Un film in costume ma non un biopic tradizionale, Coco avant Chanel - L'amore prima del mito (distribuito dalla Warner Bros.) segna il ritorno dietro la macchina da presa di una delle più delicate registe dell'odierna cinematografia: Anne Fontaine. Nei panni della povera orfanella Gabrielle, proveniente dalle campagne della Loira, e poi in quelli da haute couture di Coco, la donna che lottò contro le regole di una società rigida come i bustini che prescriveva alle donne e contro le convenzioni di un'epoca dal forte stampo maschilista, l'attrice Audrey Tautou, che, smessi da tempo i vestitini vintage del suo primo importante personaggio, dà grande prova delle sue capacità interpretative, oltre che di una straordinaria somiglianza fisica. Il film racconta la storia dell'evoluzione di un personaggio o meglio di una donna nel personaggio che il pubblico femminile, ma non solo, oggi ri-conosce: da piccola Cenerentola ribelle, Gabrielle, chiamata Coco per il titolo della canzone con cui si esibiva per arrotondare il misero stipendio la sera in un cabaret del Moulins, seppe farsi strada nel cuore di un uomo gretto e in quello di un businessman inglese che credé in lei e riconobbe la sua unicità tra le donne imbellettate dell'alta società. Ma non è solo una storia, sentimentale, di amori, questa: è la storia di un amore, quello per la moda, che permise a Chanel di reinventare le tendenze, di affermare nuovi diktat estetici, di sovvertire le dinamiche relazionali uomo-donna.
Signora Fontaine come nasce l'idea di realizzare un film su questa grande stilista francese. Oggi è ritenuta ancora un'icona importante dai francesi?
Anne Fontaine: Mi aveva stupito molto che non fossero mai stati fatti film su Chanel - è stato fatto uno, Chanel solitaire nel 1983, con un'attrice francese che recitava in inglese e che non ha avuto successo - ed è molto strano perché si tratta della seconda maggiore icona francese con Edith Piaf. Forse non avrei mai fatto un film con un'attrice da mascherare da Chanel che non fosse Audrey Tautou: lei è Coco Chanel! In Francia Chanel ha contato molto nella rielaborazione della donna moderna e la sua eredità la vediamo anche oggi, in una camicia bianca, in una giacca nera. Credo che uno stilista non sia un grande creatore, ma per Chanel non contava la moda bensì lo stile, la personalità.
Audrey quello che ha detto di lei Anne Fontaine è un complimento che le ha voluto fare o crede di somigliare davvero a Chanel?
Audrey Tautou: No, io prendo quella frase come un complimento, anche se ho cercato poi di sentirmi _Chanel _per tutto il film e in certi aspetti come il suo desiderio d'indipendenza, il non voler basare il rapporto con gli uomini sulla seduzione le assomiglio, ma n misura ben più ridotta.
Ci sono altri aspetti in cui siamo diverse, per esempio Chanel detestava la domenica e il tempo che non trascorreva a lavorare, io ho molte occupazioni per riempire il mio tempo libero: mi piace leggere, ritrovarmi con gli amici, stare con la mia famiglia, fare foto, viaggiare, studiare... Il cervello è abbastanza attivo da sentirmi indipendente dal lavoro. E infatti amo la domenica.
Audrey Tautou: Il mio rapporto con la moda è contrassegnata da una certa infedeltà perché non sono particolarmente interessata alla moda, non so quali siano le ultime tendenza... Se si è scelto di rappresentare nel film quel preciso momento della vita di Chanel, credo sia anche per poter raccontare com'è nata la moda, come si è rivelata qualcosa in più di un semplice accessorio.
Signora Fontaine lei ha scelto di mostrare una fase particolare di una delle maggiori femministe moderne. Come mai ce l'ha mostrata in quel suo essere androgino?
Anne Fontaine: Anche la Coco che vedete nel mio film è una femminista, ma non è una femminista ideologica perché è una donna completamente diversa dalle altre: non è una cortigiana, non è colta, scopre su di sé un nuovo modo di essere inaugurando un nuovo stile per tutte le donne, un nuovo stile di vita. E' una donna molto moderna e molto rivoluzionaria, è stata una precorritrice del femminismo e lo ha fatto da autodidatta. Mi interessava di lei proprio questa sua unicità per l'epoca in cui ha vissuto. Lei compie un atto di grande femminismo: vuole lavorare e questo per l'epoca era aberrante. Per me il femminismo è lavorare, guadagnarsi da vivere, esistere.
E' un caso che a dirigere un film che racconta la storia di una donna sia stata proprio una donna?
