A scuola di libertà
Il complesso occupato dalla Welton Academy è immerso nella campagna, a molte miglia dal centro cittadino più vicino; le austere costruzioni che da quasi cent'anni ospitano l'attività didattica di una delle migliori scuole preparatorie degli Stati Uniti ci appaiono remote, distanti, gelide; la nebbia e il silenzio le avvolgono. Prigioniero del gelo è l'ardore giovanile dei ragazzi, adolescenti la cui esistenza è stata pianificata senza la minima considerazione per le loro aspirazioni personali. Fuori, gli anni Cinquanta stanno finendo e nuovi fermenti di cultura giovanile stanno cambiando il mondo, ma a Welton, o Hell-ton, dominano le quattro colonne: disciplina, tradizione, onore ed eccellenza.
In un ambiente così rigorosamente conservatore il nuovo ed eccentrico professore d'Inglese, John Keating, non potrà essere visto di buon occhio dal preside e dai colleghi più "ortodossi"; i suoi metodi bizzarri, la sua avversione verso chi ingloba in schemi e diagrammi la materia che insegna, la sua ambizione d'instillare nei ragazzi il desiderio di "trovare la propria voce", la proprio unica e vitale espressione d'individui, ne farà sì un osservato speciale da parte del corpo insegnante ma anche un vero e proprio idolo per i giovani studenti. Un gruppo di diciassettenni, infatti, volendo emulare le sue gesta quando era lui stesso un allievo di Welton, riporterà in vita la "Società dei Poeti Estinti", una sorta di associazione segreta che si riunisce con lo scopo di leggere poesie e - da un verso di Thoreau - di "succhiare tutto il midollo della vita".
Dal momento in cui Keating e la Società entreranno a far parte della loro vita, un cambiamento essenziale e profondo avverrà in questi giovani, che inizieranno a vivere secondo la filosofia assimilata dal professore. Per alcuni di loro - quelli "pronti a vivere davvero" - questo significherà successo e felicità; per altri, i più deboli, significherà incontrare ostacoli insormontabili sulla strada della realizzazione dei propri sogni.
Questo film è stato etichettato spesso e volentieri come un ritratto di conflitti genarazionali; una schematizzazione che non piacerebbe a John Keating, come probabilmente non piacerebbe al regista Peter Weir e allo sceneggiatore Tom Schulman, che hanno voluto raccontare, con L'attimo fuggente, l'eccezionalità e l'unicità dell'individuo, la potenza dell'espressione poetica, l'importanza di "rendere la propria vita straordinaria"; che hanno affiancato all'irresistibile Keating (un eccezionale Robin Williams), nei ragazzi, una serie di personaggi credibili e luminosi, i cui giovani volti e la cui recitazione spontanea hanno donato a questa pellicola fervore e una meravigliosa umanità. Questi tratti, accanto alla maestria registica di Weir, ne fanno un film difficile da dimenticare, soprattutto per chi lo ha visto negli anni impetuosi e dolenti dell'adolescenza.
Movieplayer.it
4.0/5