Se c'è una cosa che le piattaforme hanno portato di buono nella sempre più variegata offerta seriale proprio a livello di servizi streaming, è che una volta che arrivano molto spesso le serie hanno la possibilità di "tornare a casa", rimanendoci sostanzialmente e potenzialmente per sempre. Uno dei casi emblematici in questo senso è sicuramente quello di American Crime Story, seconda serie antologica del prolifico Ryan Murphy dopo American Horror Story che si prefiggeva di affrontare un altro tipo di orrore americano.
In onda in prima visione sui non più esistenti e storici canali FoxCrime e Fox di Sky e solo in seconda battuta disponibile su Netflix, la serie è finalmente approdata su Disney+ nella sezione Star lo scorso 25 gennaio e ora è finalmente recuperabile per chi se la fosse persa nella sua interezza o soprattutto l'ultima stagione, che non ha potuto beneficiare del passaggio su Netflix e su Sky On Demand gli episodi scadevano prestissimo. Andiamo a (ri)scoprire insieme perché merita assolutamente la visione e perché American Crime Story è la serie più matura e coesa di Ryan Murphy e della sua squadra.
American Crime Story: Il caso O.J. Simpson
Arrivata appunto come secondo "esperimento" antologico dopo American Horror Story, American Crime Story si fece subito notare per l'approccio estremamente più puntuale e meno frivolo nel raccontare una delle storie criminali più importanti degli Stati Uniti proprio a livello di ciò che ha seminato nella cultura popolare e nella società americana: The People v. O.J. Simpson come il libro di Jeffrey Toobin. 9 premi Emmy, 2 Golden Globe, e ancora BAFTA, AFI, PGA, WGA e TCA, con un record di ascolti di 13,2 milioni di spettatori su FX (il network via cavo fucina di Ryan Murphy e soci dopo la generalista FOX e prima dell'accordo con lo streaming di Netflix). Veniva messo in scena tutto il caso riguardante O.J. Simpson (interpretato da un magistrale Cuba Gooding Jr.), dalla back story del personaggio all'omicidio, fino al processo, al suo esito e alle sue conseguenze.
Questo per denunciare il ruolo della stampa e dei giornalisti in quell'infausta vicenda, e come diressero non solo l'opinione pubblica ma anche parte delle indagini poiché O.J. era nero. Quasi un eroe nazionale che poi diventò il villain. Un cast stellare - soprattutto il team legale da ambo le parti - composto da Sterling K. Brown, Kenneth Choi, Bruce Greenwood, Nathan Lane, John Travolta e Courtney B. Vance, insieme all'onnipresente nell'universo televisivo di Murphy Sarah Paulson nei panni di Marcia Clark, l'avvocato che fu decisivo per la soluzione del caso. Senza dimenticare l'interpretazione sorprendente di David Schwimmer nei panni di Robert Kardashian, migliore amico di O.J. e quello che più si sorprese quando capì la verità.
American Crime Story: L'assassinio di Gianni Versace
La seconda stagione, American Crime Story: L'assassinio di Gianni Versace, si basava nuovamente su un caso di cronaca nera, che coinvolgeva nuovamente una persona famosa, questa volta incrocio di due culture, americana e italiana. Gianni Versace (interpretato da Edgar Ramirez) veniva ucciso da Andrew Cunanan (Darren Criss, che aveva lavorato con Murphy in Glee e grazie a questo ruolo ricevette un Emmy e un Golden Globe) fuori dalla sua villa a Miami. Uno stalker e come presto si scoprirà un serial killer, già autore di quattro omicidi. Cunanan aveva incontrato Versace solo una volta alla San Francisco Opera, dopo la presentazione di un Capriccio di Strauss per cui lo stilista aveva prodotto i costumi. Da allora Cunanan aveva elaborato una vera e propria ossessione per Versace, "colpevole" di non rispondere ai suoi messaggi. In questo caso si parte dall'omicidio per poi tornare indietro a scoprire l'origin story di come il ragazzo sia diventato un killer, piuttosto che quella della famiglia Versace (come la sorella Donatella interpretata da Penelope Cruz e il compagno Antonio D'Amico con il fisico e il volto di Ricky Martin).
