A mezzo servizio
A tre anni di distanza dal modesto Charlie's Angels - più che mai e a sette dal suo ultimo ruolo da protagonista in Passion of Mind.- Demi Moore sceglie il thriller dal sapore soprannaturale Half Light per il suo ritorno nei cinema, nei panni di una brillante scrittrice che perde il piccolo figlio in un incidente del quale si sente responsabile.
Proprio sul concetto della perdita e del rimorso si giocano le trame e le sottotrame di tutto il film, che mescola finti elementi soprannaturali con fenomeni veramente inspiegabili, tentando di insinuare un senso di inquietante spaesamento nello spettatore.
In questo senso, Halflight contiene una scena situata nella prima metà della pellicola, paradigmatica per l'interpretazione dell'idea di fondo sulla quale si fonda tutta la costruzione del film. Rachel Carlson (questo il nome del personaggio interpretato dalla Moore) sogna di essere trascinata in fondo al mare dal figlio, morto ormai da alcuni mesi. Immediatamente dopo siamo su un piano medio dell'attrice, risvegliatasi in modo improvviso e visibilmente scossa. Improvvisamente, due mani spuntano da un lato dello schermo e le vanno a stringere il collo. Nuovo taglio di montaggio e nuova immagine della Moore che (finalmente!) si sveglia dal sogno nel sogno, ripetendo esattamente le movenze del finto risveglio di pocanzi. L'effetto è involontariamente comico, ma ben fotografa questa voluta commistione tra elementi veramente inspiegabili e finzioni di tali situazioni.
Questo rimescolamento delle carte sul tavolo si può dire che sia l'unico elemento veramente originale della pellicola. Tutto il resto è un più o meno velato ripescaggio dal cinema di genere, al cinema mainstream di tensione per mescolarli senza soluzione di continuità. Si possono scorgere spunti da The fog, a Secret Window[/FILM], da Le verità nascoste a "Nascosto nel buio", arrivando a riprendere, ribaltandole, alcune tematiche de Il sesto senso.
Dal bambino fantasma alla sensitiva non creduta, dal vecchio sceriffo al giovane seduttore, dall'amico che si rivela assassino al villaggio diffidente. Ci sono tutti gli elementi che solitamente caratterizzano i film di questo tipo, che vengono impiegati in maniera disorganica e un po' improbabile, non riuscendo a generare quella dose di tensione adrenalinica che occorre necessariamente ad un film del genere.
La regia non spicca particolarmente in brillantezza. Rosenberg si limita a seguire i suoi attori, creando qualche meccanico gioco "calo della tensione/ stacco/ improvvisa scarica sonora e visiva" che di certo non andrà iscritto indelebilmente al suo curriculum.
Forse anche per questo la Moore viene relegata in un angolino della stagione, generalmente piuttosto fiacco, non venendo quasi sostenuta promozionalmente.
Insomma, se al film non crede nemmeno chi l'ha fatto...