Amor, la recensione: parlare di Roma per raccontare una vita

La nostra recensione di Amor, il documentario sperimentale di Virginia Eleuteri Serpieri presentato fuori concorso all'80esima edizione della mostra del cinema di Venezia.

Amor, la recensione: parlare di Roma per raccontare una vita

Amor è il documentario sperimentale di Virginia Eleuteri Serpieri presentato fuori concorso all'80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, un'opera intima e suggestiva che si nutre di immagini e parole per raccontare qualcosa di estremamente doloroso, qualcosa che cambia e segna l'esistenza. La regista che spesso ha portato i suoi lavori a festival nazionali e internazionali, è per la prima volta alla manifestazione veneziana, un'ottima occasione per godere di questo riuscito lungometraggio che si addentra tra le vie di Roma così come nei ricordi d'infanzia della sua autrice, un viaggio profondo dove il dolore è anche tenerezza e accettazione, qualcosa di intimo e struggente a cui bisogna passare attraverso, un passaggio necessario affinché la vita possa proseguire, proprio come nell'immaginario pianeta Amor, definito il "pianeta della cura".

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Amor: una sequenza del film

Vi confessiamo che prima di scrivere questa recensione abbiamo riflettuto molto sul valore di quest'opera, sulla sua struttura e i suoi significati e proprio per questo speriamo di riuscire a rendergli almeno un po' giustizia, cercando di raccontarne per quanto possibile l'essenza.

Il viaggio di una notte, il viaggio di una vita

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Amor: un momento del film

Una sera di venticinque anni fa, d'estate durante la finale dei mondiali di calcio, una donna, Teresa, raggiunge il Tevere e si lascia andare alla corrente delle sue acque che la inghiottono. Sua figlia, Virginia, cerca di trovarla nell'oscurità della notte romana, per salvarla, per riportarla indietro, ripercorrendo la sua storia, che si si interseca a quella di Roma, a quella del fiume che la porta via per sempre. Attraverso immagini e ricordi la regista compie il suo viaggio nel dolore e nell'accettazione, un viaggio dove realtà, fatti storici, fantasia e mito si fondono in qualcosa di struggente e armonioso.

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La natura dell'acqua

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Amor: una scena del film

Virginia Eleuteri Serpieri rimane fedele allo stile sperimentale dei suoi documentari: la vicenda di sua madre è raccontata da un collage di immagini variegate che hanno come filo conduttore principale il Tevere, questo fiume che attraversa Roma intrecciandone la storia, come fosse un personaggio in carne ed ossa, quasi avesse una sua volontà che si manifesta con l'esondazioni e con il semplice scorrere delle sue acque, perché l'acqua è vita e morte, l'acqua riempie, allaga, è abbondanza e flagello allo stesso tempo.
L'acqua e la sua molteplice natura è elemento fondamentale: nell'immaginare il pianeta Amor, l'autrice lo ricopre si corsi d'acqua e fontane, acqua dalla quale sua madre riemerge dopo il suo gesto, che plasma un mondo speculare, "il pianeta della cura", un luogo nel quale si possono guarire le ferite, anche quelle della mente, dove la coscienza può trovare pace, dove i tormenti sono accettati e compresi.

L'importanza delle immagini

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Amor: un'immagine del film

È infatti proprio la costruzione del documentario a renderlo poi così intenso, la scelta delle immagini, i tempi del racconto, sono proposti con così tanta precisione e cura che è praticamente impossibile non farsi trasportare in ricordi e riflessioni già care alla regista ma che qui vengono indagate con più precisione, cura e attenzione, con una delicatezza che spiazza e strugge ma che contribuisce a rendere intima e autentica un'opera che si lascia alle spalle molte sovrastrutture, che infrange il muro di retorica con cui spesso si racconta la depressione, un flusso di coscienza che si prende i doverosi tempi ma che è difficile da dimenticare perché è in grado di scolpire qualcosa nell'anima.

Conclusioni

Per riassumere la nostra recensione di Amor possiamo affermare che questo documentario così intimo e personale è di sicuro un piccolo gioiellino tra i fuori concorso della Mostra. Intenso e delicato racconta la depressione senza retorica in maniera efficace ma intima e personale. Nota di merito anche per la cura con cui sono scelte le immagini mostrate, elemento che costruisce quel filo conduttore che guida lo spettatore attraverso la vicenda.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • La scelta di raccontare Roma per raccontare la vita di Teresa.
  • Le immagini, filo conduttore del racconto.
  • La cura nella messa in scena e nel racconto.

Cosa non va

  • Non abbiamo riscontrato dei veri e propri difetti, ma potrebbe non essere apprezzato da chi non ama le storie introspettive.