Nella giornata forse più infuocata di questa estate 2009 Medusa riunisce i giornalisti in uno splendido ristorante di Trastevere per una conferenza stampa che annuncia la fine delle riprese del quarantesimo lavoro di Pupi Avati in quarant'anni di carriera, un film che omaggia le commedie all'italiana degli anni '60 e '70 incentrato sul denaro e su come quest'ultimo sia spesso fonte di attriti e meschinità all'interno delle famiglie. Si intitola Il figlio più piccolo ed ha come protagonisti principali Christian De Sica, Luca Zingaretti e Laura Morante affiancati da Pino Quartullo, Sidne Rome, dal comico Maurizio Battista e da Nicola Nocella, un giovane attore barese che nel ruolo cruciale del figlio minore e più bruttino di una coppia di genitori piuttosto immaturi se la cava egregiamente, almeno a sentire l'illustre parere del grande cineasta bolognese. Proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (come Alba Rohrwacher, la pluripremiata protagonista de Il papà di Giovanna) e 'raccomandato' ad Avati da Giancarlo Giannini, Nocella è entrato a far parte del cast due giorni prima dell'inizio delle riprese in sostituzione di un attore che all'ultimo momento non si sentì in grado di mantenere fede all'impegno preso.
La storia è quella di un immobiliarista romano Luciano Baietti (De Sica), un approfittatore, un vero mascalzone che ha una relazione con una donna, Fiamma, (Laura Morante) che è esattamente il suo opposto, molto bella ma decisamente poco concreta. I due decidono di sposarsi per sancire un legame consolidato dalla nascita di due bambini di pochi anni ma è proprio nel giorno del matrimonio che lui decide di lasciarla dopo essersi accaparrato gli appartamenti di famiglia della consorte con lo zampino dello spietato traffichino Sergio (Luca Zingaretti) commercialista di famiglia. Appena il tempo di un brindisi nei bicchieri di carta e lo sposo parte in compagnia di uno strano personaggio e con i documenti della cessione. Anni dopo, ai giorni nostri, i due bambini sono diventati adulti e mentre Paolo, il grande, lavora in un locale del centro e odia quel padre fuggito e mai tornato mentre il personaggio centrale del film, il figlio più piccolo e meno belloccio della coppia Baldo (Nicola Nocella),è un ragazzo buono e generoso che vive con la mamma e con Sheyla (Sidney Rome) una musicista californiana che in duetto con l'amica cerca un successo improbabile quanto patetico. Nel frattempo la crisi economica inizia a farsi sentire e Luciano, presidente della losca holding messa su con i soldi della moglie, tentera' in tutti i modi di proseguire con la bella vita arrivando a coinvolgere l'ingenuo Baldo nelle sue ipocrite macchinazioni.
Girato in dieci settimane tra Bologna e Roma (con escursioni a Tivoli, Frascati e Fiano Romano ma più del 50% del film è stato girato a Cinecittà), Il figlio più piccolo è la conclusione della trilogia sui padri di Avati che a partire da La cena per farli conoscere e proseguendo poi con Il papà di Giovanna ha delineato tre ritratti di uomini alle prese con i figli e con le responsabilità. Nel ruolo di quello che senza dubbio è il peggiore dei tre Christian De Sica affronta il suo primo grande ruolo cinematografico 'serio' della sua carriera prendendo le distanze, ma solo per qualche mese, dai suoi affezionatissimi cinepanettoni.
Maestro, perchè ha deciso di raccontarci la storia così dura di un padre pronto a rovinare la vita del figlio pur di salvarsi dal crollo finanziario?
Pupi Avati: Questo film è il mio personale omaggio ad un cinema che non esiste più, alla commedia italiana degli anni d'oro che partorì un capolavoro come Una vita difficile di Dino Risi, per me il capostipite di un genere graffiante e incisivo che non faceva mai sconti a nessuno e raccontava i drammi della società moderna senza trascurare le risate e le leggerezza. A noi è piaciuto molto fare questo film, speriamo che al pubblico piacerà altrettanto andarlo a vedere.
Diego Abatantuono, Ezio Greggio e ora anche Christian De Sica, perchè secondo Lei attori dalla comicità così esuberante hanno scelto di lavorare al Suo fianco per mettere alla prova il loro talento professionale e dimostrare alla gente di essere in grado anche di fare altro?
Pupi Avati: A noi piacciono le sfide, ci affascina il rischio e se anche stavolta usciremo vivi da questa esperienza insieme a Christian allora vorrà dire che avremo vinto di nuovo e che avremo dato la possibilità ad un altro grande attore di aggiungere quelle due ottave in più sulla tastiera che fanno la differenza.
