Classe 1989, Anton Yelchin era un giovane talento la cui morte, avvenuta ieri in seguito ad un tragico incidente, ha interrotto una carriera promettente e fin troppo breve. In sedici anni di attività aveva al suo attivo già svariate decine di apparizioni cinematografiche e televisive (l'esordio, alla tenera età di dieci anni, fu nella sesta stagione di E.R. - Medici in prima linea), alternando progetti mainstream e prodotti più di nicchia, capaci di conquistare sia il pubblico generalista che i frequentatori di festival come Cannes e Venezia.
Tra i produttori e registi con i quali ebbe la fortuna di lavorare possiamo menzionare Steven Spielberg, Joe Dante, Jim Jarmusch e J.J. Abrams, mentre gli spettatori più giovani di lingua inglese avranno anche avuto modo di sentire la sua voce in film come I Puffi e - nel doppiaggio americano - La collina dei papaveri.
Al momento della scomparsa, aveva cinque film in post-produzione (tra cui Star Trek Beyond, che uscirà nelle sale il prossimo mese) e verosimilmente non sarebbero mancate altre importanti occasioni negli anni a venire. Per rendere omaggio ad un attore in ascesa, dal percorso breve ma molto ricco, vogliamo ricordare dieci suoi ruoli memorabili (per quanto non sempre in progetti del tutto riusciti). La classifica che segue è in ordine cronologico.
1. Bobby Garfield (Cuori in Atlantide, 2001)
Nel pantheon degli adattamenti cinematografici dell'opera di Stephen King, Cuori in Atlantide si colloca più o meno nel mezzo: non particolarmente memorabile, ma con diversi elementi discreti. Tra questi ci sono senz'altro le interpretazioni di Anthony Hopkins nei panni di Ted Brautigan, un misterioso anziano con poteri telepatici, e di Yelchin nel ruolo di Bobby, il ragazzino la cui amicizia con Ted costituisce l'anima umana e filosofica di un romanzo di formazione annacquato - la trama dovette essere semplificata dato che il libro contiene allusioni esplicite a La Torre Nera - ma interessante. Il lavoro di Yelchin è notevole se si prende in considerazione la sua età: appena undicenne durante le riprese, riesce a tenere testa in maniera ammirevole ad un mostro sacro come Hopkins, regalandoci una performance talmente intensa che, quando alla fine del film ritroviamo Bobby adulto (con le fattezze di David Morse), la delusione maggiore è vedere un altro attore nei panni del protagonista.
Leggi anche: Stephen King: i 10 migliori film tratti dai suoi romanzi
2. Byrd Huffstodt (Huff, 2004-2006)
Nel corso degli anni, Yelchin è apparso in diverse serie televisive di successo, da The Practice a Criminal Minds, passando per la miniserie Taken. Il suo unico ruolo da membro fisso del cast è stato in un programma poco visto, ma non per questo meno degno di nota: Huff, un dramedy andato in onda su Showtime per due stagioni, nel 2004 e nel 2006. Incentrato sulla crisi di mezz'età di un noto psichiatra (Hank Azaria), lo show racconta anche le vite complicate degli altri membri della sua famiglia. Tra questi c'è il figlio adolescente Byrd, ruolo al quale Yelchin poté contribuire con le proprie emozioni da teenager (quando venne girata la prima stagione aveva la stessa età del personaggio). Purtroppo la serie fu cancellata al termine della seconda stagione, con diverse storyline lasciate in sospeso, e non abbiamo mai avuto modo di vedere l'attore crescere insieme ad uno dei suoi ruoli più maturi.
3. Pavel Chekov (Star Trek, Into Darkness - Star Trek e Star Trek Beyond, 2009-2016)
Dato il suo background (era russo di nascita), Yelchin era una scelta piuttosto azzeccata per interpretare Chekov nel nuovo Star Trek rivitalizzato da J.J. Abrams, così come lo era stato Walter Koenig (nato in America, ma di origine sovietica) nella serie originale. L'attore, che aveva carta bianca per sviluppare il personaggio a patto di conservare a sua scelta delle caratteristiche dell'interpretazione del predecessore, fece del suo meglio per dare a Chekov un accento russo convincente e non caricaturale, eccezion fatta per un difetto di pronuncia occasionalmente - e volutamente - esibito da Koenig con la lettera "v" (stando a Yelchin, tale storpiatura linguistica è più polacca che russa). Il risultato è una reinvenzione del personaggio che combina al meglio tempismo comico e talento drammatico, soprattutto nel secondo episodio dove Chekov viene promosso in seguito alle dimissioni di Scotty (con tanto di inevitabile gag sulla maglietta rossa tipicamente indossata dagli ingegneri dell'Enterprise). Lo vedremo un'ultima volta, postuma, nel terzo capitolo del reboot.
Leggi anche: Anton Yelchin: l'addio del cast di 'Star Trek' e delle altre star
4. Kyle Reese (Terminator Salvation, 2009)
Per quanto rispetto al recente Terminator: Genisys abbia avuto il merito di puntare su una nuova direzione per il franchise, il film in questione senz'altro può far discutere. Non si può però negare che il casting sia notevole, almeno per quanto riguarda i due ruoli storici della saga. Da un lato, un John Connor segnato dalla guerra, con le fattezze di Christian Bale; dall'altro, un Kyle Reese ancora del tutto ignaro del suo ruolo nell'esito del conflitto tra uomini e macchine. Questa versione del personaggio, diversa e al contempo vicina all'interpretazione di Michael Biehn nel Terminator originale, deve molto al carisma di Yelchin, per la seconda volta consecutiva coinvolto in un franchise reinventato ma sempre in grado di avvicinarsi alla sua parte con un approccio tutt'altro che ripetitivo. Ci sarebbe piaciuto rivederlo in azione, anziché doverci sorbire il Kyle monocorde di Jai Courtney...
