James Cameron non è una persona facile; chiedete a Leonardo DiCaprio e Kate Winslet se non ci credete. Non è nemmeno un regista particolarmente simpatico o amabile, a maggior ragione quando film dopo film infrange record su record di incassi ed ha il brutto vizio di continuare ad alzare l'asticella dal punto di vista delle tecnologie applicate al cinema. Non è però un regista ed un autore banale; o meglio, se a volte lo è "banale" (come in alcuni elementi della trama di Titanic e Avatar), è perché sceglie di farlo, perché conosce fin troppo bene il grande pubblico dei blockbuster da sapere che per ottenere i risultati che vuole - ovvero far appassionare lo spettatore all'affondamento più celebre della storia come se fosse un thriller o trasportarlo in un pianeta e in un'ambientazione aliena fino a farla sembrare naturale e reale - da qualche parte deve pure abbozzare.
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Cameron però è anche il regista che più di chiunque altro negli ultimi 30 anni ha dimostrato che si possono fare i soldi (e tanti quanti non ne avevamo mai nemmeno immaginati per dei film) anche partendo da idee nuove ed originali; che si possono creare saghe dal nulla senza dover necessariamente ricorrere a romanzi, videogiochi o idee prese da vecchi film e serie TV; che addirittura si può pensare di produrre dei sequel che non siano una mera riproposizione di quanto già approvato al botteghino ma che realmente allarghino e migliorino un universo cinematografico che sembrava finito, me che invece aveva ancora tanto da dire.
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Tra alieni, cyborg assassini e na'vi
Se parliamo oggi di Cameron e di questo, spesso sottovalutato, aspetto della sua filmografia è perché sono passati esattamente 30 anni dall'arrivo in sala di Aliens - Scontro finale (18 luglio 1986) e venticinque da quello di Terminator 2 - il giorno del giudizio (3 luglio 1991), finora gli unici due sequel ufficiali della sua carriera. Ma è anche vero che sono anni ormai che attendiamo il tanto annunciato sequel di Avatar; anzi non un semplice sequel visto che nel frattempo sono diventati ben quattro (avete capito bene, avremo anche Avatar 5!), girati tutti in sequenza e previsti al cinema a partire da Natale 2020. E, sia chiaro, quando si parla di James Cameron previsto diventa la parola chiave. Ma a prescindere dalla solita estenuante ma ormai prevedibilissima attesa, l'annuncio di questi sequel che sono aumentati a vista d'occhio e senza che nel frattempo si sia visto nulla di questi nuovi progetti, ha fatto molto discutere e sono stati in molti a pensare, e a scrivere, che il successo planetario del primo Avatar debba aver dato alla testa al regista più potente del mondo.
Quello che i critici (o se preferite gli "haters") dimenticano è che non è certo un caso che James Cameron sia responsabile di due migliori sequel cinematografici di tutti i tempi, due dei rarissimi seguiti che possono dirsi all'altezza dei precedenti - e questo solo perché ai tempi de Il padrino - Parte seconda era ancora un ragazzino, o magari avremmo avuto un Michael Corleone tostissimo, con giubotto di pelle, occhiali scuri e fucile a pompa al seguito. Se sarà così anche con i prossimi Avatar è certamente tutto da vedere, ma nel frattempo andiamo a riscoprire come un regista ancora giovane e senza esperienza è riuscito dove tanti hanno fallito.
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L'arte di scrivere un sequel
Scrivere un seguito di un film non è come partire da zero, niente affatto, soprattutto poi se il progetto originario non è nemmeno tuo. Nei primissimi anni '80 Cameron era scenografo e responsabile per gli effetti speciali di film di fantascienza ed horror a basso e medio budget, ma nel frattempo lavorava a tre sceneggiature: la prima era quella di Terminator, tutta farina del suo sacco, e poi c'erano due sequel quali Rambo 2 - La vendetta e Aliens. Entrambi i film originali erano stati successi commerciali ma soprattutto avevano conquistato anche la critica, e avevano avuto il grosso merito di creare fin da subito due personaggi cinematografici che poi sarebbero diventati delle vere e proprie icone.
Ma se ci pensate bene, nonostante l'indiscusso valore dei due film originali (il film di Ridley Scott ovviamente ancor più di quello di Ted Kotcheff), a rendere Ellen Ripley e John Rambo quei personaggi tostissimi che oggi amiamo e conosciamo tutti fu proprio la loro seconda uscita cinematografica, ovvero il lavoro di James Cameron. Certo, per quanto riguarda Rambo 2 il discorso è meno semplice di quello che può sembrare perché sappiamo tutti che fu Sylvester Stallone stesso a prendere la sceneggiatura scritta da Cameron e cambiarla radicalmente, soprattutto inserendo un discorso politico (fortemente conservatore e repubblicano) che invece non era presente nella prima bozza e ampliando di gran lunga le scene d'azione a discapito di una maggiore introspezione psicologica e legata ai traumi che la guerra del Vietnam e gli eventi del primo film avevano inevitabilmente causato al protagonista.
