Quando una storia realmente accaduta è molto eclatante si tende a farla passare per più medium a disposizione, in modo che arrivi a quante più persone possibili. Magari, per circostanze fortuite, questo accade a distanza ravvicinata. Non è quindi un caso che, dopo il fenomeno The Crown, Netflix abbia proposto in primavera Scoop, il film quasi "spin-off" che raccontava il dietro le quinte dell'intervista che mise alla prova Buckingham Palace dopo quella di Lady D: stiamo parlando dell'ora di televisione pubblica con al centro il Principe Andrea a proposito della sua amicizia con Jeffrey Epstein ed in merito alla sua accusa di molestie e stupro su ragazze minorenni. Qualche mese più tardi, ritroviamo quella storia vera nuovamente raccontata in A Very Royal Scandal, dal 26 novembre disponibile su TimVision.
A Very Royal Scandal: questione di punto di vista
La serie britannica chiude la trilogia idealmente iniziata con A Very English Scandal con Hugh Grant nei panni del politico Jeremy Thorpe e i suoi sotterfugi omosessuali, e A Very British Scandal incentrata sul divorzio Agyll vs Argyll degli anni '60. Tutti e tre hanno a che fare con l'establishment britannico e con la fame soprattutto dei tabloid inglesi per gli scandali. Nell'inserirsi come dicevamo tra le fila delle trasposizioni dell'intervista, cambia prospettiva.
Se Scoop era basato sul libro Scoops: Behind the Scenes of the BBC's Most Shocking Interviews della produttrice Sam McAlister che rese possibile l'incontro e quindi il punto di vista della narrazione era dal personaggio di Billie Piper, questa volta ad ispirare la sceneggiatura di Jeremy Brock e la regia di Julian Jarrold è Airhead: The Imperfect Art of Making News scritto proprio dalla giornalista di NewsNight della BBC che divenne famosa in tutto il mondo grazie a quell'ora di tv: Emily Maitlis. In questo caso a prestarle volto, dopo Gillian Anderson, è Ruth Wilson in seguito al successo di The Affair e His Dark Materials sulla stessa BBC. Dall'altra parte della sedia, un sornione Michael Sheen, già Primo Ministro Tony Blair in The Queen. Si chiude un cerchio creativo: a scrivere Scoop era Steven Moffat mentre il ciclo inaugurale era stato curato dall'altro showrunner di Doctor Who, Russell T. Davies, e dietro la macchina da presa c'era Stephen Frears.
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Due famiglie a confronto nella serie TimVision
A Very Royal Scandal mostra parallelamente le famiglie dei due "pezzi da novanta" che andranno a scontrarsi: da un lato quella della giornalista, che cercava di rimanere sulla cresta dell'onda e di dare il buon esempio ai propri figli; dall'altro quella del Duca di York, compresa l'ex Sarah Ferguson e l'organizzazione del matrimonio della figlia Beatrice. I due nuclei sono antitetici eppure simili ed è quest'aspetto a colpire più di tutti nella caratterizzazione.
Forse, rispetto all'eleganza dell'adattamento filmico, qui si è spudoratamente di parte nell'esporre la versione romanzata dei fatti. Per quanto bisogna ricordare che l'intervista è divenuta famosa poiché Andrea mostrò la propria incredibile capacità di "scavarsi la fossa da solo" nonostante la giornalista gli diede molti ami a cui abboccare. Il serial ha lo stesso formato dei precedenti - tre puntate da un'ora - e tende ad esplicitare più che ad alludere, compreso un attore scelto per ritrarre Epstein piuttosto che lasciarlo all'immaginazione dello spettatore. "Un'ora di televisione può compiere una magia" e, come sappiamo, l'audiovisivo possiede davvero la capacità di cambiare tutto a volte.
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Denuncia sociale
Ovviamente, data la prospettiva sempre femminile - produttrice o giornalista che sia - lo show contiene tra le righe una denuncia sociale nei confronti degli argomenti di cui tratta: il coinvolgimento del Duca nello scandalo Epstein, per abusi sessuali e traffico internazionale di minori, a partire dalla denuncia di una delle vittime, Virginia Giuffrè. Un'intervista talmente eclatante, in cui lui negò ogni coinvolgimento, da venir allontanato dai propri titoli e dalla famiglia reale subito dopo la messa in onda.
Il cast all british vede accanto alla "coppia" protagonista Joanna Scanlan (che abbiamo visto di recente in Slow Horses 4 che è Amanda Thirsk, assistente di Andrea), Alex Jennings (Sir Edward Young dopo essere stato Peter Bessell nella prima stagione, il Principe Carlo in The Queen e il Duca di Windsor in The Crown) ed Éanna Hardwicke (Stewart Maclean). Gli interpreti di contorno paradossalmente risultano più posati rispetto ai due protagonisti, che tendono un po' a strafare.
Conclusioni
A Very Royal Scandal chiude la trilogia seriale dedicata agli scandali della storia inglese e lo fa con la più eclatante perché coinvolse nel 2019 la famiglia reale in prima persona. Nello specifico il Principe Andrea e la sua amicizia con Jeffrey Epstein in seguito allo scandalo sessuale che mise sotto scacco l’imprenditore, che si suicidò in prigione. Due famiglie e due personalità prominenti a confronto per una versione romanzata un po’ troppo sopra le righe e di parte, ma con un ensemble artistico sicuramente azzeccato. Un cerchio che si chiude davanti e dietro la macchina da presa.
Perché ci piace
- Confrontare i due nuclei familiari e il contesto in cui vivono.
- Costruire il dietro le quinte dell’intervista-scandalo più che la messa in scena della stessa.
- Il casting…
Cosa non va
- …meno le performance dei due protagonisti, un po’ in overacting.
- Forse un po' troppo di parte, anche se Andrea si affossò da solo.
- Averlo adattato così a stretto giro da Scoop e concentrarsi sulla versione di Emily, che sembra non dare meriti a Sam.