Com'è stato per Christian De Sica tornare a lavorare dopo trent'anni al fianco di Pupi Avati?
Christian De Sica: Quando nel 1976 in Bordella lavorai per la prima volta al fianco di Pupi ero cicciottello e inesperto come Nicola (Nocella, ndr) poi crescendo sono dimagrito grazie ai tanti film di Natale mentre nel frattempo Pupi diventava un mostro di bravura, un grande insegnante di recitazione, un uomo dalla sensibilità quasi femminile con il quale sono diventato anche molto amico.
Com'è andata sul set con gli altri attori?
Christian De Sica: E' andata talmente bene che alla fine delle riprese mi sono commosso, ero molto dispiaciuto che l'avventura fosse giusta a conclusione, quando lavori con colleghi straordinari come Laura Morante, Luca Zingaretti ma anche con giovani attori così validi non vorresti mai giungere alla fine. Nei film di Natale ero abituato ad attrici come Cindy Crawford e Anna Falchi, non ero pronto ad affrontare una donna come Laura che anche solo guardandoti ti mette in soggezione.
Cosa ci puoi dire del tuo personaggio? Come hai vissuto questo ruolo così drammaticamente negativo?
Christian De Sica: Al contrario del personaggio protagonista de Il padre di Giovanna questo Luciano è un verme, uno che è tutto fuorchè un buon padre, un mascalzone che la famiglia cerca di disgregarla anziché unirla e di costruire un impero sulle spalle della moglie con l'aiuto di un commercialista senza scrupoli. Ma questo è un film che gode anche di molti momenti magici come ad esempio il momennto in cui egli stesso si commuove di fronte alla sua mostruosità di genitore.
Finalmente un ruolo impegnativo e non solo da ridere...Christian De Sica: Sono stufo di fare solo il comicarolo, concedetemi il termine, vorrei che molti registi di film drammatici mi chiamassero per ruoli seri, per un attore è importante completarsi e confrontarsi con generi diversi. Non posso vivere a vita sotto la campana di vetro dei film di Natale, per questo ho accettato la proposta di Pupi.
Anche per Laura Morante qualcosa di nuovo e per lei inedito in questo personaggio...
Laura Morante: Fiamma è una donna un po' fuori di testa che ama in modo del tutto incondizionato ed acritico il padre dei suoi figli, lo stesso che l'ha mollata con due bambini piccoli e che la chiama 'scemina'. E' appassionata di musica e con la sua amica e convivente Sheyla ha fondato un gruppo musicale hippy anni '60 che continua a riscuotere insuccessi. Una disattatata cronica, una psicolabile che rischia continuamente di trascinare nella sua insicurezza anche il figlio più piccolo.
Si sente attaccato addosso lo stesso personaggio doi sempre o c'è qualcosa che distingue questo dai precedenti?
Laura Morante: A me sono sempre piaciuti i personaggi estremi, eccessivi, più vicini alla commedia che al dramma, un genere che non ho mai digerito molto perchè proprio non mi appartiene. A me piace recitare non mentire spudoratamente, questo film rappresenta un po' una svolta sia per me che per Christian che ci siamo virtualmente scambiati i ruoli, io mi metterò a fare le commedie e lui i drammoni.
Il figlio più piccolo segna anche l'esordio di Zingaretti al fianco di Pupi Avati, cosa può raccontarci di questa esperienza?
Luca Zingaretti: Inseguivo da tempo Pupi, desideravo moltissimo lavorare con lui ma la mia stava diventando quasi un'ossessione, non capivo perchè non avesse mai pensato a me per un ruolo. Poi è arrivata la chiamata inattesa e sono stato felicissimo di accettare. Quando ho letto la sceneggiatura sono rimasto subito affascinato da questo personaggio così enigmatico e contrastante, un uomo strano con un passato chiaramente difficile e molti problemi a livello affettivo. Una persona che a vederla appare da subito strana ma non si ha ben chiaro da subito il motivo. E' stata una sfida difficile che penso di aver vinto grazie alla guida sapiente del maestro Avati che ha saputo guidarmi e non mi ha mai fatto mancare il suo supporto.
In conclusione la parola non può non passare per un commento a Nicola Nocella, com'è stato lavorare con questi grandi attori e con un regista di questo calibro per un ragazzo così giovane appena uscito dal triennio di Cinematografia del Centro Sperimentale?
Nicola Nocella: E' stata un'esperienza a livello umano straordinaria, ma ancor di più a livello professionale, sicuramente il ricordo più intenso e bello della mia vita. Un'esperienza diretta sul campo che mi ha aiutato a crescere e a capire qualcosa in più di me stesso come attore. Dieci mesi che equivalgono come minimo a sei anni di studi in più. Qualcosa di davvero indimenticabile.