Anne Fontaine: Quando i produttori del film mi contattarono non sapevano che io conoscevo bene la storia di Chanel, che avevo conosciuto la sua ultima assistente. In questo mestiere ci sono più uomini che donne e io so cosa significa fare un mestiere ritenuto non da donne. Ma qualcosa sta cambiando. Per capire il personaggio di questo film bisogna capire prima ancora il suo corpo: Chanel aveva questo corpo quasi anoressico, ai suoi tempi era ritenuta brutta, era minuta come minuto era il cappellino che aveva in testa. A me interessava parlare dei primi anni della sua vita, quando possiamo seguire il suo percorso.
Balsan è un personaggio che ha praticamente inventato lei. Ce ne parla?
Anne Fontaine: L'attore che interpreta Balsan è Benoît Poelvoorde, che per me è il grande attore francese, di origine belga, vivente. In Francia è l'attore comico più conosciuto! Mi piaceva l'idea d'incarnare insieme le fantasie con la decadenza e poi nel film è un personaggio importante perché segna l'entrata in società della povera Gabrielle/Coco. Il fatto che lui poi s'innamori davvero di lei è commovente. Assomiglia al vero Balsan: un uomo festaiolo, che non voleva mai impegnarsi con una donna... Chanel diceva di lui che era stato il suo benefattore. E lui poi sposò una donna più tardi, ma non riuscì mai a dimenticare la sua Coco.
Audrey Tautou: Man mano che mi sono immersa nel mondo di Coco, leggendo molte opere, guardando le interviste che aveva rilasciato in tv mi sono trovata in difficoltà perché lei mentiva moltissimo e molti degli autori le hanno creduto, altri no. Dunque mi sono ritrovata con varie concezioni e ho preferito dimenticare quello che avevo letto e visto e affidarmi alla mia intuizione, pensare a chi fosse prima di diventare Chanel. Piuttosto che interpretare quel personaggio ho cercato di fare in modo che lo conoscessi, ho provato a renderlo misterioso e ho cercato di dargli una dimensione diversa affinché fosse significativa quest'evoluzione.
Il fatto che Coco Chanel fosse una donna che spesso mentiva in un certo senso fa di lei un'attrice. Come si è calata nei panni di quest' "attrice"?
Audrey Tautou: Sì, è stato divertente pensare a quest'aspetto, ma poi bisogna chiedersi fino a che punto lei fosse brava a mentire perché a volte raccontava cose enormi e all'improvviso interrompeva le sue conversazioni senza dare la possibilità al suo interlocutore di parlare.
Non voglio dire che io sia una brava attrice, ma sicuramente sono una pessima bugiarda.
La sua fama Audrey è legata a un titolo, Il favoloso mondo di Amélie. Quant'è stato difficile per lei uscire da quel personaggio che il pubblico ha tanto amato e mostrare che poteva mettersi alla prova anche con altri ruoli?
Audrey Tautou: Ho avuto la fortuna che mi abbiano proposto personaggi diversi, ma non ho mai avuto paura di restare in qualche modo ingabbiata in Amélie perché l'avevo controllato molto durante l'interpretazione. E' stato sicuramente un successo enorme, specie se si considera che si tratta di un film francese che ha girato tutto il mondo. Non voglio essere presuntuosa, ma penso che se la gente mi abbia identificata in Amélie sia stato perché ho fatto un buon lavoro.
Sia Amélie sia Coco sono due figure di donna completamente anticonvenzionali. Come si è posta lei Audrey nei confronti di queste psicologie?
Audrey Tautou: Io penso che l'amore sia molto più di quello che leggiamo nei romanzi, di quello che vediamo nei film, che ci risparmiano comunque quella sofferenza quotidiana legata a questo sentimento. E sinceramente non sono totalmente d'accordo con Chanel: lei era dotata di una grande lucidità, era quasi cinica e non solo rispetto all'amore. Nel film lei dice "Una donna che ama è spacciata", ma io ho visto una sua intervista degli ultimi anni della sua vita in cui disse: "Una donna che non è amata è spacciata"!
Audrey recentemente lei ha prestato parte a Il Codice Da Vinci, è interessata alla carriera in America o ha altri programmi in agenda?
Audrey Tautou: No, non m'interessa particolarmente. Mi farebbe piacere ripetere quest'esperienza, ma non mi darò da fare per trovarmi un posto in America. Preferisco che siano le singole occasioni a decidere. Non sono abbastanza attrice, forse.
Sto lavorando al momento a una commedia di Pierre Salvadori con Nathalie Baye il cui titolo provvisorio è Soins complets.