Quando uscì nel 2009 il film Avatar una delle battute che andava per la maggiore era "un film visivamente ben fatto, ma con la trama di Pocahontas". Quante volte l'abbiamo sentita questa battuta? E quanto volte è stata riesumata ora che stiamo in procinto di affacciarci al secondo capitolo? Il messaggio che il film di James Cameron dona all'intera popolazione mondiale, è la potenza del cinema di un certo tipo arrivare a tutte le popolazioni del mondo, è un potente messaggio di morte e resurrezione espresso in mille modi differenti.
L'ambientalismo di Avatar
Non so più chi sono. Quella è la vita vera (tra i Na'vi) e questo è il sogno (la vita umana). È tutto alla rovescia
Probabilmente questa è una delle battute che rende bene il travaglio trasformativo e la rivelazione interiore del protagonista umano Jack Sully e chiunque scopra la menzogna illusoria del mondo di Pandora. Bisogna sognare per essere un Avatar, ed è importante che i Na'vi identifichino "coloro che vengono dal cielo" come gente del sogno. Perché chi non sogna non arriverà mai alle mete agognate, principalmente quelle spirituali, perché gli archetipi divini hanno bisogno del sogno per poter agire in noi. Già soltanto questo concetto racchiude molto di più di quello che si andava a trovare nella classica "trovata alla Pocahontas", ma il mondo creato da James Cameron ha donato dei messaggi universali anche per quanto riguarda la lotta ai cambiamenti climatici, difatti più di dieci anni fa diverse azioni sociali furono identificate con l'immagine dei Na'vi. In quegli anni fu globale il successo del film girato da James Cameron e in poco tempo Avatar divenne il simbolo delle proteste in tutto il mondo. Nei pressi di Ramallah in Palestina, molti cittadini e i pacifisti si vestirono da Na'vi per protestare contro il muro eretto dagli israeliani.
Come i combattenti Avatar anche noi palestinesi ogni giorno ci difendiamo dall'imperialismo
Questa la risposta dei promotori dell'iniziativa al magazione Times. Una scelta simile fu fatta da un gruppo di dimostranti londinesi dell'ong "Survival International", che sfilarono per il centro della capitale inglese abbigliati come i Na'vi per protestare contro il colosso minerario britannico Vedanta che si preparava agli scavi nelle colline di Niyamgiri (India), in un luogo che le comunità locali da sempre considerano sacro. Ma l'azione non si fermò solo alla "sfilata" in quanto l'organizzazione pubblicò sulla celebre rivista di cinema Variety un appello al regista appellandosi alla causa comune. Proprio l'attivismo della ong portò all'attenzione generale trovando sostenitori in tutto il mondo, con il risultato che il ministero indiano per l'Ambiente decretò lo stop ai progetti della multinazionale. Ma non finì qui, in quanto la tematica ambientalista nel 2010 (e anche dopo) tornò nelle marce contro il riscaldamento globale organizzate a Washigton con diversi "ominide blu" a capo della manifestazione. Diversi Na'vi scesero per le strade di Lima (Perù) durante una manifestazione dei cicloamatori per chiedere più piste cicabili nel paese, così come nel centro di Giakarta (Indonesia) contro i progetti di sostituire le foreste con piantagioni di palme da olio, settore in cui il paese asiatico detiene il primato mondiale. A Manila i membri di Freedom from Debt Coalition, con una sfilata in costume Na'vi per le strade del centro città, hanno richiamato l'attenzione mondiale contro i progetti di privatizzazione delle reti idrica locale: insomma come negli ultimi anni la maschera di V per Vendetta e i costumi della Casa di Carta sono diventati simboli della resistenza politica, così i Na'vi divennero il simbolo della ribellione sul clima. Quando un film diviene un simbolo per differenti menti vuol dire che l'intento del proprio messaggio è arrivato oltre la semplice visione al cinema. E così fu per Avatar.
Avatar di James Cameron torna al cinema: solo Pocahontas nello spazio o rivoluzionaria opera sci-fi?
Simbolo di tutte le popolazioni indigene
Il parallelismo con i popoli nativi americani è totale sul primo capitolo di Avatar, un popolo che combatte all'interno della foresta con arco e frecce e che vive in piena armonia con la spiritualità della Terra. Ma questo non ha di certo frenato le altre popolazioni (non nativi americani) che si rispecchiavano nell'animo dei Na'vi in tutte le sue sfaccettature. Il blogger nativo Mindanaoan's Narratives vede Avatar come "il sogno cinematografico di un attivista" e imbastisce parallelismi con i problemi di casa propria nelle Filippine: il film può essere interpretato anche come un riflesso della lotta delle popolazioni indigene e delle comunità rurali nell'entroterra di Mindanao. L'estrazione dei minerali e altri "progetti per lo sviluppo" sono collegati con la militarizzazione e la violazione dei diritti umani, che oppone nativi a nativi.
La via di Avatar: tirare con l'arco come i Na'Vi
Il Popolo di Pandora, vive in simbiosi con essa ed è in grado di percepire ed entrare in contatto con ogni forma animale e vegetale: questo assioma è il significato profondo da cui la storia si sviluppa, un significato che va alla ricerca del vero scopo dell'essere umano, forse, un semplice "custode" della terra e non un usurpatore. Questa connessione tra i Na'vi e la terra è l'archetipo spirituale in questo film, che è riuscito a mettere in forma qualcosa che probabilmente avevamo solo letto nelle grandi saghe della mitologia antica. La presenza di una divinità Madre nella quale un popolo si riconosce in pieno rispetto e adorazione è probabilmente un messaggio universale, più di quanto si possa credere. Non si tratta di un sogno, ma di una realtà posta su un piano superiore che sta richiamando i suoi figli, una realtà che vuole ricordare a tutti i popoli della terra che la connessione con il mondo della natura non è soltanto un qualcosa che si trova sui libri e sui racconti dei grandi anziani delle popolazioni indigene. È il topos che parla attraverso la mente dei creativi, di coloro che ascoltano la madre terra e in questo parla attraverso il cinema, annunciando qualcosa che prima o poi dovrà avvenire. Per tornare all'ultimo concetto che anima la storia di James Cameron, la connessione e la condivisione di informazioni tra la varie creature è senza dubbio una delle acquisizioni della moderna fisica quantistica che considera questo reticolo quale sistema di interconnessione tra il Macrocosmo e il Microcosmo.
Non a caso a capo dei Na'vi troviamo uno sciamano che rappresenta colui che viaggia lungo tale reticolo, sino alla fonte delle informazioni, per ritornare arricchito di quanto serve affinché egli svolga il suo compito. Il centro della rete divina di Pandora è un antico albero, enorme e nodoso, che rappresenta l'epicentro dei Na'vi, un'estensione della loro linfa vitale, un luogo di rigenerazione e conoscenza. Questo "Albero delle Anime" si trova al centro del più potente campo magnetico di Pandora, il "Vortice dei Flussi". Ovviamente questo concetto esaspera e rimodella tutto quello che sta dietro alla spiritualità dei popoli nativi, ma con un focus principale: noi siamo destinati a tornare alle origini e più devastiamo la terra in cui viviamo e più quella terra ci darà dei segnali forti di non condivisione. Ecco la grande simbologia ambientalista del capolavoro di James Cameron in attesa anche di "tuffarci" in un'altra tematica altrettanto fondamentale per i popoli nativi del pianeta Terra come l'acqua.