Come sarebbe stato il Rambo 2 scritto da James Cameron non lo sapremo mai, anche se la sceneggiatura d'epoca è disponibile ancora oggi online, ma vedendo il prosieguo della carriera del regista non è comunque difficile riconoscere, anche in mezzo alla retorica e all'azione quasi supereroistica del film, gli aspetti vincenti del suo script. E soprattutto emerge il modo vincente in cui decide di approcciare i sequel, ovvero attraverso una semplice domanda: qual è il risultato degli eventi del primo film e cosa ha scatenato nei suoi protagonisti?
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"Stai lontana da lei... maledetta!"
La risposta è sempre una: un trauma, lo stesso che deve aver subito anche Cameron quando ha visto per la prima volta il film con Stallone. Per nostra e sua fortuna quel difficile progetto sui viaggi nel tempo si dimostrò un successo e Cameron ebbe così dalla Fox la possibilità di dirigere personalmente Aliens, per l'infelicità della troupe che invece sognava e sperava di avere Ridley Scott nuovamente alla regia e non un giovane "esordiente" (Terminator non era ancora arrivato in Gran Bretagna all'epoca delle riprese del film). La chance avuta con Aliens fu però quella che veramente, ancor più del successo del film con Arnold Schwarzenegger, fece capire al mondo intero la vera stoffa di Cameron, che senza paura riuscì a prendere un film di enorme successo, e che era già diventato un cult, e a trasformarlo letteralmente, non solo cambiandogli genere (dall'horror con componente sci-fi all'action/sci-fi/war movie), ma costruendogli attorno un universo molto più ricco, complesso e sfaccettato che avrebbe fatto da pilastro per l'intera saga.
Tutto ciò che manca in Rambo 2 è presente qui: un personaggio traumatizzato costretto ad affrontare ancora una volta l'orrore da cui cerca di tenersi lontano, una forza tecnologicamente superiore costretta a combattere e subire un ambiente ostile e straniero (come nel Vietnam), l'istinto di sopravvivenza che prende il sopravvento sul terrore e su qualsiasi altra cosa. Ellen Ripley è davvero una sorta di "Rambolina" (soprannome ideato dalla stessa Sigourney Weaver sul set), ma è il modo in cui lo diventa, lento, graduale e inesorabile, che ne fa un personaggio indimenticabile.
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Ed è per questo che il suo ritorno in scena contro la Regina aliena ("Get away from her, you BITCH!") per salvare la "figlia adottiva" Newt diventa non solo un simbolo di quel girl power che poi sarà un marchio di fabbrica importantissimo per Cameron, ma anche l'esempio perfetto di un'evoluzione dei personaggi cinematografici da manuale: da vittima (una vera e propria final girl qual è quella del primo Alien) ad eroina con lanciafiamme e battute da culto, pur rimanendo sempre la stessa Ripley. Lo stesso vale anche per i cattivi del film, gli alieni, che sono gli stessi del film precedente, ma più spaventosi, più tosti e più intelligenti.
"Il futuro non è scritto"
C'è un altro esempio lampante nella storia del cinema in cui un altro personaggio ha la stessa straordinaria evoluzione, ed è il caso di Sarah Connor in Terminator 2, sequel del 1991 sempre ad opera di James Cameron e in cui la protagonista del primo film nel frattempo ha cambiato radicalmente vita dopo i tragici eventi accaduti anni prima. Ricordate quando parlavamo di traumi? Altro che Ripley e Rambo, outsiders che, dopotutto, erano accettati ed utilizzati dalla società, anche se per questioni puramente di interesse; il personaggio di Linda Hamilton non può permettersi di pensare solo a se stessa perché su di lei grava la responsabilità del mondo intero, di quel "Giorno del Giudizio" che solo lei può provare a fermare. Ma a cui nessuno crede.
La Sarah Connor del primo film viene quindi completamente cancellata ed al suo posto arriva un'eroina ancora più cazzuta e tragica di Ripley. Ed il cambiamento qui è molto più traumatico rispetto al film precedente del regista perché c'è un vero e proprio salto temporale ed un'evoluzione del personaggio a cui non assistiamo in prima persona. Ma il sequel comunque funziona perché Cameron conosce perfettamente la sua protagonista e l'universo che ha creato, e quindi sa come fare in modo che questi cambiamenti non solo funzionino perfettamente, ma siano poi la base di partenza non di un film semplicemente più grande e più chiassoso ma di gran lunga più complesso ed affascinante. Se il primo Terminator ruotava tutto attorno ad un paradosso temporale talmente geniale da fare scuola, con T2 Cameron contraddice la sua stessa opera, decide di combattere la sua stessa creazione, lo stesso mondo che ha creato, così da annullare quello stesso futuro che lui aveva disegnato.
