Raccontare la condizione di sofferenza del popolo palestinese attraverso il cinema. Lo scorso anno le Giornate degli Autori, la rassegna autonoma nata all'interno della Mostra del Cinema, lo hanno fatto con lo splendido documentario Bye Bye Tiberias della regista Lina Soualem. Quest'anno con un altro documentario,A Man Fell diretto da Giovanni C. Lorusso e presentato nella sezione Notti Veneziane. Un'opera, realizzata con il patrocinio di Amnesty International Italia, che dialoga con il presente e mostra una porzione di mondo dimenticata a se stessa. Un pezzetto di Palestina nel cuore di Sabra, quartiere della periferia di Beirut, in Libano.
A Man Fell: uno squarcio di luce nel buio
È lì che nel 1982 è avvenuto il massacro di Sabra e Shatila compiuto dalle Falangi libanesi e dall'esercito di Israele che ha portato alla morte di oltre tremila civili, per lo più cittadini palestinesi e sciiti libanesi. Ed è proprio lì che è nato il Gaza Hospital, ospedale dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina che ha finito per essere poi smantellato e riconvertito a rifugio. A Man Fell si muove all'interno di quegli spazi fatiscenti. Lo fa attraverso il suo piccolo protagonista, l'undicenne Arafat, che passa le giornate a giocare con il suo migliore amico Muhammad tra muri scrostati, perdite e rifiuti. Intanto nel palazzo si rincorre una voce, forse vera forse falsa, di un uomo caduto dal palazzo per motivi non del tutto chiari.
Anche direttore della fotografia, Giovanni C. Lorusso lascia che siano gli spazi, il buio e gli squarci di luce a guidarlo nella regia facendo sembrare le immagini dei quadri caravaggeschi. La macchina da presa riprende scale, corridoi, appartamenti in cui si muovono i suoi inquilini. Un'umanità variegata che ha trovato un suo equilibrio. Una sorta di città nella città - con tanto di sotterranei dove "ci sono solo sesso, droga e morte" - di cui cattura la quotidianità.
Una rivendicazione indiretta di resistenza
Un documentario senza una vera e propria trama quanto una testimonianza. Una rivendicazione indiretta di esistenza e resistenza. A tenere tra di loro le diverse realtà filmate ci pensa la storia che riecheggia di appartamento in appartamento sulla caduta di uno sconosciuto. È quest'uomo senza volto la novità che si rincorre al Gaza Building e sulla cui veridicità ci sarà dato sapere solo alla fine, quando la notte sarà passata e le moschee circostanti annunceranno un nuovo giorno.
Undici piani che custodiscono storie, desideri, dolore, risate. A Man Fell mostra uno spaccato della situazione palestinese in Libano che diventa ancor più potente alla luce del genocidio in corso a Gaza. Tra i tanti momenti catturati dalla macchina da presa anche quello di un gruppo di donne e bambini intenti a sistemare delle piantine in vasi rimediati. Una scena apparentemente insignificante e, invece, potentissima. Perché nonostante tutto, nonostante il buio e la desolazione, anche in un luogo come il Gaza Building c'è vita, colore.
Conclusioni
In un momento storico caratterizzato dalle immagini tragiche che ogni giorno arrivano da Gaza, A Man Fell è un'importante testimonianza dell'esistenza e della resistenza del popolo palestinese. La scelta di concentrarsi in un luogo circoscritto come il Gaza Building permette al regista di filmare una quotidianità che si è costituita microcosmo. Una realtà sconosciuta ai più dove, anche nel buio che avvolge l'edificio, si riesce a insinuare la luce.
Perché ci piace
- Il lavoro sulla luce (e la sua assenza).
- Il valore sociale e politico del documentario.
- La scelta di addentrarsi nel Gaza Building attraverso lo sguardo di un bambino.
Cosa non va
- La camera fissa e la mancanza di una vera e propria linea narrativa potrebbero risultare di difficile ricezione.