Il Team Arrow prepara l'attacco finale contro Ricardo Diaz e la sua rete criminale, che include vari funzionari del sistema politico e giudiziario di Star City. Durante la resa dei conti Quentin Lance rimane ferito, e tutta la squadra offre il suo sostegno mentre lui è in convalescenza. L'organizzazione di Diaz è sull'orlo dello smantellamento totale e Oliver Queen deve fare i conti con la promessa fatta all'agente Samandra Watson: in cambio dell'aiuto dell'FBI e dell'immunità concessa al resto del Team Arrow, egli dovrebbe costituirsi e ammettere pubblicamente di essere Freccia Verde...
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Anno di novità
Il finale della quinta stagione di Arrow, l'ultima del piano originale di Greg Berlanti e della sua squadra per quanto riguardava la doppia struttura temporale (i cinque anni passati da Oliver Queen lontano da casa, e la sua successiva trasformazione nel vigilante di Star City), aveva promesso un cambiamento radicale, con la distruzione dell'isola di Lian Yu e la presunta morte di più membri del Team Arrow. Il secondo aspetto, come in ogni adattamento di fumetti di supereroi che si rispetti, fu un'esagerazione (l'unica vera vittima, a parte Malcolm Merlyn e Captain Boomerang, fu la madre di William, il figlio di cui Oliver fino a poco tempo fa ignorava l'esistenza), ma non senza conseguenze: John Diggle, affetto da problemi motori in seguito all'esplosione, ha accettato nel corso degli episodi un nuovo incarico pur restando un alleato di Oliver, mentre Thea Queen, ripresasi da un coma, è stata poi costretta a fuggire dopo aver scoperto di essere stata designata l'erede di Ra's al Ghul e quindi presa di mira da una fazione separatista della Lega degli Assassini. Se a questo aggiungiamo la prima svolta notevole nella premiere della sesta annata, con l'identità segreta di Freccia Verde svelata in televisione (ma in quel caso ci fu la scappatoia narrativa poiché l'immagine stessa, per quanto corrispondente al vero, era stata manipolata), gli elementi giusti per una stagione davvero diversa c'erano tutti. E nel complesso l'operazione può dirsi riuscita.
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Il sesto ciclo è stato un ritorno alle atmosfere più puramente crime dei primi tempi, senza elementi apertamente paranormali se si esclude il consueto crossover con le altre serie dell'Arrowverse, quel Crisis on Earth-X che si è concluso in termini molto positivi tramite il matrimonio di Oliver e Felicity, e la presenza di personaggi come Black Siren, l'alter ego interdimensionale della defunta Laurel Lance. Quasi un ritorno alle origini, in termini di scrittura ed estetica, una scelta logica e quasi obbligata, dopo storyline più apertamente soprannaturali come quelle di Ra's al Ghul e Damien Dahrk, per dare allo show un'identità più "terra" rispetto ai contenuti fantascientifici di The Flash, Legends of Tomorrow e Supergirl. Un cambio d'aria reso possibile ed efficace anche dalla scelta di Kirk Acevedo per il ruolo dell'antagonista principale Ricardo Diaz, controparte televisiva del perfido Richard Dragon e destinato a tornare nella settima stagione per la rivincita, dando allo show una trama orizzontale dagli effetti duraturi anziché essere per lo più limitata ad una sola stagione.
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Ospedale e carcere
Già in Crisis on Earth-X avevamo assistito a una delle convenzioni più gettonate del genere supereroistico, la morte di un mentore/figura paterna, con l'addio di Martin Stein, comprimario di The Flash successivamente promosso a presenza fissa in Legends of Tomorrow, e la sesta stagione di Arrow contribuisce alla tradizione proprio nel finale, congedando definitivamente uno dei suoi personaggi più amati, Quentin Lance. Una dipartita inevitabile (che alcuni avevano dato per scontata già durante la quarta stagione, quando il burbero poliziotto si infiltrò nella banda di Damien Dahrk), poiché per il padre di Laurel e Sara - quest'ultima inclusa tra le guest star per l'ultimo saluto - le strade narrative percorribili erano ormai finite, e la sua scomparsa è un tassello importante per l'evoluzione di Black Siren, antieroina da un altro mondo la cui integrazione nel nostro universo avrà ora un ostacolo in più (e darà a Katie Cassidy l'ennesima opportunità di mettere in mostra una versatilità che il ruolo più restrittivo della Laurel "classica" tendeva a limitare). E mentre un arco narrativo paterno si conclude, un altro è ancora agli inizi, e sarà interessante vedere nella settima stagione cos'hanno in serbo gli autori per il giovane William, alle prese con un genitore vigilante e ora incarcerato.
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Ed è in carcere che si conclude questa annata "di transizione", solo che a scontare la pena non sarà il perfido Diaz, bensì Oliver, costretto a costituirsi e ora alle prese con una realtà nuova e potenzialmente pericolosa. Una scelta coraggiosa ma anche coerente, su due versanti: da un lato, mentre nell'universo Marvel - sia cartaceo che cinematografico - il concetto dell'identità segreta è ormai più eccezione che regola, in casa DC gli eroi preferiscono tuttora scindere la vita pubblica e le attività extracurricolari, e la rimozione di quel velo di sicurezza è un passo in avanti di non poco conto; dall'altro, più che negli attimi finali della stagione precedente è qui che assistiamo al vero completamento dell'arco narrativo di Oliver, il quale da sei anni cerca di diventare un individuo più responsabile per redimersi dopo una prima fase da rampollo viziato, e ora porta a compimento tale percorso accettando una volta per tutte le conseguenze delle sue attività nobili ma pur sempre illecite. Da sei anni, ogni episodio della serie si apre con la frase "Il mio nome è Oliver Queen", ma è forse la prima volta che ne cogliamo veramente tutto il senso.
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4.0/5