Proprio come farà in Dahmer - Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer molti anni dopo su Netflix, la domanda che la stagione vuole porre agli spettatori è: si sarebbe potuto fare qualcosa per evitare quegli omicidi, se le vittime non fossero state gay? Non a caso il sottotitolo del libro di Maureen Orth da cui è tratta ACS 2 è "il fallimento della più grande caccia all'uomo dell'FBI". Se la prima stagione affrontava la questione razziale, la seconda quella omofoba da parte della polizia verso la comunità LGBTQIA+, molto cara come sappiamo allo showrunner. Ogni stagione si basa su un libro e su una puntuale documentazione per ricostruire gli eventi della vicenda, prendendosi ovviamente qualche libertà romanzata, ma con sempre una denuncia di fondo e una domanda spinosa. Rispetto alle altre due produzioni, Murphy preferisce lasciare le redini della sceneggiatura ad altri - Scott Alexander & Larry Karaszewski nel ciclo inaugurale, Tom Rob Smith nel secondo e Sarah Burgess nel terzo, sempre supervisionando i lavori - ma curare la regia dei primi episodi (e a volte del finale) per far entrare gli spettatori nella storia raccontata.
L'assassinio di Gianni Versace: il genio e il serial killer nel nuovo American Crime Story
American Crime Story: Impeachment
Nei dieci episodi di American Crime Story: Impeachment, basati sul libro di Jeffrey Toobin A Vast Conspiracy: The Real Story of the Sex Scandal That Nearly Brought Down a President, al centro della narrazione arriva un altro fatto di cronaca che ha scosso prima la società statunitense e poi tutto il mondo: il cosiddetto Sexgate. Impeachment si concentra sulla prospettiva di Monica Lewinsky (Beanie Feldstein) e sul trattamento brutale che ricevette dai media, con la vera Lewinsky co-produttrice e consulente dello show, che dichiarò di essere stata seguita da un terapeuta lungo tutta la produzione perché fu traumatico rivivere quella storia per farla mettere in scena da altri.
Una stagione più controversa delle altre forse perché colpiva nel cuore la società statunitense, interpretata ancora una volta da un cast stellare: Clive Owen nei panni del Presidente Clinton e Edie Falco in quelli della First Lady, Sarah Paulson nel ruolo di Linda Tripp, che ordì dietro le quinte lo scandalo, Annaleigh Ashford in quello della giornalista Paula Jones, Margo Martindale come Lucianne Goldberg e Cobie Smulders come Anne Coulter. La stagione voleva fare chiarezza sulle responsabilità e ancora una volta sul ruolo della stampa nello svilupparsi della vicenda e nella caduta della presidenza. Il ritardo nella messa in onda era legato anche alle presidenziali del 2020, per non soprapporre eccessivamente realtà e finzione, dato che non se ne conoscevano gli esiti.
American Crime Story: Impeachment, la recensione: tempesta su Washington
La stagione che non c'era e quella che verrà
La seconda - poi divenuta terza - stagione di American Crime Story sarebbe dovuta essere incentrata sulla tragedia dell'uragano Katrina a New Orleans nel 2005 e sulle responsabilità dell'amministrazione locale (e nazionale) di non essere stati preparati a un evento di quelle proporzioni nonostante ci fossero le possibilità (sempre una denuncia-inchiesta alla base dello show), con Annette Bening nei panni della governatrice della Louisiana. I ritardi nella produzione la fecero diventare basata sul libro Five Days at Memorial di Sheri Fink e incentrata sulla dottoressa accusata di aver ucciso volutamente alcuni pazienti per il sovraffollamento in cui si erano ritrovati in ospedale durante i terribili prime cinque giorni dopo l'Uragano, interpretata da Sarah Paulson. La stagione in realtà è poi diventata la miniserie Cinque giorni al Memorial per Apple Tv+ col volto di Vera Farmiga.
American Crime Story: Studio 54, la quarta stagione sarà dedicata alla storica discoteca
Una quarta stagione di American Crime Story è però già in produzione, anche se ritardata dalla pandemia: il titolo sarà American Crime Story: Studio 54 e gli episodi saranno incentrati sul famigerato club di Steve Rubell e Ian Schrager, punto di riferimento nella Manhattan degli anni '70. I due trasformarono la loro discoteca nel centro di Manhattan in una mecca internazionale della vita notturna per ricchi, famosi e gente comune, famosa per le sue feste sontuose, la musica, il sesso e la droga. Dalle stelle alle stalle: tre anni dopo, il duo sarà condannato per frode fiscale. Vi abbiamo convinto a recuperare la serie più matura e coesa di Ryan Murphy?