"Voglio svoltà". Iniziamo da qui la recensione di A Tor Bella Monaca non piove mai, opera prima di Marco Bocci, tratta dal suo romanzo omonimo, in uscita il 28 novembre. Iniziamo da qui perché quella che pronuncia il protagonista Mauro è una frase vera, che in posti come Tor Bella Monaca, come in altre periferie senza opportunità e senza lavoro, dicono in tanti.
Ce lo aveva raccontato, per dire, Nicola Guaglianone quando ci aveva parlato dello script de Lo chiamavano Jeeg Robot, ambientato proprio a Tor Bella Monaca: per chi vive in posti senza speranza l'idea di svoltare è una sorta di mantra. E spesso ha a che fare con il crimine, con un colpo. C'è un colpo anche al centro del film di Marco Bocci. Ma è un film che è anche molto altro: un'opera prima appassionata, intensa, anche se soffre dei difetti delle opere prime, dal troppo amore per il soggetto all'ansia da prestazione.
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La trama: se la nonna viene a mancare...
Mauro (Libero De Rienzo) vive con il fratello Romolo (Andrea Sartoretti), che ha una moglie e una figlia, il padre (Giorgio Colangeli) e la madre in un piccolo appartamento a Tor Bella Monaca. In quell'appartamento ci viveva anche la nonna, che è appena scomparsa. Non è una cosa da poco: la pensione della nonna era fondamentale per pagare l'affitto, e per il bilancio familiare. Anche perché il padre ha un locale commerciale in cui ha investito, ma l'inquilino non gli paga l'affitto; alla madre servirebbero cure, e Romolo, giustamente, vorrebbe andare a vivere da solo con la propria famiglia. Mauro, poi, è innamorato di Samantha (Antonia Liskova), che ora è legata a un vecchio dottore, solo perché ha i soldi..
I soldi non danno la felicità, però...
"I soldi lo so che non danno la felicità, immagina però come può stare chi non li ha" diceva una vecchia canzone di Luca Carboni. Il cuore del film è tutto qui. I soldi che non ci sono, nervo scoperto dell'Italia di oggi. Tutto ruota intorno a questo. La vita quotidiana, le piccole cose, anche la vita sentimentale. Provate a dirlo a Mauro che i soldi non danno la felicità, visto che la ragazza l'ha lasciato per uno con i soldi. Provate a dirlo a Romolo, che per andare avanti prende le gocce. Quelle gocce, sbattute sul tavolo anche da parte dello psicologo che lo segue, sono il segno dei tempi che viviamo oggi: ricchi o poveri, onesti o pregiudicati, siamo tutti in costante, inevitabile ansia da prestazione, o attacco di panico.
Ricordate Mystic River?
C'è qualcosa di nuovo nel crimine che racconta Marco Bocci. Il crime, in questo film, è solo un travestimento per un'opera che ci parla di altro, questa è una delle poche volte in cui la malavita non sembra un'aspirazione, un destino segnato, un atto edonistico, ma un'extrema ratio, un'ultimissima spiaggia, qualcosa da evitare come la peste a meno che non sia l'ultima possibilità. A Tor Bella Monaca non piove mai (il titolo è un riferimento alla polizia che, quando è in giro, viene annunciata con la parola in codice "piove") vede un gruppo di persone che tentano, ad ogni costo, di tenere la barra dritta, di non sconfinare in quei territori.
Il crimine è un pretesto per parlarci di delitto e castigo, di peccato, tentazione e redenzione, di pregiudizio. Si parla di capri espiatori e di stigma, di come chi è già caduto nel gorgo del crimine sia ritenuto, dalla famiglia prima ancora che dalla polizia, il colpevole. Ricordate Mystic River?
