Spero che dovrò fare un provino per ogni singolo lavoro che desidero. Spero di dover sempre faticare, davvero: quando fatichi, ti evolvi e diventi più forte.
È una parabola quantomeno insolita quella che, in poco più di un decennio, ha reso Andrew Garfield uno degli attori più interessanti della sua generazione, ma anche un divo decisamente sui generis: un filo di timidezza nelle conferenze stampa e non troppo affezionato ai red carpet, molto riservato in merito alla propria vita privata (nonostante una relazione, conclusasi nel 2015, con la collega Emma Stone) e dedito più a nuove sfide professionali che non a cercare di capitalizzare la fama acquisita vestendo la calzamaglia di Spider-Man.
Nato a Los Angeles il 20 agosto 1983 ma britannico d'origine e di 'adozione' (ha vissuto nel Sud dell'Inghilterra da quando aveva tre anni), discendente per il ramo paterno da una famiglia ebraica dell'Europa orientale, all'inizio Andrew Garfield sembra avviato agli studi di economia, ma dopo il diploma decide di trasferirsi a Londra e seguire la passione per la recitazione. A poco più di vent'anni si fa apprezzare in palcoscenico in Kes, adattamento del cult movie di Ken Loach, e comincia a collezionare le prime apparizioni televisive (inclusi un paio di episodi di Doctor Who), ma è nel 2007 che la sua carriera spicca finalmente il volo, fra piccolo e grande schermo. E di tale carriera, in occasione del trentacinquesimo compleanno dell'attore, ripercorriamo ora le tappe salienti e i suoi film, fra successi, riconoscimenti e qualche delusione, e con la curiosità di scoprire cosa saprà riservarci il nostro Andrew da qui ai prossimi anni...
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L'esordio di Garfield con Robert Redford: Leoni per agnelli
È un gigante di Hollywood quale Robert Redford a "tenere a battesimo" un giovanissimo Andrew Garfield per il suo debutto al cinema: in Leoni per agnelli, nel 2007, Andrew divide la scena proprio con Redford in uno dei tre segmenti narrativi di cui è composto il film, un'amara riflessione sul significato del patriottismo e sugli effetti della politica estera americana durante la Presidenza di George W. Bush. L'accoglienza per Leoni per agnelli risulta assai fredda in patria, a dispetto dei nomi coinvolti (oltre a Redford, anche Tom Cruise e Meryl Streep), ma i critici cominciano a prendere nota riguardo a Garfield, che nello stesso periodo è protagonista, su Channel 4, del TV movie Boy A nella parte di Eric Wilson, un ragazzo di strada impegnato in un difficile percorso di riabilitazione nella società.
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Il piccolo schermo: Boy A e Red Riding
Diretto da John Crowley, Boy A offre ad Andrew Garfield l'opportunità di cimentarsi con un ruolo estremamente drammatico e di guadagnarsi il BAFTA Award come miglior attore televisivo. La piena affermazione al cinema tarda ad arrivare, e nei due anni a venire Garfield deve accontentarsi di ruoli secondari nel dramma in costume L'altra donna del re e in Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo di Terry Gilliam, la cui produzione è ritardata dall'improvvisa morte di Heath Ledger nel corso delle riprese. Ancora una volta, è in TV che il venticinquenne Andrew trova spazio più ampio: nel 2009 è infatti il protagonista di Red Riding: 1974, il primo episodio dell'inquietante trittico poliziesco Red Riding, ispirato alla serie di delitti dello Squartatore dello Yorkshire. In 1974, diretto da Julian Jarrold, Garfield presta il volto a Eddie Dunford, il determinato reporter che indaga sulla sparizione di alcune ragazze, mettendo in gioco la sua stessa incolumità.
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The Social Network e la consacrazione al cinema
Dopo le soddisfazioni grazie al piccolo schermo, è nel 2010 che la stella di Andrew Garfield ha modo di brillare anche al cinema, attraverso uno dei film più acclamati e importanti dell'ultimo decennio: The Social Network, il capolavoro di David Fincher e dello sceneggiatore Aaron Sorkin sulla genesi di Facebook. Al fianco del geniale e cinico Mark Zuckerberg di Jesse Eisenberg, Garfield, con il suo viso da perfetto bravo ragazzo, conferisce genuinità ed empatia alla figura di Eduardo Saverin, il "compagno d'avventura" di Zuckerberg nella creazione di Facebook, nonché il suo migliore (ed unico?) amico, in un magistrale racconto sulla fiducia, la lealtà e il tradimento. The Social Network domina al box office e fa incetta di premi, inclusi tre Oscar; Andrew viene candidato come miglior attore supporter ai Golden Globe e ai BAFTA, ma vedrà sfumare per un pelo l'agognata nomination da parte dell'Academy. Mentre il film di Fincher diventa il caso cinematografico dell'anno, riscuote invece scarsa fortuna l'altra pellicola di cui Garfield è comprimario nel corso del 2010: Non lasciarmi di Mark Romanek, intensa e sottovalutata trasposizione del romanzo di fantascienza distopica di Kazuo Ishiguro.
