Oltre mezzo secolo di storia del cinema attraversato con disinvoltura, eleganza e un carisma senza tempo: un carisma in grado di renderlo un seduttore adorabile o una presenza benevola e rassicurante. Nato a Salford, nel Nord dell'Inghilterra, il 9 marzo 1936, Albert Finney rimarrà uno dei volti inconfondibili nell'immaginario collettivo di tutti gli amanti della settima arte: il sorriso spontaneo e il fascino galeotto dei suoi occhi azzurri lo hanno reso l'attore-simbolo del Free Cinema britannico degli anni Sessanta, ma hanno caratterizzato la sua immagine anche nei decenni successivi, quando il suo viso è stato reso ancora più espressivo dalle rughe che vi si accumulavano da un film all'altro.
A soli vent'anni Albert Finney era già un astro emergente della Royal Shakespeare Company. Nel 1960, con Gli sfasati di Tony Richardson, avviene il salto dal palcoscenico allo schermo, seguito da un'immediata consacrazione e da una popolarità che, sull'onda del trionfo di Tom Jones, lo renderà un ben presto divo anche in territorio americano, a dispetto di un clamoroso passo falso: aver rifiutato il contratto che gli avrebbe permesso di interpretare il ruolo di Lawrence d'Arabia. Da lì in poi Finney avrebbe continuato a dividersi fra il cinema, il teatro e la televisione, rilanciando in maniera formidabile la propria carriera all'alba del nuovo millennio: nel 2000 viene diretto da Steven Soderbergh in Traffic e in Erin Brockovich, film che gli vale l'ultima delle sue cinque nomination all'Oscar; nel 2002 si cala nei panni di Winston Churchill nel TV movie Guerra imminente, conquistando l'Emmy Award come miglior attore, il BAFTA e il suo terzo Golden Globe, mentre nel 2003 è l'irresistibile Edward Bloom nel toccante Big Fish di Tim Burton.
Il momento della pensione arriva nel 2012 dopo una breve ma incisiva apparizione, al fianco di Daniel Craig e Judi Dench, nel finale di Skyfall, per la regia di Sam Mendes; e ad Albert Finney, come sempre, bastano una manciata di minuti per imprimere al proprio personaggio quella gravitas in virtù della quale ha saputo distinguersi fra i più grandi interpreti della sua generazione. Un talento che in occasione della sua scomparsa, a ottantadue anni d'età, vogliamo celebrare ripercorrendo, in ordine cronologico, sette ruoli estremamente significativi del suo lungo, magnifico percorso da attore.
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1. Sabato sera, domenica mattina (1960)
È sotto l'egida di Tony Richardson che, nel 1960, Albert Finney si fa conoscere dal pubblico europeo grazie alla sua prima parte da protagonista: il film Sabato sera, domenica mattina, diretto da Karel Reisz sulla base di un romanzo di Alan Sillitoe, si rivelerà una pietra miliare del neonato Free Cinema e farà guadagnare a Finney il BAFTA Award come miglior attore emergente. Il protagonista della pellicola è Arthur Seaton, un giovane operaio di Nottingham che vagheggia un'esistenza con maggiori soddisfazioni e intanto si trastulla con una relazione clandestina insieme a una donna sposata, Brenda (Rachel Roberts): un personaggio controverso che, anche per merito della prova di Albert Finney, assurgerà ad emblema delle aspirazioni e dei fallimenti dei ragazzi dell'epoca.
2. Tom Jones (1963)
Ed è ancora Tony Richardson che, nel 1963, assegna ad Albert Finney il ruolo destinato non solo a renderlo una superstar, ma a segnare per sempre la sua carriera: quello dell'eroe del titolo in Tom Jones, trasposizione del classico di Henry Fielding. All'interno di un'opera innovativa, che trasgredisce le convenzioni cinematografiche e mescola con ritmo infallibile avventura e ironia, Finney brilla di luce propria nei panni dell'incallito donnaiolo che viaggia nell'Inghilterra del diciottesimo secolo, sfoderando uno charme davvero unico. Tom Jones viene accolto da un enorme successo in tutto il mondo ed è ricompensato con quattro Oscar, tra cui miglior film, mentre Albert Finney riceve la Coppa Volpi al Festival di Venezia, il Golden Globe come miglior attore emergente e la sua prima nomination all'Oscar.
