Insieme ad Álex de la Iglesia, Pablo Berger è ormai considerato il regista spagnolo contemporaneo di riferimento. Pedro Almodóvar li ha sicuramente influenzati entrambi senza impedir loro di sviluppare uno stile personale e distintivo. Ne è una prova il film Abracadabra, l'ultimo di Berger che, dopo lo strepitoso successo di Blancanieves, brillante e raffinato riadattamento della favola dei fratelli Grimm, torna a sorprendere con una commedia grottesca e più seria di quanto si sia inizialmente portati a credere. Carmen (Maribel Verdú, indimenticabile protagonista di Y tu mamá también) è una mamma presente e una moglie premurosa ma il marito Carlos (Antonio de la Torre) la rende insoddisfatta. È prepotente, maschilista e non presta la minima attenzione né alla moglie né alla figlia Toni (Priscilla Delgado). Ha un unico interesse che è il tifo del Real Madrid e non perde occasione per mettere in imbarazzo la sua famiglia. Al matrimonio di un loro parente Carlos si proporrà come volontario per sottoporsi ad uno dei tanti esperimenti del mago Pepe (Jose Mota), il cugino di Carmen della quale è da sempre innamorato. Il solo scopo di Carlos è quello di metterlo in ridicolo ma il numero di ipnosi avrà un esito ben diverso dal previsto.
Leggi anche: Le donne nel cinema di Pedro Almodóvar: madri, mogli e amanti sull'orlo di una crisi di nervi
La complessità del talento
Lo spirito di un serial killer di nome Tito (Quim Gutiérrez) si impossesserà di lui, un episodio che servirà l'assist ad una serie di divertentissime trovate che vedranno protagonisti Carmen, Pepe e il suo mentore, Dr. Fumetti (José María Pou), un mago ancor più cialtrone di lui. Tito è un cameriere che nel 1983 aveva accoltellato e ucciso sette persone nel corso di un ricevimento nuziale e che poi si era tolto la vita. Nel tentativo di far riappropriare il marito del suo corpo, seppur affascinata dal sostituto che è il gentiluomo che lei ha sempre desiderato di avere a fianco, Carmen comincerà un percorso di consapevolezza che la trasformerà in una donna più forte e avveduta di quella che aveva fino a quel momento subito tutte le angherie e le sfuriate dell'insopportabile marito. Mai come questa volta Berger si divertirà a mescolare gli elementi del genere noir e dell'horror gotico in una commedia che ci tiene a rimarcare la propria identità territoriale, ma che non faticherà a suscitare la curiosità e l'ilarità di un pubblico internazionale.
Leggi anche: The Bar: l'ombra del terrorismo aleggia sull'action-horror di Alex De La Iglesia
Un'imprevedibile satira sociale
Abracadabra è un divertente pastiche, un film delirante ma anche un sentito omaggio al cinema ispanico degli ultimi trent'anni. Complesso e degno del talento del suo autore ma forse persino più accessibile del cinema talvolta troppo cerebrale di Alex de la Iglesia. Fin dalle prime scene Berger stabilisce il tono della sua satira sociale, non l'unico dei generi che si alterneranno per l'intera durata del film. Si assiste a qualche momento di stanchezza e ci sono sketch più riusciti di altri: la ricerca sul passato di Tito, ad esempio, produce alcuni scenari spassosi, altri decisamente più trascurabili. Ma nella sua complessità d'insieme il nuovo lavoro di Berger è ben scritto e finemente interpretato. Ottime anche le scelte musicali, un chiaro omaggio alle note degli anni '80. Abracadabra è, a ragione veduta, uno dei tre lungometraggi che gli spagnoli hanno deciso di inviare all'Academy per la nomination al miglior film straniero. Arriverà presto anche nelle nostre sale dopo il passaggio di questi giorni alla Festa del Cinema di Roma.
Movieplayer.it
4.0/5