Nessun canale americano riesce come CW a far schierare il pubblico. C'è chi esulta alla notizia di una nuova serie in cantiere sul network dedicato ai giovani e chi esclude a priori di degnarla di uno sguardo per una consolidata avversione nei confronti dei prodotti del canale. Basta un giro in rete per verificare che Arrow, serie ispirata al giustiziere dei fumetti Freccia verde, è riuscita ad abbattere le resistenze di molti spettatori che mai hanno speso un minuto su una puntata di 90210 o Gossip Girl.
Arrow sbarca anche in Italia da lunedì 11 marzo in prima serata su Italia 1, senza passare dalla pay.
La serie è incentrata sul personaggio di Oliver Queen, figura già presente nell'universo di Smallville: ricchissimo e viziato rampollo di Starling City, naufraga su un'isola e vi resta, sopravvivendo a stento, per cinque anni. Al suo ritorno è un abilissimo arciere con una precisa agenda: soddisfare, travestito da Robin Hood, l'ultimo desiderio del padre, che prima di morire gli ha chiesto di riscattare il suo passato disonesto e ripulire la città dai suoi affiliati. Arrow sceglie la via goyeriana del supereroe, dark ma dalla verosimiglianza assoluta, dove il vigilante ha un passato gravoso e la sua umanità si misura in kili di ambiguità. Oliver è tornato totalmente cambiato dall'esperienza sull'isola, dove ha subito torture - il suo corpo è costellato di bruciature e cicatrici - e patito la fame. Non è più un vanesio riccone che tradiva la fidanzata - l'avvocatessa Laurel -, ma un vigilante incappucciato che a volte fatica a distinguere la sete di giustizia da quella di vendetta, e che perde oggettività quando a essere messa in dubbio è l'onesta di chi ama. Il ritorno di Oliver a casa è fastidiosamente realistico nel mettere in scena la conflittualità dei sentimenti di cari che hanno trascorso anni cercando di aggiustare una vita senza di lui. È stata saggio da parte di CW prendere le distanze da Smallville, scegliendo attori diversi da quelli ingaggiati per la longeva serie (ma comunque provenienti dalle scuderie del network), come Stephen Amell per il ruolo del protagonista Oliver Queen. È stato Brady, il licantropo di breve vita di The Vampire Diaries, il fidanzato di Cece in New Girl e il solito bel fusto in Hung - Ragazzo squillo: favorito da una prestanza che distrae e non ha bisogno di essere corredata dal talento per finire in TV, Amell è anche bravo. Cupo, serioso e tormentato, la mascella tirata fino alla spasmo, è un eroe oscuro, che patisce il senso di colpa per la morte della sorella di Laurel, con cui la tradiva, perita nel naufragio che ha stravolto la sua vita. Gli resta una famiglia - una madre (Moira, ovvero Susanna Thompson, la regina dei Borg in Star Trek: Voyager) piena di segreti e una sorella (Thea, Willa Holland di Gossip Girl) scapestrata con cui fa fatica a ricucire i rapporti - e un migliore amico (Tommy, Colin Donnell di Pan Am) per bene ma con un padre pericoloso.
Se Laurel ha il volto di un personaggio noto agli spettatori di CW, Katie Cassidy, (è stata un'incarnazione del demone Ruby in Supernatural, era nel cast di Gossip Girl e Melrose Place), John Barrowman - il libertino capitano Harkness di Doctor Who e Torchwood che qui è il miliardario Malcolm Merlyn - è invece un attore caro agli spettatori della fantascienza televisiva e costituisce un delizioso bonus ai fan del genere che si avvicinano ad Arrow con diffidenza. Ad aumentare la tentazione dei più restii, la guest annunciata di Alex Kingston, anche lei proveniente dall'universo di Doctor Who, ingaggiata per prestare le sue fattezze all'ennesima tipa tosta: la mamma di Laurel (ovvero la prima Black Canary, per coloro che bazzicano i fumetti DC). La vedremo in una versione senz'altro meno camp della serie Birds of Prey (prodotta, caso vuole, da WB, il network che con UPN si è fuso per creare CW). Chi non vive a pane e fumetti sarà contento di sapere che non servono conoscenze approfondite dell'universo DC per star dietro al via vai di personaggi dei fumetti presenti in Arrow, e tantomeno è necessario arrovellarsi per raccapezzarsi nella complessa mitologia pre-Crisis. Oltre a Merlyn, a Dinah e Laurel Lance, ci sono China White, Deathstroke, Deadshot, Huntress, Shado... figure che i creatori della serie Greg Berlanti e Marc Guggenheim riescono a inserire in un contesto alleggerito delle declinazioni fantastiche con discreta maestria, nonostante i due siano autentici geek dei comics che vantano nel loro curriculum anche la sceneggiatura di Lanterna verde. Guggenheim, sceneggiatore per Marvel, con Berlanti ha creato Eli Stone; quest'ultimo ha sfornato cult seriali come Everwood, e nella sua filmografia figurano Brothers & Sisters, Dirty Sexy Money e la breve No Ordinary Family, prodotto che conteneva già l'ambizione dello sceneggiatore di fondere fantasy e family drama. Il risultato è Arrow, serie notevole, potabile anche per un pubblico più adulto del target teen di CW: dark ma non distopica, supereroistica ma verosimile, per geek moderati ma anche per il pubblico base del network (non basta un'adolescente ricca e ribelle come Thea per fare di Arrow 90210, ma accontentatevi) e più esteso ancora. La famiglia Queen è degna della famiglia Bass di Gossip Girl per la quantità di segreti sporchi che nasconde, e fornisce alla serie svariate incursioni nelle dinamiche familiari di una famiglia oltre il disfunzionale. Oliver è un antieroe severo e ambiguo, dalla psicologia sfuggente, dal quale sarebbe meglio stare lontani. Il percorso che ha condotto alla totale trasformazione del protagonista è ricostruito da ricorrenti flashback sull'isola (no, non è Lost, anche se ci sono gli Altri) che illustrano la sua prigionia, i maltrattamenti subiti, il suo spietato allenamento.
Non manca niente ad Arrow che, occasionalmente, si ammanta di ironia, e vanta pure il bonus internet: la vitalità del suo fandom è in costante crescita, merito anche di Amell, che sul suo twitter dimostra grande autoironia. Si è immortalato mentre gioca con la "sua" action figure, sfranto dopo gli allenamenti per mantenersi in forma- non passa un episodio senza che esibisca il torso nudo - e ha accettato di buon grado di giocare a identificare per TvGuide i suoi pettorali e quelli di una manciata di altri attori desnudi di CW (li ha azzeccati tutti).
Arrow ha allegramente scalzato Teen Wolf dal trono di serie più topless della TV (nel senso che non si erano mai visti telefilm con tanti figlioli svestiti), soprattutto dopo la dipartita di Colton Haynes, che ha lasciato lo show di Mtv per unirsi ad Amell (ora sul suo twitter ci sono più foto di Colton con Stephen che di Colton con la nonna). Viene da chiedersi, considerando la presenza di Haynes, Kingston e Barrowman (e di James Callis di Battlestar Galactica ed Eureka, villain del quindicesimo episodio) nel cast, se Arrow non miri a scalzare Stargate da un altro podio, quello di asilo seriale per attori di fantascienza. Che convergano tutti lì, magari dalla seconda stagione, già rinnovata da CW?