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Il cast è azzeccato, e Libero De Rienzo è in gran forma
La storia è sostenuta da un cast molto azzeccato, dai protagonisti all'ultimo caratterista, volti scelti per dirci qualcosa e mai sbagliati. Su tutti svetta Libero De Rienzo, uno dei nostri attori preferiti sin da Santa Maradona, qui al suo meglio, in un ruolo drammatico e sentito. Andrea Sartoretti è il fratello, duro ma onesto, uno che ha sbagliato e non vuole farlo più. Giorgio Colangeli è il padre, un uomo deluso dalla vita e soggetto a un'ira incontrollata. E Antonia Liskova è Samantha, l'amore di Mauro, e qui riesce a sporcare e involgarire la sua bellezza per entrare nel personaggio.
Neorealismo pop
C'è insomma tanta carne al fuoco. Marco Bocci (che si riserva un breve cameo, ma resiste alla tentazione di comparire come attore in un film così personale) prova a mettere in scena questa storia con una regia raffinata e non banale. Apre il film come un crime e lo chiude come tale, ma in mezzo c'è molto altro. Inquadrature dall'alto, zoom all'indietro con i droni, inquadrature fuori fuoco. Il problema potrebbe stare nell'incertezza tra restare su un registro puramente drammatico o puramente crime. Ma, come ci ha suggerito Andrea Sartoretti in un'intervista, Marco Bocci potrebbe avere invece trovato un suo linguaggio, un "neorealismo pop" debitore certo di altri stili ma tutto sommato anche personale.
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Il confronto: Giorgio Tirabassi e Vincenzo Alfieri
È impossibile, in questo caso, non fare confronti. La storia che racconta Bocci, tra crime e dramma familiare, una storia di ordinario precariato con rapina, è molto simile al soggetto de Il grande salto di Giorgio Tirabassi, altra opera prima di un altro attore-regista. Quel film ci sembra leggermente più centrato, più misurato, nella scia dei Citti e dei Pasolini, empatico e carico di pietas con gli ultimi. A Tor Bella Monaca non piove mai è più enfatico, più carico, sia a livello di recitazione che di uso delle musiche. La combinazione crime più dramma familiare più soldi è anche alla base de Gli uomini d'oro di Vincenzo Alfieri, che sceglie nettamente la via del crime all'americana virato al neon. Il punto è che oggi questo tema è molto visto al cinema, e serve un tratto distintivo per staccarsi. Ci vorrà del tempo per capire se Marco Bocci lo avrà trovato. Di sicuro non ha lasciato nulla di intentato.
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Quelle luci troppo lontane
Cosa resterà allora di questo film? Ci rimangono in mente anche molti dettagli. Quelle calze lasciate sul tavolo da pranzo, quelle gocce di ansiolitico sbattute sul tavolo, quel buco nel muro fatto da Giorgio Colangeli. E quella finestra chiusa da Antonia Liskova. Resterà quell'inquadratura, quello zoom all'indietro dove da un piccolo terrazzino vediamo i due protagonisti piccoli, troppo piccoli rispetto ai palazzacci in cui vivono, pesci piccoli in quel mare troppo grande, e violento, che è la periferia. E ci resteranno invece primi piani, in controluce, sui balconi alle finestre, con le luci della città che brillano sullo sfondo, ma sono lontane, troppo lontane, per illuminare la vita di queste persone.
Conclusioni
Come avrete letto nella recensione di A Tor Bella Monaca non piove mai, il film di Marco Bocci è un'opera prima appassionata, intensa, anche se soffre dei difetti delle opere prime, dal troppo amore per il soggetto all'ansia da prestazione; è un film drammatico attento ai dettagli, con una regia non banale e con un gran cast, in cui spicca Libero De Rienzo.
Perché ci piace
- Siamo in una storia in cui la malavita non è un'aspirazione, un destino segnato, ma un'ultima spiaggia, qualcosa da evitare.
- Il cast è molto azzeccato, dai protagonisti all'ultimo caratterista: su tutti svetta Libero De Rienzo.
- La storia è messa in scena con una regia raffinata e non banale e attenzione ai dettagli.
Cosa non va
- A volte il film è troppo enfatico, carico, sia a livello di recitazione che di uso delle musiche.
- A tratti è incerto tra restare su un registro puramente drammatico o virare più sul crime.