Il plot
John Kennex (Il Karl Urban di Xena Principessa guerriera e Star Trek) è un detective della polizia di Los Angeles in un ipercriminalizzato 2048. O meglio, lo era fino a due anni prima: a capo di un raid per catturare alcuni criminali, finisce in un'imboscata e i suoi colleghi muoiono. La scampa solo lui - salvo una gamba - e il pilot si apre sulla sua reintegrazione in Dipartimento dopo un anno e mezzo di coma e qualche mese di riabilitazione. Kennex detesta gli androidi, che fungono da agenti di supporto alle forze dell'Ordine, e fatica ad accettare la nuova regola che impone a ogni detective un partner androide della serie MX. Il superiore di John, la Maldonado (Lili Taylor, Hemlock Grove) lo appaia a un modello differente, il DNR, che a differenza degli algidi MX è indistinguibile da un umano ed è provvisto di una synthetic soul, un emulatore di emozioni umane. Tanto da renderlo permaloso e psicologicamente instabile, motivo per cui è stato ritirato dal mercato 4 anni prima. Dorian aiuta Kennex a sventare un attentato alla Centrale da parte di un'organizzazione criminale che ricorre alla guerra batteriologica a ad armi ipertecnologiche.
Cosa ci è piaciuto di questo episodio
Il pilota mette in chiaro subito che questa è una serie di fantascienza, ambientata nel futuro: se non si apprezza il genere, gli elementi polizieschi e procedurali non sono sufficienti a rendere potabile Almost Human allo spettatore. Conquista - eppure all'inizio disturba un po' - la scenografia, che attinge a man bassa ai film di SF degli anni 80: la serie indugia su esterni della downtown alla Blade Runner - lo cita direttamente quando mostra John e Dorian cenare al chiosco mentre una folla di ombrelli scherma la pioggia battente - e alla Terminator - i locali con i neon alla Tech Noir - per poi soffermarsi sugli ambienti della City asettici e futuristici. Il capo di Kennex, Maldonado, si presenta come la Cuddy della situazione: è protettiva nei confronti dell'amico e lo appaia con un altro reietto perché "sono speciali", persuasa del loro talento di investigatori. È intrigante anche il tecnico britannico Rudy (Mackenzie Crook, Il trono di spade). Bonus: le musiche sono di Crystal Method (Bones).
Sarà Dorian a decretare il successo della serie: non ci sembra un nuovo Data, spettatore dell'umanità, anzi, più che "quasi umano", il DRN sembra più umano dell'umano. Un errore. Una serie che strizza l'occhio al Postumanesimo non può mettere in scena con leggerezza un uomo sintetico che pensa e sente esattamente come un essere umano. Nel pilota viene spiegato che i DRN sono progettati per essere il più umani possibile, ma Michael Ealy (Sleeper Cell) va ben oltre e interpreta il suo Dorian come una persona qualunque. Altro punto dolente è la resistenza, fin troppo breve, di Kennex nei confronti del partner sintetico: alla fine della puntata ha già cambiato idea e il bromance accennato nel poster promozionale (che paventa un "Bromantic Blade Runner") si profila inquietantemente all'orizzonte.
Note a margine
Il creatore J.H. Wyman è lo showrunner della splendida Fringe (come Almost Human, di Fox): è stato tra gli sceneggiatori che l'ha salvata e resa un cult dopo che J.J. Abrams se ne era intellettualmente lavato le mani. Wyman è anche uno che ne sa di cyberpunk (il che è promettente). Abrams figura anche qui come produttore, ma se le sue ingerenze sono limitate come quelle di Person of Interest, possiamo stare tranquilli.
What's next
È auspicabile che Almost Human metta in scena altri androidi senzienti, con o senza sentimenti; la trama orizzontale della fidanzata scomparsa di Kennex potrebbe svilupparsi in questo senso. Da vedere se gli sceneggiatori continueranno a infarcire di riferimenti e citazioni gli script. Da una parte ci auguriamo che la serie prima o poi affronti le questione etiche implicite nell'esistenza di uomini sintetici senzienti come Dorian, dall'altra ci auguriamo che il DRN non si trasformi nel baluardo dei diritti dei robot.
Movieplayer.it
3.0/5