C'è un po' di amarezza nello scrivere la recensione di E domani il mondo intero, il film di Julia von Heinz presentato in concorso a Venezia 2020. Amarezza nel ritrovarsi a commentare un film che prova in tutti i modi di dimostrarsi originale e potente e che, nonostante un ottimo inizio, man mano che procede nella narrazione sembra rinunciare a un occhio diverso per ricadere in semplici clichés. Non possiamo considerarlo non riuscito, ma è certo che da un'opera ambientata nella contemporaneità e che affronta un tema che - purtroppo - è ancora attuale come la presenza ingombrante di gruppi politici neonazisti e del sentimento di resistenza e lotta da parte dei giovani antifascisti ci si aspettava molto di più che un'ennesima storia che, nei momenti peggiori, sembra pure fuori tempo massimo.
Lottare per le idee, lottare con la violenza
La trama del film si concentra su Luisa, una ventenne studentessa universitaria di legge, che si unisce, insieme ad alcuni suoi coetanei, a un gruppo di militanti antifascisti che si propone di manifestare pacificamente (prima) e attraverso la violenza (poi) contro le frange dell'estrema destra. Tutto il film si basa su un unico punto di vista, quello di Luisa, che acquista una sempre maggiore consapevolezza nel rendersi conto che la lotta politica tra queste due frange opposte può avvenire solo attraverso una rabbia sempre maggiore e nell'uso della violenza. Soprattutto nella prima metà del film, Luisa (e noi con lei) affronta una vera e propria scalata: dapprima timida e riservata si accontenta di fare presenza alle manifestazioni di protesta e si limita ad osservare. In un secondo momento avviene la decisione di unirsi attivamente alla causa inserendosi nella comune della P31, il gruppo di antifascisti a cui appartiene, all'inizio protestando con le parole e successivamente decidendo di colpire le auto dei neonazisti. E più Luisa partecipa a questa lotta ideologica, più sente il bisogno di fare del male e di sfogarsi fino a desiderare di far esplodere la sede di ritrovo degli estremisti di destra e ucciderli tutti. La ragazza e il gruppo non si dimostrano, quindi, troppo diversi dai loro opposti.
Dalla parte di Luisa
Fin dalla prima inquadratura la macchina da presa si concentra sul personaggio di Luisa e sarà questo lo sguardo con cui lo spettatore condividerà il solo punto di vista del film. L'approccio registico è quello della camera a mano per dare l'impressione di una storia che si svolge in tempo reale e in modo tale da coinvolgere il pubblico nei momenti in cui è richiesta un po' più di tensione e azione (è il caso di una lunga sequenza in cui il gruppo decide di attaccare gli estremisti al parcheggio). Permette, però, anche di indagare a lungo sul volto di Luisa e, in questo caso, non possiamo che fare i complimenti alla giovane protagonista Mala Emde capace di catalizzare l'intero peso del film. Questo avviene nonostante alcune scelte narrative non sempre convincenti tanto che, man mano che il film procede, si ha la sensazione che la storia si interrompa e viva un momento di stasi in cui si gira continuamente a vuoto senza grossi risultati. Non aiutano anche certi momenti un po' impacciati come la fredda scena d'amore tra Luisa e il suo ragazzo, risultato di quella che dovrebbe essere una tensione erotica non troppo percepita, per non dire inesistente, che dovrebbe fare da traino emotivo per il personaggio. Se a inizio film il suo personaggio, tra traumi e desideri, sembra essere un personaggio pieno di sfaccettature, tridimensionale e combattuto, col passare dei minuti il suo essere combattente in prima linea appiattisce tutto ciò che di buono era stato validamente costruito in precedenza. Nel momento in cui il personaggio principale sembra perdere la bussola e disorientarsi, non tanto nelle idee quanto proprio nell'economia della storia, il film subisce un tracollo da cui non si riprenderà più.
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Un finale esplosivo?
Proprio quando il film sembra essere caduto in un buco nero di stereotipi e svolte narrative viste e riviste in altre pellicole dello stesso genere, ecco che gli ultimi minuti cercano di chiudere il cerchio nel migliore dei modi. E non neghiamo che le scene in parallelo tra una festa di neonazisti e una festa di antifascisti risultano spiazzanti, in senso buono. È qui che il discorso che il film voleva affrontare si mostra potente: forse, rintanati negli estremismi, destra e sinistra non sono poi così tanto diversi e questa è una fotografia cinica e crudele che pochi hanno il coraggio di mostrare con questa schiettezza. Se l'ultima inquadratura, mentre scorrono i titoli di coda, si fa portatrice di un messaggio forte e decisamente discutibile all'interno della storia, è cercando di elevare il discorso a livello globale e contemporaneo che il titolo del film acquista un nuovo significato. Quel "E domani il mondo intero" non sembra tanto la conseguenza di una lotta contro gli estremisti di destra, ma come un destino che colpirà tutti. Non solo una sede di fanatici, ma tutto il mondo, colpevoli e innocenti.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di And Tomorrow the Entire World con una nota di dispiacere per un film che promette molto nelle sue fasi iniziali e poi si adagia su una storia che ha il gusto di un piatto insapore. Una buona prova attoriale della protagonista non basta da sola a rendere questo film tedesco urgente, forte e profondo. Nonostante sia molto legato all’attualità e capace di raccontare una storia comune che potrebbe trascendere i confini della Germania, il film non affonda mai il colpo risultando più che comune, banale.
Perché ci piace
- Una buona interpretazione da parte della protagonista Mala Emde.
- L’inizio del film è avvincente e ben centrato.
- Alcuni momenti finali, molto schietti, riescono a essere forti.
Cosa non va
- In tutta la parte centrale il film si adagia troppo risultando fin troppo simile ad altri film sul tema.
- Poca emozione e alcune scelte narrative infelici lo rendono occasionalmente banale.
- A fine film non si percepisce l’urgenza e la contemporaneità di una storia che sulle carte avrebbe potuto affondare di più il colpo.