ritagliata, ovvero quello della personificazione di unelemento magico nel mondo reale. Qualcosa che, se ci pensate, la avvicina in maniera quasi viscerale all'essenza della macchina filmica.
Babbo Natale è un personaggio che si porta dietro la costruzione di un mondo alternativo rappresentante lo spirito del bene e dunque in grado di premiare il suo corrispondente nel nostro universo, riscontrabile nelle piccole buone azioni di tutti i giorni, più importanti dei grandi gesti. Una figura positiva che può contagiarci e mostrarci la retta via. Un alieno con le fattezze di un nonno saggio che arriva tra di noi con il potere di guidare e giudicare.
Sebbene questa sia un'equazione che ancora dura nel cinema di oggi, essa ha subito delle variazioni nel corso del tempo da parte di registi che l'hanno ribaltata, sovvertita e sfumata a seconda di necessità storiche, in modo da aggiornarsi e continuare a parlare alle nuove generazioni. Ecco allora che Babbo Natale può divenire uno status morale, una figura paterna imperfetta, ma anche un junkie scorretto e decadente, un imprenditore figlio del capitalismo, un assassino robotico, un vigilantes o (perché no) anche una sorta di capo di stato.
Come nasce il Babbo Natale che conosciamo
La rappresentazione moderna di Babbo Natale (facendo un'enorme semplificazione) è quella erede di una commistione tra folclore popolare (soprattutto germanico e finlandese) e religioso (cristiano, ovviamente), proveniente dalla figura di san Nicola di Myra, un vescovo cristiano del IV secolo. Il tutto miscelato con un personaggio di matrice anglosassone del XVII secolo, un omone barbuto vestito con pelliccia e un mantello verde che rappresentava la bontà del Natale. Lo troviamo nel Canto di Natale di Charles Dickens in cui interpreta lo Spirito del Natale presente.
"Santa Claus" deriva invece da "Sinterklaas", il nome olandese del personaggio fantastico derivato da san Nicola, e i suoi abiti sono quelli di un vescovo, con mitra rossa e croce dorata. Dall'Olanda il personaggio è arrivato negli Stati Uniti dove ha subito la sua ultima trasformazione tramite Clement Clarke Moore, scrittore di New York, il quale, nel 1823, nella poesia "A Visit from St. Nicholas" lo rappresentò come un elfo rotondetto, con barba bianca, vestiti rossi orlati di pelliccia e alla guida di una slitta trainata da renne e un sacco pieno di giocattoli, e l'illustratore Thomas Nast che nel 1862 lo raffigurò sulla rivista statunitense Harper's Weekly con giacca rossa, barba bianca e stivali.
Questa ricostruzione per far capire come non debba sorprendere che la figura del Babbo Natale cinematografico che conosciamo provenga dalla rilettura statunitense (come gran parte delle cose da questa parte del mondo), nonostante abbia alle spalle una ricchissima storia secolare che lega tantissime altre tradizioni. Il personaggio è uno dei più grandi esempi di sincretismo culturale che si sono poi concretizzati in un'essenza fondamentale: Santa Claus è colui che porta i doni ai bambini buoni.
Babbo Natale al cinema: i migliori Santa Claus dello schermo
Tradizione e voglia iconoclasta
Uno dei più grandi esempi di Babbo Natale moderno di matrice nordamericana, visto come uno straniero sulla Terra (anche se senza particolari poteri) è quello interpretato da Edmund Gwenn ne Il Miracolo della 34esima strada nel 1946, l'unico attore ad aver vinto un Oscar per aver interpretato Santa Claus. Un personaggio riportato poi al cinema nel remake omonimo del 1994 e che vuole personificare il mistero dietro il Natale, l'importanza di credere al bene in modo dogmatico, contro tutto e tutti. Avere fede in Babbo Natale, come se fosse un personaggio religioso.
Si abbandona il mistero nel 1985, attraverso un origini story in pieno fantasy con La storia di Babbo Natale di Jeannot Szwarc, una lettura cinematografica molto popolare della leggenda nella sua versione più conosciuta. Leggenda che riprendono Henry Selick e Tim Burton in Nightmare Before Christmas, anche se già in questo caso le regole vengono evidentemente messe a dura prova. Stiamo per fare entrare Santa Claus nel linguaggio audiovisivo più commerciale e, infatti il passo successivo è una commedia per famiglie. Ne è testimonianza la versione nella trilogia con Tim Allen degli anni '90 (uno degli attori che ha interpretato il personaggio), in cui il protagonista è costretto a prendere il posto di Babbo Natale da uomo semplice e fallibile.
Siamo in piena volontà iconoclasta nei confronti di Santa Claus, soprattutto mossa da una voglia di destrutturazione del capitalismo che rappresenta (con il risultato di continuare ad alimentarlo). Essa, oltre a portare il suo costume ad apparire fuori contesto su diversi film, arriva a produrre varie versioni horror come quella nel celeberrimo Natale di Sangue del 1984 (punto di arrivo di un filone iniziato che flirtava con il ribaltamento dello spirito della festività già dieci anni prima con Silent Night, Bloody Night, Tales From The Crypt e Black Christmas) arrivando ad una svolta decisiva nel 2003.
Babbo Natale dopo il millenium bug
Appena passato il millenium bug e accettato l'arrivo del Babbo Nasale di Futurama, il mondo sceglie di tornare al 1947 e raccontare la storia del Santa Claus ubriaco cacciato dai grandi magazzini, invece del sostituto che vive di santità. Sceglie di non nascondersi più dietro il genere e dare vita ad un Babbo Natale che non ha più bisogno della fede in lui per vivere. Nasce il Babbo Bastardo di Billy Bob Thornton (maldestramente ripreso da Jack Black in tempi recentissimi).
Le persone non credono più a Santa Claus, ma lui se ne infischia, ormai è una creatura che vive nella cultura pop a prescindere dalle sue origini, che d'altronde nessuno conosce più. Egli è ormai divenuto uno di noi, altro che alieno, come dice l'interpretazione di Paul Giamatti in Fred Claus - Un fratello sotto l'albero, in cui vediamo un Babbo Natale con un fratello pavido e indolente e costretto a sottostare a dei controlli aziendali neanche fosse un CEO di una multinazionale.
Intorno a Babbo Natale ora vige l'anarchia immaginifica che gioca pericolosamente con la dispersione, la sola cosa certa è che la tradizione deve essere tradita. Santa Claus non è più un saggio corpulento omaccione bonario, ma un uomo d'azione avanti con gli anni e pronto a tutto, simbolo di un'eternità terrena e non più spirituale. C'è Qualcuno salvi il Natale con Kurt Russell, Fatman di Mel Gibson, Una notte violenta e silenziosa con David Harbour e Uno rosso con J. K. Simmons. Il tutto in attesa di The Man With the Bag con Arnold Schwarzenegger, ancora simbolo di un passato che non può morire perché deve continuare salvarci le feste e di un Babbo Natale (o chi per lui) che deve oggi mostrare i muscoli più di ieri, in attesa di una ricollocazione.