A tre anni da L'alba del pianeta delle scimmie (anni che diventano dieci sullo schermo) ci prepariamo a ritrovare sullo schermo la scimmia Caesar, cresciuta e ormai postasi a capo di una comunità di primati evoluti, in grado di organizzarsi e reclamare i propri diritti. Nel frattempo, il virus derivato dal farmaco che fu messo a punto dallo scienziato Will Rodman ha decimato l'umanità; le città sono deserte, e i pochi umani sopravvissuti hanno raggiunto una fragile pace con i primati, in gran parte animati da sentimenti di odio e vendetta nei confronti degli uomini. La pace è messa in serio pericolo quando un incidente nella giungla, in cui si registra il ferimento di una giovane scimmia, provoca la rabbia incontrollata degli animali. Mai uomini e scimmie sono stati più vicini ad una guerra, destinata a decretare quale sarà la specie che sopravviverà.
Di questo imminente Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie (curiosa, a questo proposito, la vicenda del titolo: quello originale è infatti Dawn of The Planet of The Apes, che traduce quello italiano del film precedente, che in originale era intitolato invece Rise of The Planet of The Apes) in uscita a fine luglio, abbiamo potuto vedere in anteprima una selezione di scene di circa un quarto d'ora: una serie di spezzoni, introdotti da quell'Andy Serkis che torna per l'occasione nei "panni" (virtuali) di Caesar, che mostrano già abbastanza bene quale sarà l'atmosfera di questo sequel, con Matt Reeves che subentra in cabina di regia a Rupert Wyatt. In più, due trailer, quello originale e quello italiano (leggermente più lungo e articolato) oltre a un'ulteriore, breve sequenza del film, che ne mostra con chiarezza la componente di humour più nera.
Scontro digitale
Serkis ha spiegato, nell'introduzione, che il film si avvarrà di un 3D nativo, e che, a differenza dell'episodio precedente, sarà ambientato in gran parte nella foresta pluviale. Un cambio di ambientazione che si è potuto apprezzare già nei brevi spezzoni mostratici: in dieci anni, la foresta ha invaso in gran parte anche le stesse, spopolate città umane, creando un paesaggio a metà tra l'apocalittico e una new age bucolica virata al dark. È, di nuovo, il digitale a farla da padrone nella costruzione della messa in scena: digitale che in alcune scene ci è stato mostrato nella sua versione grezza, non ancora conclusa, con i profili delle creature così come vengono modellati dal computer. Inoltre, nel primissimo spezzone, ci viene mostrato il "dietro le quinte" della motion capture: il confronto tra la reale recitazione degli attori chiamati a interpretare i primati (tra cui lo stesso Serkis) e il risultato finale della loro prova. Una curiosità che fa apprezzare meglio la tipologia di recitazione necessaria per impersonare caratteri non solo non umani, ma destinati anche a subire una totale trasformazione fisica sullo schermo. Successivamente, una selezione di sequenze, tutte abbastanza significative per il plot del film (ma senza la rivelazione di snodi di trama fondamentali): l'incidente a cui si accennava in apertura, con il ferimento della scimmia nella foresta, un'animata discussione tra i primati sulla risposta da dare a tale evento, un teso confronto, in una metropoli spopolata, tra un gruppo di uomini e una delegazione di scimmie; infine, un tranquillo incontro tra le due specie nella foresta, in cui la tensione (grazie anche alla presenza di un grazioso cucciolo di primate) viene momentaneamente spezzata. In coda al trailer originale (più breve di quello italiano) la sequenza a cui si accennava sopra, con una scimmia apparentemente (e pericolosamente) incline alla convivialità.
Alba o apocalisse?
Come in tutti i casi simili, in cui siamo chiamati a valutare una semplice, breve selezione di spezzoni (alcuni dei quali, tra l'altro, non sono presentati neanche nella loro versione definitiva) ci asteniamo ovviamente dal dare un vero e proprio giudizio. Possiamo comunque rilevare come, rispetto al film precedente (che ora assume una veste, per così dire, preparatoria) l'atmosfera sembra qui decisamente virata verso toni post-apocalittici, simili a quella science fiction dal carattere dark che aveva informato di sé la serie originale (e che Tim Burton non era riuscito a replicare nel suo remake del 2001). Pare di vedere, nello scontro montante tra i due gruppi di personaggi, l'accenno di un vero e proprio climax: la strada che conduce alla guerra, malgrado le buone intenzioni di esponenti di entrambi i gruppi, sembra fatalmente segnata. Proprio a questo proposito, è interessante rilevare l'accenno di scontro tra il personaggio interpretato da Jason Clarke, che si avvicina agli animali e ne comprende le motivazioni, e il suo anziano collega a cui dà il volto Gary Oldman, convinto della pericolosità delle scimmie e della loro responsabilità nella diffusione del virus, nonché deciso ad annientarle. Un racconto che si preannuncia epico, quindi, dall'esito scontato (dati i confini narrativi del franchise) ma non per questo meno interessante da seguire. Serkis, tra l'altro, ha parlato del 3D come di un elemento che sarà determinante nella resa visiva del film: sarà interessante verificare se questo proposito (per una volta) risponderà al vero, considerate le potenzialità immersive, e di sfruttamento della profondità di campo, offerte da location come quelle della foresta pluviale. La presenza in cabina di regia di Reeves, che con Cloverfield si era già dimostrato in grado di maneggiare i registri della science fiction apocalittica, induce a un certo ottimismo. L'appuntamento è quindi per il 30 luglio, per quello che sarà l'ultimo blockbuster della stagione a sbarcare nelle nostre sale, prima della consueta pausa del mese di agosto.