Pedro Almòdovar è arrivato a Roma in occasione della campagna stampa italiana del suo nuovo film, La mala educación (in uscita l'8 ottobre), ed ha parlato con i giornalisti assieme a due attori della pellicola, il protagonista (accanto al lanciatissimo messicano Gael García Bernal) Fele Martínez e Javier Cámara, già visto nei panni di Benigno in Parla con lei e interprete, in La mala educación, di un ruolo piccolo ma irresistibile.
Il maestro spagnolo, disponibile e spiritoso, ha risposto alle domande dei cronisti senza risparmiarsi: ecco un estratto della conferenza, in cui si è cercato di non fare anticipazioni sulla trama di un film che ha qualche sorpresa in serbo per gli spettatori.
Almòdovar, che cosa si deve intendere per mala educación?
Almòdovar: Parlando di educazione non ci si riferisce solo alle "buone maniere", ma anche alla formazione di un giovane: la mia generazione in questo senso è stata penalizzata perché gli insegnanti, negli istituti religiosi, non avevano una preparazione didattica sufficiente. A parte i professori di matematica; ma loro non erano preti!
E poi la mala educación, nel film, è la corruzione dell'animo dei bambini.
Rispetto agli altri suoi film, questo ha un fondo molto amaro e pessimistico. Manca la solita gioia di vivere, e i personaggi sono tutti cattivi...
Almòdovar: Il film non si presta a divisioni manichee tra buoni e cattivi. E' un noir, e per definizione il noir si occupa degli aspetti oscuri dell'animo umano. Ma io non ci vedo tutto questo pessimismo: dopotutto almeno un personaggio, che ha messo in discussione la sua vita e la sua carriera, riesce a superare gli eventi e continua a fare il suo lavoro con passione. La passione è la gioia di vivere...
Poi è chiaro che questo non è un film confortante, o edificante: ma non è solo quello di confortare o edificare il compito del cinema. Altrimenti autori come Quentin Tarantino o Sam Peckinpah sarebbero finiti in prigione!
Lei è considerato un grandissimo regista di donne. Questo è il suo film meno femminile, non ci sono donne. Come mai? Almòdovar: Beh, forse adesso sarò considerato anche un bravo regista di uomini! Non mi sono reso conto subito di questo fatto: la situazione di partenza vede un prete e due ragazzini in un collegio esclusivamente maschile; la seconda parte del film vedeva al centro gli stessi personaggi, quasi vent'anni dopo, ed era difficile uscire da questo universo maschile arrivato alla fine della stesura della sceneggiatura. In ogni caso, un bel personaggio femminile è presente: la madre di Ignacio, una donna che ama incondizionatamente i suoi figli e li accetta per quello che sono.
Il personaggio del regista, Enrique, è un doppio di Pedro Almòdovar? Almòdovar: No, assolutamente. I miei ricordi, le mie esperienza hanno avuto un peso nella creazione della storia, ma non ho voluto riflettermi in Enrique... io non rischierei mai così tanto! Qualche aspetto di me, però, c'è nel personaggio: ad esempio anch'io raccolgo ritagli di giornale con fatti di cronaca che possono ispirarmi storie da raccontare.
Che ruolo ha il cinema in La mala educación? Almòdovar: Il cinema rappresenta l'educazione alternativa dei ragazzi, così come è stato per me: vicino al collegio dove soggiornavo c'era una saletta cinematografica, ed ho imparato senz'altro più lì che dai miei insegnanti.
La Spagna è un paese in cui il costume sta cambiando: sono in lavorazione leggi sul riconoscimento della coppie omosessuali, sui matrimoni tra persone dello stesso sesso... pensa che i suoi film abbiano influito sul modo di pensare della gente? Almòdovar: Ne sarei felice! E' vero, in Spagna l'accettazione dell'omosessualità è in crescita, anche, devo dire, grazie alla televisione. I programmi della TV spagnola sono quasi tutti spazzatura, a base di pettegolizzi sulla vita privata di questi pseudo-vip: ma almeno il gossip si fa allo stesso modo su coppie etero e gay. L'ultima edizione del Grande Fratello (trasmissione che personalmente aborro, ma non parliamo neanche di questo argomento) vede protagonista un trans maschile, una donna che è diventata maschio. In questo modo la gente si abitua e diventa parte della quatidianità, non è più anormale.
Fele e Javier: com'è stato lavorare con Almòdovar in La mala educación? Fele Martínez: Pedro mi ha guidato dal primo momento, mi ha aiutato a capire ogni aspetto del personaggio: mi sono preparato per sei mesi prima dell'inizio delle riprese, sia dal punto di vista psicologico che da quello fisico. Ci sono voluti due mesi per ottenere il fisico prestante che si vede nel film, e che io purtroppo non ho!
Javier Cámara: Tornare a lavorare con Pedro è stato un fantastico regalo per me. Con Parla con lei mi aveva aiutato ad acquistare sicurezza, a sentirmi un attore completo. Il fatto che mi abbia voluto in La mala educación, per questa piccola, splendida parte, per me ha significato una conferma importante. Paca è il respiro, il raggio di sole del film: mentre riprendevamo, la troupe era felice quando io arrivavo sul set, perché quelli erano i momenti più divertenti e distesi. Il resto del film, come avete visto, è molto cupo e duro.
Almòdovar: Dirò anch'io due parole su questi due ragazzi. Fele è l'attore ideale: è stato pronto a tutto sin dall'inizio, e si è dimostrato privo di qualunque pregiudizio. Quando vedo tanta disponibilità in un attore, mi monta dentro l'energia e l'entusiasmo in quello che faccio.
Quanto a Javier, è raro vedere un attore prepararsi tanto per un ruolo secondario. Lui è incredibile. Mi è spiaciuto molto dover confinare il personaggio di Paca a poche scene, nella sceneggiatura originaria aveva più spazio, e ci sono anche delle ottime scene che sono rimaste sul tavolo di montaggio. Ma le vedrete nel DVD...