Anonimi innamorati
Un racconto intelligente e meno leggero di quanto possa sembrare, risulta quest'opera belga, Una relazione privata: film-conversazione, basato solo su due personaggi che confessano, in un'intervista, la nascita e la fine della loro storia d'amore. Il sentimento d'amore, che affiora dalla ricostruzione fatta dagli amanti, si rivela una piacevole scoperta, perché, non essendo né cercato, né voluto, prepotente prende il sopravvento, venendo alla luce in modo insolito in una cornice affatto convenzionale, molto fragile, composta da sfrontatezza e timidezza insieme, che incanta con una profondità emotiva mista a tristezza e malinconia e con una messa in scena sobria, ma attenta a ogni particolare visivo.
Un uomo e una donna, Lui e Lei, senza identità, vivono un'intensa e inconsapevole relazione amorosa. Lei mette un annuncio su un giornale porno: vuole trovare un partner per soddisfare una fantasia erotica. Lui risponde. Due esseri emergono dalla sfuocata folla parigina, s'incontrano in un bar, si piacciono e ci spiazzano con la loro normalità. Cominciano a vedersi regolarmente, di giovedì, non si dicono nulla di personale, poi spariscono dietro la porta di una camera d'albergo e noi fuori non sapremo mai il loro segreto. L'uscio si spalanca, i due ne escono soddisfatti, divertiti e si salutano complici. Man mano che la storia va avanti i sentimenti crescono, mancano le parole per esprimerli, i dubbi creano conflitti interiori e tutto ciò si risolverà nel ricordo di una delicata relazione sentimentale.
Frédéric Fonteyne, promettente regista belga, qui al suo secondo film, racconta con tenerezza e disincanto una modernissima storia d'amore, un incontro casuale che in un certo qual modo sconvolge l'esistenza dei protagonisti. La vicenda, dalla realizzazione semplice e precisa, si basa su una struttura intelligente e su dialoghi ben congegnati, ironici e romantici, e il tutto rivela un'esplorazione attenta dei sentimenti e desideri passionali più forti. Azzeccata e accattivante l'idea di far raccontare la storia proprio ai protagonisti, che ne parlano in tutta sincerità a un misterioso intervistatore. Simpatico notare come spesso i due punti di vista siano in contrasto fra loro e come ognuno tenda a rielaborare il comportamento dell'altro secondo le proprie sensazioni, travisando la realtà delle cose.
Il lavoro di Fonteyne ci offre primissimi piani di volti inondati di luce cristallina, in modo che non ci sfugga la minima emozione che va dipingendosi in sorrisi, attimi d'imbarazzo, occhi lucidi e sguardi ridenti. Molto elegante la scelta dei colori predominanti nelle diverse scene: azzurri, viola, grigi e bianchi, unica eccezione il corridoio dell'albergo che spicca, tra le nuances di questa fredda tavolozza, per il suo rosso intenso. Da notare anche la scelta di ridurre al minimo l'uso della musica, per valorizzare al massimo le parole e i silenzi dei due innominati. La performance degli attori, Nathalie Baye e Sergi Lòpez, è assolutamente perfetta, tutti e due riescono a calarsi completamente nei ruoli, regalandoci interpretazioni convincenti e naturali. Unico appunto riguarda lo stravolgimento del titolo originale, Une liaison pornografique, così malizioso e particolare da non meritare una traduzione tanto scialba.