70 anni. Un traguardo importante per la Rai Radiotelevisione Italiana tagliato lo scorso 3 gennaio, data in cui è iniziato un percorso di doverose celebrazioni che si terranno per tutto il 2024. Una delle iniziative messe in piedi è 70x70, lo sapevate che..., una produzione Rai Contenuti Digitali e Transmediali e Rai Teche, un programma disponibile in esclusiva su RaiPlay che ha debuttato proprio nel giorno del compleanno della televisione e proseguirà con le sue pillole quotidiane di 4 minuti fino al 30 maggio, raccogliendo 70 storie inedite strettamente legate ai personaggi e trasmissioni che hanno reso grande l'azienda nel corso di questi suoi primi sette decenni. Pillole messe in piedi dalla conduttrice Francesca Barolini attingendo al ricchissimo e preziosissimi catalogo delle Teche Rai, proponendoci momenti dall'iconico Lascia o raddoppia di Mike Bongiorno, i cantautori più amati della nostra storia televisiva, il Portobello di Enzo Tortora e tutti i volti che abbiamo imparato ad amare nel corso della nostra vita in compagnia della tv.
Valorizzare un patrimonio
Ci siamo fatti raccontare l'approccio a questa celebrazione e le selezioni fatte proprio da Francesca Barolini, approfittando della sua incredibile conoscenza della Rai e del suo immenso archivio per capire come nasce 70x70, lo sapevate che... e qual è il lavoro svolto per proporcela quotidianamente. "Io faccio parte della squadra del supporto editoriale di Rai Teche" ci ha spiegato la conduttrice, "una squadra composta da ricercatori ed autori che si occupa, come mission principale, di valorizzare il patrimonio dell'archivio audiovisivo Rai attraverso vari canali. In primis attraverso un catalogo che ormai è molto nutrito su RaiPlay, su cui riproponiamo in occasione di particolari ricorrenze, ma anche cercando di seguire l'attualità, materiali d'archivio."
Un lavoro che non poteva non sfociare anche sui social, ma che si sviluppa anche nel fornire supporto agli editori Rai quando hanno necessità di "di ricerche di repertorio per la creazione di loro prodotti che vanno da documentari a fiction a programmi televisivi." Serve infatti conoscenza di questo enorme catalogo, anni di esperienza e "scorribande nell'archivio Rai" durante i quali "i siamo imbattuti in tanti piccole storie che abbiamo pensato di raccogliere in queste 70 pillole per celebrare i 70 anni della televisione pubblica italiana. 70 pillole di circa 4 minuti che raccontano curiosità, aneddoti, cortocircuiti, Fuorionda, per stanare e far emergere l'aspetto più insolito e inaspettato della nostra televisione."
Società e televisione, un cambiamento in parallelo
70 anni in cui il mondo è cambiato, quello delle televisione così come la società su cui si va a innestare. "La televisione nell'arco di 70 anni è cambiata tanto quanto è cambiata la società" ha spiegato anche Francesca Barolini parlando dell'evoluzione della Rai, riassumendo con puntualità e dono della sintesi decenni di televisione in una chiacchierata, laddove servirebbe un corso universitario: "Siamo passati dalla lunga fase del monopolio pubblico, quindi la televisione come canale principale, poi con un canale principale, poi dal 61 con due canali. Quella che viene chiamata la paleotelevisione che coincide totalmente col servizio pubblico, che deve istruire" ha ricordato partendo dalle origini, per poi scorrere con precisione ciò che è venuto a seguire, ovvero "la riforma del 75, che anticipa il reale confronto con la concorrenza, ma che vede già una RAI che imposta i programmi in maniera diversa. Nasce con la riforma, per esempio, la divisione dei due telegiornali, con il secondo è in concorrenza col primo", per una tv più d'assalto e con il secondo canale che "diventa un po' quello su cui investire per fare cose veramente innovative. Perché i dirigenti di allora sentivano che la società era cambiata, c'era stato il 68."