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L'arte di creare una saga e sovvertire le aspettative
Perché è vero che Sarah Connor è il cuore della saga di Terminator, e chi non l'ha capito o ha ignorato questo fatto ha inevitabilmente fallito come dimostrano i film successivi agli unici due girati da Cameron. Ma non basta questo per realizzare un seguito perfetto quale è Terminator 2, perché a determinare il nuovo passo del film non è solo la crescita e l'evoluzione di Sarah, ma soprattutto il rovesciamento di altri due personaggi già presenti nel film precedenti ma con ruoli molto differenti: John Connor e il T-800, ovvero il leader della ribellione e deus ex machina di tutto l'intreccio temporale, e il killer spietato e inarrestabile che vuole ucciderlo prima ancora che nasca. Oggi lo diamo quasi per scontato tanto è diventata celebre, ma 25 anni fa l'idea di prendere queste premesse e stravolgerle, il trasformare il primo in un ragazzino problematico e il secondo nella sua guardia del corpo robotica ma con un "cuore" gentile, è assolutamente pazzesca. Qualcosa che davvero non ha eguali nella storia del cinema.
Ancora più pazzesco se ci ragioniamo oggi, nell'epoca di remake, reboot e sequel tutti uguali: quanto sarebbe stato più semplice per Cameron fare un Terminator 2 fondamentalmente identico al primo, magari giusto aggiungendo un nuovo robot, nuovi effetti speciali e scene d'azione più spettacolari? Perché questo è esattamente quello che succederebbe oggi, lo sappiamo tutti. E invece Cameron, come già dimostrato con Rambo 2 e Aliens, sa benissimo che un sequel non può essere una semplice riproposizione, altrimenti è destinato a fallire. Magari non al botteghino, dove anche e soprattutto oggi film sempre uguali incassano miliardi, ma falliscono da un punto di vista artistico e nei confronti dei suoi spettatori.
Perché un buon seguito non può prescindere dall'originalità e da idee nuove, ma anzi, proprio perché può contare sulle aspettative degli spettatori, deve a tutti i modi sovvertirle e superarle. Perché in fondo uno spettatore che si avvicina ad un sequel ha maggiore esperienza rispetto alla prima volta e lo stesso, a maggior ragione, deve valere per i protagonisti del film. E non è un caso infatti che in Terminator 2 persino un robot può imparare, può crescere, può diventare più umano; ed anche qui Cameron dimostra di aver scelto la strada più difficile e rischiosa, dimostra di preferire un personaggio complesso e a 360° piuttosto che un cattivo perfetto e rivendibile che magari avrebbe potuto fare la storia del cinema alla pari di altri villain storici e memorabili proprio per la loro "immutabilità". La buonanima del T-800 (di Cameron) invece oggi rappresenta i due lati della medaglia della saga, e anche il simbolo di quello che una buona idea dovrebbe essere: soltanto un punto di partenza, e non un qualcosa da sfruttare fino allo sfinimento.
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Cinque volte Avatar!
Che quindi i sequel di Cameron non siano mai stati dei seguiti "normali" è appurato, ma è anche altrettanto ovvio che il regista di Titanic oggi non è quello di 25 o 30 anni fa, così come anche il cinema di oggi non è più quello di allora.
Possiamo aspettarci per Avatar 2 la stessa rivoluzione di Aliens o Terminator 2? Qualche dubbio rimane, ma conoscendo Cameron la nostra risposta è sostanzialmente positiva, e quindi sì, aspettiamoci qualcosa del genere, aspettiamo un sequel che sia originale e spiazzante, aspettiamo di essere nuovamente stupiti.
E Avatar 3, Avatar 4, Avatar 5? Ecco, il problema vero è semmai qui, perché anche ammesso che Avatar 2 possa davvero essere tutto quello che ci auguriamo, ce ne sono subito altri tre che seguiranno, ed un'evoluzione alla Ripley o alla Sarah Connor o un rovesciamento alla T-800 non potrà certo esserci per ogni film. E quindi i dubbi rimangono, anzi aumentano ad ogni bizzarro annuncio, pur consapevoli di quello che ormai dovremmo sapere tutti fin troppo, ovvero che dubitare di Cameron è certamente legittimo ma finora ha portato a sbagliare solo coloro che di lui hanno dubitato.
Perché, questo forse ci siamo dimenticati di aggiungerlo, James Cameron ha un'altra caratteristica più unica che rara: è l'unico regista al mondo che è perfino più tosto e cazzuto dei personaggi che crea. E siccome si parla di Ripley, Sarah Connor e il T-800, la cosa dovrebbe effettivamente far riflettere.
Hasta la vista, baby!