60 minuti, la recensione: un action movie tedesco che (s)corre veloce

La recensione di 60 minuti: il bravo Emilio Sakraya per un (quasi) real-time movie che sfrutta al meglio la geografia di Berlino. In streaming su Netflix.

60 minuti, la recensione: un action movie tedesco che (s)corre veloce

Lo ammettiamo, abbiamo un debole per quei titoli girati in real time come espediente: la storia che si svolge lungo il timing del film, l'azione che equivale all'orologio (il nostro e quello del regista), dando quindi un respiro ancora più sincopato. Una chiava narrativa che ben si addice al genere action. Niente intermezzi, solo una lunga e asfissiante corsa (e l'utilizzo smodato degli split screen). Niente orpelli, solo il fulcro di una storia che scorre velocissima, tanto da risultare inafferrabile. Anzi, risultando quasi relativa, se consideriamo l'economia generale. Ecco, se cercate un action immediato, che non rinuncia ad un pretesto emotivo (fondamentale per il legame che struttureremo con il protagonista), allora lo avete appena trovato.

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60 Minuti: Emilio Sakraya in una scena

Già perché come spieghiamo nella recensione di 60 minuti, il film del tedesco Oliver Kienle (disponibile in streaming su Netflix) riesce a tradurre, al meglio delle sue possibilità, l'equazione del classico film d'intrattenimento (da top 10), puntando però su un'originalità efficace, ma derivativa da un mondo che ben conosciamo (da John Wick a Taken). Niente di celebrale, solo il battito che accelera, montando una sceneggiatura scarna, e delimitata da un contesto urbano assolutamente funzionale (siamo a Berlino), diventando sfondo nonché protagonista della vicenda.

60 minuti, la trama: una corsa contro il tempo

Del resto, guardando 60 minuti, ci accorgiamo quanto lo sfondo diventi via via interattivo. Alcune volte è alleato, alcune volte è nemico. Una location che indirizza e influenza le scelte di Octavio Bergmann (un ossigenato Emilio Sakraya) lottatore di MMA (arti marziali miste, sempre efficaci al cinema, e spesso sfruttate da Netflix sia in chiave fiction che in chiave documentaristica) che deve fare i conti con una scelta dai risvolti inaspettati. Quale? Mollare prima del dovuto un incontro di lotta, per raggiungere sua figlia, che compie sette anni. Octavio non ha dubbio, molla il ring prima dello scontro, e inizia a correre.

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60 Minuti: Emilio Sakraya in una scena action

Ha un'ora di tempo, e se non raggiunge la bambina per il suo compleanno, portandole il gattino che le aveva promesso, perde la custodia condivisa con l'ex moglie. Il problema, però, è che la scelta di Octavio compromette diverse scommesse legate ad un pericoloso giro criminale. Sulle sue tracce, tra alleanze e tradimenti, una serie di loschi e spietati figuri, legati al sottobosco criminoso. Tagliando a metà Berlino, Octavio affronta a mani nude chiunque gli si metta davanti: il tempo scorre, c'è una promessa da mantenere.

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Il fascino di Berlino, la bravura di Emilio Sakraya e un film action che funziona

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60 Minuti: Marie Mouroum in una scena del film

Una precisazione, il film di Kienle, scritto insieme a Philip Koch, dura novanta minuti: la mezz'ora iniziale è infatti introduttiva, facendo da incipit alla corsa di Octavio. Il resto dell'azione, più o meno, equivale all'ultima ora, scandita dal classico orologio sapientemente mostrato, efficace nell'alzare la tensione e la adrenalina. Non c'è dubbio che il fiato, via via, sia sempre più corto. Sia quello di Octavio, ammaccato e ferito, sia il nostro, che empatizziamo con un protagonista che si rifà, anche per estetica, agli anti-eroi anni Novanta, quando in videoteca spopolavano i film di Jean-Claude Van Damme. Va da sé, che in 60 minuti si picchia duro, si cade, e ci si rialza.

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60 Minuti: Emilio Sakraya in una scena del film

Nell'efficiente scenografia berlinese, che tira fuori tutto il suo fascino, accompagniamo Octavio in una sfida fisica e mentale, che cambia e si indurisce di secondo in secondo (senza mollare una certa dolcezza). Un cambiamento perfettamente tradotto dal bravo Emilio Sakraya, che avevamo già visto (e apprezzato) in Rheingold di Fatih Akin. Se i momenti meno riusciti di 60 minuti sono forse i combattimenti stessi (legati alla tecnica della MMA), risultando poco ispirati, è la caratterizzazione di Octavio, rispetto al contesto, che funziona al meglio, facendo da traino in un film tanto semplice quanto divertente, avendo poi il coraggio di non rinunciare ad un'emotività maschile che ben si lega (facendo da riflesso) ad una storia brutale e disperata. E lo dimostra il finale, rinchiuso in una manciata di secondi: non ve lo riveliamo, ma vale l'intero film.

Conclusioni

Ritmo altissimo e un bravo Emilio Sakraya per l'action 60 minuti, raccontato (quasi) in real time. In una Berlino affascinante e notturna, il film corre veloce, mantenendo costante la tensione. Se le sequenze di lotta non sempre sono ispirate, è la struttura del protagonista a risultare vincente, legandosi perfettamente con i bisogni di un pubblico a caccia di intrattenimento facile.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • La bravura di Emilio Sakraya.
  • Il ritmo.
  • Le luci di Berlino.

Cosa non va

  • Se cercate una film di sceneggiatura, cambiate titolo.
  • Ci mette un po' per ingranare.
  • Le sequenze di lotta, poco ispirate.