5. Jacob (Like Crazy, 2011)
Trionfatore al Sundance Film Festival nel gennaio del 2011 e inedito nelle nostre sale, il film di Drake Doremus è una storia d'amore tenera, straziante e dolorosamente plausibile, basata sulle difficoltà dei rapporti a distanza (in questo caso, lui vive a Los Angeles e lei a Londra, non essendole consentito di tornare in America per questioni burocratiche). In vacanza dai blockbuster fantascientifici, Yelchin è carismatico e convincente nei panni dello studente disperatamente innamorato, e la sua chemistry con Felicity Jones è palpabile dall'inizio alla fine (lo dimostra il fatto che i dialoghi tra i due sono, nella maggior parte dei casi, improvvisati). A cinque anni di distanza, la potenza della loro storia d'amore impossibile non è diminuita e la performance di Yelchin nei panni di Jacob è il biglietto da visita ideale per chi lo conosce solo tramite Star Trek.
6. Charley Brewster (Fright Night - il vampiro della porta accanto, 2011)
Si tratta di un altro film non memorabile (la delusione più grande, a sorpresa, è Colin Farrell nei panni del vampiro Jerry), ma questo remake di Ammazzavampiri contiene comunque degli elementi degni di nota, tra cui la presenza di Yelchin nei panni di Charley, un ragazzo la cui vita piuttosto tranquilla viene sconvolta quando scopre che il suo vicino di casa è un vampiro. Il giovane attore si cala perfettamente nei panni di una persona qualunque costretta a lottare contro forze oscure che non è in grado di capire fino in fondo, e forma un duo comico strepitoso insieme a David Tennant, che gigioneggia alla grande nel ruolo di Peter Vincent, cacciatore di vampiri "professionista".
7. Odd Thomas (Il luogo delle ombre, 2013)
Dopo Stephen King, l'attore ha partecipato anche ad un adattamento di un libro di Dean Koontz, altro autore di punta della letteratura horror americana. Nello specifico il film di Stephen Sommers, uscito in Italia con due anni di ritardo, è tratto dal primo episodio della fortunata saga di Odd Thomas (sette romanzi usciti tra il 2003 e il 2015), incentrata su un cuoco in grado di vedere i morti.
Il tentativo di trasformare le avventure di Odd Thomas (gioco di parole legato alla parola odd, "strano", che è anche la storpiatura all'anagrafe di Todd, vero nome di battesimo del protagonista) in un franchise cinematografico è fallito. Il che ci dispiace non tanto per la qualità del film in sé ma per l'impegno profuso da Yelchin, capace di donare alla creazione di Koontz un fascino un po' bislacco che si addice perfettamente a uno dei personaggi più memorabili nati dalla fantasia del suo autore.
8. Ian (Solo gli amanti sopravvivono, 2013)
Ancora vampiri, ma questa volta visti dall'occhio eclettico di Jim Jarmusch. Sebbene il film sia dominato dall'amore eterno e frustrato fra Adam (Tom Hiddleston) e Eve (Tilda Swinton), c'è uno spazio privilegiato anche per Yelchin nei panni di Ian, il ragazzo che fa in modo che Adam viva indisturbato, fornendogli chitarre vintage e, quando il vampiro pensa di togliersi la vita, un proiettile di legno. Unica presenza veramente umana nel cast principale, l'attore contribuisce in maniera sostanziale all'atmosfera poetica della pellicola, fino alla sua drammatica uscita di scena che influisce direttamente sul finale. È soprattutto questo genere di performance, al servizio di autori come Jarmusch, di cui sentiremo la mancanza.
9. Max (Burying the Ex, 2014)
Tra le visioni più piacevoli dell'edizione 2014 della Mostra di Venezia, il lungometraggio di Joe Dante è un omaggio scanzonato ai classici fumetti del macabro editi dalla EC Comics, con una folle variazione sul tema del "finché morte non li separi". Gran parte dell'attenzione è giustamente riservata alle due interpreti femminili, Ashley Greene (la ex che ritorna sotto forma di zombie per riprendersi l'uomo della sua vita) e Alexandra Daddario (la nuova fiamma del protagonista), ma un'ottima figura la fa anche Yelchin nel ruolo di Max, conteso in maniera alquanto violenta dalle due donne. In mezzo a tanti eccessi, la sua presenza dà al film un sapore più umano e riconoscibile, rendendo l'operazione maggiormente godibile.
10. Pat (Green Room, 2015)
Ultimo lungometraggio uscito mentre l'attore era ancora vivo, il terzo film di Jeremy Saulnier, già acclamato per Blue Ruin, è stato uno dei colpi di fulmine del Festival di Cannes lo scorso anno, dove ha divertito e sconvolto gli avventori della Quinzaine des Réalisateurs. Anche in questo caso, Yelchin è l'alter ego del pubblico in un oceano di follia e sangue, nei panni di un punk rocker il cui gruppo finisce nel mirino di un'armata di neonazisti. Un viaggio esilarante nelle aree più nere dell'animo umano, dominato dallo scontro altamente simbolico - entrambi sono stati volti del franchise di Star Trek - fra Yelchin e Patrick Stewart. Per quanto il giovane protagonista abbia ancora dei film in uscita, da un certo punto di vista Green Room può essere considerato l'epitaffio perfetto: libero, sfrenato, audace, divertente, a metà fra una sensibilità indipendente e un appeal più mainstream.
Leggi anche: Anton Yelchin: il ricordo commosso del regista di 'Green Room'