Portare Angelo Pintus dalle tavole del palcoscenico al cinema? Fatto. Ci è riuscito Attilio De Razza, mettendo insieme la scorrettezza del comico triestino con l'esperienza di Fausto Brizzi nel territorio della commedia. Il risultato è Dove osano le cicogne, una commedia leggera che racconta con ironia il tema complesso della maternità surrogata e sovverte l'ordine costituito aprendo a un nuovo modello di famiglia: scombinata, inclusiva, allargata. Il film coprodotto con Netflix arriverà in sala l'1 gennaio distribuito da PiperFilm.
Dove osano le cicogne: intervista a Fausto Brizzi, Angelo Pintus, Beatrice Arnera e Andrea Perroni
L'urgenza di affrontare un tema così spinoso? In realtà è arrivato tutto in modo molto naturale: "Non era un'urgenza, quanto piuttosto la necessità di essere attuali al massimo", spiega Angelo Pintus. La storia di Dove osano le cicogne nasce da una sua idea, che poi ha messo su carta con Fausto Brizzi, che lo dirige insieme a uno straordinario gruppo di interpreti da Tullio Solenghi a Andrea Perroni, Marta Zoboli, Maria Amelia Monti, Beatrice Arnera, Imma Piro.
La maggior parte condivide con Pintus lo stesso tipo di background comico, dall'animazione nei villaggi al cabaret. A dirigerli è Brizzi che, ammette, "conosco quello di cui hanno bisogno i comici, devono cioè potersi fidare di te. Devi riuscire a conquistare la loro fiducia perché in qualche modo affidano a qualcun altro la loro arte che è molto personale: sono abituati a un giudizio totalmente personale sulle loro stesse battute, sui loro stessi punti di forza e quindi si devono fidare di qualcun altro che li guarda".
Il suo grande pregio, aggiunge Beatrice Arnera che nel film interpreta Luce, la madre surrogata, è quello di essere "un uomo di grande gusto e intelligenza. È molto facile trovarsi in una situazione in cui ci sono tanti comici tutti insieme, che spesso hanno la tendenza a voler avere l'ultima battuta. Ma lui è un grande regista anche per questo, ha il senso della misura e un'ironia raffinata e molto comprensiva, che gli permette di trovare la risata mantenendo un giusto equilibrio". Un set che ha permesso a tutti di lavorare divertendosi: "La cosa che mi divertiva di più era andare al monitor da Fausto a vedere le scene che avevamo appena girato, perché quando sei dentro non ti accorgi se stai facendo troppo o se stai facendo il giusto", racconta Perroni, che nel film è l'amico infermiere di Angelo.
La maternità surrogata tra bisogno di regole e facili slogan
Il cuore di Dove osano le cicogne è la maternità surrogata, che in Italia è considerata reato universale e quindi punibile per legge, un tema spinoso sul quale Arnera dice di sentirsi "divisa a metà". "Se da una parte è necessario riuscire a trovare il modo per regolamentare la gestazione per altri, soprattutto sotto un punto di vista etico, dall'altra penso che ci siano degli slogan troppo semplici e molto facili in queste situazioni, come 'L'utero è mio, decido io'. Per un certo tipo di donne, che sono le donne bianche, Cisgender, europee, privilegiate, non è il momento di fare questo tipo di slogan. In questo caso 'L'utero è mio, decido io' non vale più, perché l'utero è di qualcun altro. Spesso le donne che offrono il proprio corpo per praticare la maternità surrogata si ritrovano in situazioni molto sfavorevoli, in cui hanno grandi difficoltà a gestirla. Esistono studi molto interessanti su tutto il processo psicologico del post parto, quando le madri vengono separate dai bambini. Il tema meriterebbe di essere affrontato in maniera un po' più delicata", ci tiene a precisare.