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The Amazing Andrew Garfield e la breve vita dell'Uomo Ragno
Sull'onda della popolarità di The Social Network, Andrew Garfield supera una concorrenza agguerritissima per uno di quei ruoli in grado di rendere qualunque attore una superstar di prima grandezza: Spider-Man, o meglio The Amazing Spider-Man, titolo del film che, nel 2012, fa tornare il celebre supereroe al cinema a brevissima distanza dalla chiusura della trilogia di Sam Raimi con Tobey Maguire. Affidato a Marc Webb, The Amazing Spider-Man rappresenta un piacevole connubio tra racconto di formazione e puro cinecomic, con l'unico handicap di ricordare molto da vicino il primo Spider-Man di Raimi; e alla soglia dei trent'anni (nonostante l'età da teenager del personaggio) Andrew corona uno dei sogni della sua infanzia, dando vita a un Peter Parker tormentato e in cerca del proprio posto nel mondo.
Se The Amazing Spider-Man è una scommessa vinta per la Sony, con settecentocinquanta milioni di dollari al box office e buone reazioni da parte di critica e fan, non si può dire lo stesso del sequel uscito due anni più tardi, sempre con Garfield accanto alla Gwen Stacy di Emma Stone: The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro si rivela infatti un mezzo pasticcio, gli incassi non sono all'altezza delle aspettative e alla Sony, dopo aver già annunciato un terzo capitolo, decidono di 'uccidere' prematuramente lo Spider-Man di Garfield, lasciando che il personaggio sia poi riesumato per il Marvel Cinematic Universe. In seguito, l'attore esprimerà a chiare lettere il suo disappunto per le pesanti intromissioni della Sony nella gestione del secondo e ultimo film della saga.
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In missione per la fede, fra Gibson e Scorsese
Dopo il dramma indipendente 99 Homes di Ramin Bahrani, presentato in concorso al Festival di Venezia 2014 ma passato semi-inosservato nelle sale, il 2016 segna il rilancio di Andrew Garfield dopo la delusione di Spider-Man grazie a due parti da protagonista in due nuovi e ambiziosi progetti. Ne La battaglia di Hacksaw Ridge, kolossal bellico di Mel Gibson, Garfield si immedesima nel ruolo biografico di Desmond Doss, giovane soldato spedito a combattere nella Seconda Guerra Mondiale, ma che per motivi religiosi si rifiuta di imbracciare qualunque arma. Spettacolare nella messa in scena, ma schematico e discutibile sul piano narrativo, La battaglia di Hacksaw Ridge registra un notevole successo e fa ottenere ad Andrew una nomination all'Oscar fin troppo generosa... soprattutto considerando che, quello stesso anno, l'attore regala un'interpretazione ben più convincente nel magnifico Silence di Martin Scorsese.
Nella parte di Sebastião Rodrigues, missionario gesuita del diciassettesimo secolo, inviato in Giappone allo scopo di rintracciare il suo maestro, Cristóvão Ferreira (Liam Neeson), Garfield disegna un personaggio granitico costretto a confrontarsi con spaventosi dilemmi. Silence, tuttavia, è un film molto più complesso rispetto al kolossal di Gibson, e la risposta del pubblico è piuttosto tiepida, tanto da renderlo uno dei più immeritati fiaschi degli scorsi anni.
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Un angelo in America sotto un lago d'argento
Un anno dopo Hacksaw Ridge, il tentativo di Andrew Garfield di rientrare subito nella corsa all'Oscar si risolve in un totale fallimento: Ogni tuo respiro, il biopic diretto da Andy Serkis sulla vicenda di Robin Cavendish, paralizzato a causa della poliomelite e diventato un leader nella campagna per i diritti dei disabili, raccoglie recensioni modeste ed è un fiasco al box office. È provvidenziale, pertanto, il ritorno in palcoscenico dopo cinque anni di assenza, nel revival di una delle pietre miliari del teatro contemporaneo: Angels in America, il magnum opus di Tony Kushner, imponente affresco corale dell'impatto dell'AIDS sulla comunità gay nella New York degli anni Ottanta. Garfield, che già in passato aveva mostrato interesse per ruoli e testi a tematica omosessuale (dal dramma The Laramie Project all'interpretazione di un ragazzo transgender nel video musicale di We Exist degli Arcade Fire), si esibisce prima a Londra e poi a Broadway nei panni di Prior Walter, un giovane malato di AIDS e abbandonato dal compagno mentre affronta le conseguenze del virus, e grazie alla sua prova si aggiudica il premio come miglior attore all'ultima edizione dei Tony Award.
Un altro lato messo spesso in mostra nei suoi personaggi, timidi, sensibili e disadattati, è quello che ritroveremo invece nel suo prossimo film, Under the Silver Lake, già presentato in concorso al Festival di Cannes: la terza opera firmata da David Robert Mitchell, il regista di It Follows, qui alle prese con un neo-noir allucinato e postmoderno nella cornice di una Los Angeles quanto mai surreale. Difficile prevedere un grosso successo per un film così atipico, che già a Cannes ha spiazzato le platee, ma del resto Andrew Garfield ha azzeccato i suoi ruoli migliori quando si è affidato al proprio istinto, anziché seguire logiche 'commerciali'... e considerando il variegato percorso d'attore costruito fino ad oggi, per quanto ci riguarda va benissimo così.