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3. Due per la strada (1967)
Il racconto di dodici nella relazione fra un uomo e una donna, Mark e Joanna Wallace, dal loro primo incontro nel Nord della Francia attraverso le varie fasi del loro matrimonio, fra romanticismo, malinconia e rimpianto. Diretto nel 1967 da Stanley Donen, Due per la strada è la magistrale "cronaca di un amore" costruita attorno a una coppia formidabile: Albert Finney e Audrey Hepburn, nei panni dei due protagonisti, danno vita infatti a uno dei più vividi ritratti di vita coniugale del cinema britannico, in un film memorabile che il tempo ha trasformato in un autentico classico.
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4. Assassinio sull'Orient Express (1974)
È una metamorfosi impressionante quella che, nel 1974, ha mutato il sex symbol della terra d'Albione nell'eccentrico detective belga Hercule Poirot, geniale investigatore impegnato a risolvere un mistero a bordo di un treno bloccato nella neve in Assassinio sull'Orient Express. Sontuoso e fortunatissimo adattamento di uno dei più famosi romanzi di Agatha Christie per mano del regista Sidney Lumet, Assassinio sull'Orient Express vede Albert Finney destreggiarsi fra una dozzina di volti noti del cinema internazionale; e ancora oggi il ruolo di Poirot, che gli è valso una seconda nomination all'Oscar, resta tra i più amati del suo repertorio.
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5. Il servo di scena (1983)
La formazione teatrale di Albert Finney viene recuperata appieno nel 1983 per uno dei titoli più acclamati della sua filmografia: Il servo di scena di Bruce Beresford, basato sulla pièce The Dresser di Ronald Harwood. Finney, in modalità da scatenato istrione, regala una delle sue performance più intense e apprezzate di sempre nella parte di Sir, un maturo divo dei palcoscenici britannici che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, entra in una profonda crisi personale e dà libero sfogo alle proprie fragilità e idiosincrasie, sotto lo sguardo vigile del suo assistente personale Norman (Tom Courtenay). Per Il servo di scena, che li vede affiancati in un superbo duetto recitativo, Courtenay e Finney otterranno entrambi la candidatura all'Oscar come miglior attore.
6. Sotto il vulcano (1984)
Appena un anno dopo Il servo di scena, nel 1984 Albert Finney incassa un'altra nomination all'Oscar per una nuova, struggente prova d'attore: quella nella parte di Geoffrey Firmin, console inglese di stanza a Cuernavaca, in Messico, che durante il Día de Muertos si lascia trascinare in una spirale autodistruttiva, mentre cerca di affogare nell'alcol il risentimento contro la moglie Yvonne (Jacqueline Bisset). Tratto dall'omonimo romanzo di culto di Malcolm Lowry e diretto dal mitico John Huston, Sotto il vulcano costituisce un'altra punta di diamante nella carriera di Finney, qui alle prese con un personaggio carico di rabbia e di tensione.
7. Onora il padre e la madre (2007)
È un'interpretazione gigantesca quella in cui Albert Finney si produce nel 2007 per l'ultimo, stupefacente film di Sidney Lumet, Onora il padre e la madre: un dramma nerissimo e senza scampo in cui l'attore inglese presta il volto a Charles Hanson, padre di Andy (Philip Seymour Hoffman) e Hank (Ethan Hawke), due disperati che, per sfuggire ai loro problemi, scelgono di intraprendere la via del crimine, dando il via a una catena di conseguenze incontrollabili. E un Finney semplicemente maestoso si stampa nella memoria grazie alla sua interpretazione, in cui dà corpo e voce a un uomo afflitto da un dolore sordo e ruggente e divorato dal proprio desiderio di vendetta.