Cambiamento in parallelo quindi, con la tv che asseconda la realtà e di rimando la forma, arrivando "agli anni 80 di Biagio Agnes, che si è dovuto confrontare con la concorrenza agguerrita della televisione commerciale. La prima volta che c'era quindi un'alternativa seria concreta alla RAI e che ha portato a rilanciare grandi programmi di intrattenimento popolare. Per esempio Sanremo. Oppure anche Fantastico o Domenica In. Infatti non è un caso che il volto di questi anni è Pippo Baudo." Un rapido ma completo e interessante excursus che arriva ai giorni nostri, "con le piattaforme digitali, i social e qualcosa che cambia ogni giorno. Ma la generalista continua a conservare il suo spazio. Dopotutto la storia dei mass media è una storia di inclusione, non di esclusione. Non è un caso se esistono ancora la radio, il teatro. Le cose si arricchiscono e cambiano. In quest'ottica rientra anche 70 per 70. Perché l'archivio dialoga con il presente e con i mezzi più moderni che abbiamo a disposizione."
A caccia di tesori
Ci ha colpito, nel corso della nostra chiacchierata, l'espressione "scorribande nell'archivio Rai" usata da Francesca Barolini e le abbiamo chiesto se ricorda qualcosa di particolare che l'ha colpita nel corso di queste incursioni nel catalogo e il pensiero è andato a una delle ultime pillole che avevano pubblicato: "ci siamo accorti che dalla fine del 1969 nel telegiornale andava in onda una rubrica condotta da Lello Bersani che si intitolava Motivi in Borsa. Erano proprio canzoni che entravano nelle quotazioni in borsa in senso lato, nel senso che entravano nella top 10 dei brani più ascoltati. E succedeva che nei sacri studi del telegiornale sono andati praticamente tutti i più grandi artisti italiani ma anche internazionali. Ci siamo imbattuti in personaggi da Mina, Raffaella Carrà, ma anche Elton John, i Genesis, delle cose veramente incredibili." Una scoperta a cui si è aggiunto un ulteriore livello di emozione quando è stato trovata una partecipazione di Lucio Battisti a questa rubrica che hanno la certezza che non era mai stata rivista, "perché non conteneva il rocchetto che di solito viene messo al centro della pellicola per farla digitalizzare, per farla scorrere all'indietro nel macchinario. E quindi abbiamo avuto l'occasione di rivedere per la prima volta dalla sua messa in onda un'intervista di Lello Bersani a Lucio Battisti."
Guardare il passato per capire il presente
"Molte volte l'archivio mi aiuta a interpretare il presente" ci ha detto Francesca Barolini quando le abbiamo chiesto le sue sensazioni quando guarda quelle immagini del passato. "Le nostre direttive editoriali hanno fra loro quella di cercare di accompagnare l'attualità. Ti faccio un esempio: Venerdì 8 marzo, per la giornata internazionale della donna, abbiamo pubblicato nel nostro catalogo Teche Rai su RaiPlay, Si dice Donna, che è un programma che nel 1977 è stato fatto dalle donne per le donne e per la prima volta si affrontavano dei temi veramente forti, argomenti che sono attualissimi. Per esempio le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro oppure il trattamento del corpo della donna, la sessualità della donna e la maternità. Da madre, da giovane donna lavoratrice ti dico che sentire certe testimonianze per me è stato proprio utile per la mia vita attuale. Nonostante risalgano praticamente a 50 anni fa."
Una televisione che era già avanti allora, ma attenzione a non pensare che si sia smesso di sperimentare e andare avanti, anzi per la Barolini "questo è un tempo di grande sperimentazione. Ti dicevo prima che la tv generalista è lungi dall'essere morta proprio perché si sta aggiornando. È una tv ibrida, che si lascia ibridare e quindi in realtà ci sono tantissime cose nuove e molto belle. Posso dire che quello che mi stupisce sempre dell'archivio è che non ha un interesse meramente archeologico. Non è qualcosa di polveroso. Noi siamo nani sulle spalle dei giganti, dico sempre io. Ci sono delle cose che vengono da molto lontano di cui a noi sembra che i frutti siano cosa recente. Vivere il passato attraverso questa letteratura primaria che sono i filmati dell'epoca, è veramente un grandissimo privilegio."