Nella vita vera c'è voluto un po' meno tempo, "solo" 23 anni, ma alla fine il sequel di 28 giorni dopo e 28 settimane dopo sta per diventare realtà con 28 anni dopo. Un film che, oltretutto, servirà come primo capitolo di una nuova Trilogia il cui sequel, 28 Years Later II: The Bone Temple, è stato girato in contemporanea alla prima parte diretto non da Boyle, ma da Nia daCosta (il nuovo Candyman, The Marvels). Per un sacco di tempo le due menti dietro il film che nel 2002 ha contribuito a rilanciare i film di zombi anticipando di un paio d'anni Zack Snyder e il suo remake di Dawn of the Dead e di ben otto The Walking Dead tratta dall'omonima serie a fumetti di Robert Kirkman hanno promesso che 28 anni dopo si sarebbe fatto. Ma nulla si è mai concretizzato.
Nel frattempo però sono diventati due dei più noti e affermati cineasti britannici. Boyle nel 2009 ha vinto il premio Oscar come Miglior regista per The Millionaire mentre Garland, da Ex-Machina a Civil War, ha firmato alcune delle pellicole più interessanti uscite negli ultimi due lustri. Con l'ultima, Civil War appunto, è tornato per certi versi ad assumere le vesti di "profeta" così come la sua sceneggiatura di 28 giorni dopo aveva profetizzato certe esperienze che poi abbiamo vissuto durante la pandemia di Covid.
D'altronde, nei momenti più duri dei vari lockdown, 28 giorni dopo è stata una delle pellicole "più memate" per sdrammatizzare la situazione via social. Ma ora, in vista dell'uscita di 28 anni dopo il prossimo giugno, la Sony ha ufficialmente avviato la macchina promozionale prima con un poster e, poco fa, con un trailer davvero poderoso. In cui c'è tanto The Last of Us.
Di 28 giorni dopo, Resident Evil e The Last of Us
Il ritorno in grande stile dei non-morti nella cultura pop ha visto come catalizzatori cinematografici i già citati 28 giorni dopo e L'alba dei morti viventi. Eppure, nel mondo dei videogiochi, era da un po' che avevano ricominciato a prosperare grazie alla saga videoludica di Resident Evil ideata da Shinji Mikami e prodotta dalla Capcom.
Il virus, permetteteci il "pessimo" gioco di parole, era già nell'aria. E, inevitabilmente, questo virus ha continuato a prosperare e mutare fra tutti i vari media in un contesto in cui le infiltrazioni crossmediali sono ormai diventate il pane quotidiano dei creativi e in cui, grazie al cielo, ormai vediamo franchise che vengono tradotti e adattati senza subire scempi di sorta nel passaggio dai bit dei videogame ai fotogrammi di un racconto televisivo o filmico. Tornando al franchise di Boyle e Garland, i giorni sono diventati settimane e le settimane sono diventate anni. È questo che ci viene detto nel primo trailer del film che la Sony ha diffuso online poco fa.
Un filmato che, a prescindere da come poi si rivelerà essere il lungometraggio che pubblicizza, è strutturato in maniera tale da stimolare adeguatamente sia la curiosità di chi la saga la conosce già, che quella di chi, magari, si farà "infettare" con questo capitolo inedito. E non a caso, il trailer è pieno zeppo di momenti che sembrano gridare a gran voce il nome di un'altra proprietà intellettuale della Sony che con gli "infetti" ha a che fare, ma che ancor più racconta i pericoli dell'aver a che fare con delle entità che sono esponenzialmente più mortali degli zombi: quelli che sono sopravvissuti all'apocalisse. Parliamo, chiaramente, di The Last of Us 1 e 2, il monumentale dittico di
Naughty Dog che è stato adattato per il piccolo schermo con un'omonima serie TV di cui è in arrivo la stagione 2. Una storia e un immaginario quello di The Last of Us le cui spore si sono sparse in lungo e in largo.
Come un rizoma.
Endure and survive
Resistere e sopravvivere. Questo è il principale insegnamento che viene dato in The Last of Us. Che John Krasinski ha già perfettamente ripreso e riformulato nella sua creatura conosciuta come A Quiet Place - Un posto tranquillo (soprattutto nel capitolo due). E resistere e sopravvivere pare essere un mantra perfettamente applicabile al mood che il marketing Sony ha deciso di conferire al trailer di 28 Anni Dopo. Che, inizialmente, ci mostra un brevissimo spaccato di vita di fine anni novanta, inizio duemila con una piccola digressione in un'abitazione di un classico sobborgo british in cui dei bambini, prima dell'inizio della fine, stanno guardando, su una TV a tubo catodico, una puntata dei Teletubbies.
A gridare con forza "so 90's" c'è anche una colonnina porta CD strategicamente piazzata accanto alla televisione. Una doverosa premessa - risalente a 10228 giorni prima dei fatti di 28 anni dopo - per il nuovo pubblico, quella fascia di persone che sarà fondamentale per far sì che questa nuova trilogia possa prosperare. Poi comincia il racconto inedito, scandito da una voce che ripete ossessivamente i versi di Boots, poema di Rudyard Kipling pubblicato per la prima volta nel 1903 in cui l'autore immagina i pensieri, ossessivi e ripetitivi, di un fante dell'armata britannica forzato a marciare in Sud Africa nella Seconda guerra boera. E la voce del trailer appartiene proprio a Kipling e arriva da una registrazione dell'epoca che, anche oggi, viene usata dalla US Navy per allenare i soldati a resistere a una eventuale prigionia.
Questa voce ci tiene compagnia per tutti i 120 secondi di un promo che poi sgancia interessanti elementi ambientali di un contesto di resistenza e sopravvivenza con dei passaggi che richiamano con forza alla memoria The Last of Us. Al posto di Joel ed Ellie vediamo Aaron Taylor-Johnson accompagnato da un ragazzino. Entrambi sono muniti di arco magari perché armi e munizioni sono ormai difficili da trovare e poi perché, come ogni videogiocatore sa bene, è decisamente indicato impiegarlo per far fuori qualcosa o qualcuno senza far rumore.
Ma poi c'è tutta la descrizione di una comunità isolana che deve difendersi da minacce esterne, d'inquietanti incontri fatti mentre si esplorano dei casolari (con un'inquadratura che pare presa di peso da un videogame in terza persona come The Last of Us!), c'è un Ralph Fiennes col cranio rasato e un totem di teschi anche più inquietante del crocifisso che vediamo nelle prime battute del filmato... Pure in 28 anni dopo (e relativi sequel) come in The Last of Us 2 avremo a che fare con un qualche gruppo di fanatici di una nuova religione, di un nuovo credo che finiscono per rappresentare una minaccia ben più ostile degli infetti? È chiaramente presto per dirlo e, ufficialmente, Sony non ha detto nulla in tal proposito.
Ma quel poco che ha svelato, in aggiunta al potenziale ritorno in versione zombi di Cillian Murphy, protagonista del primo film, viene detto in un modo che è perfettamente decodificabile da chi con 28 giorni dopo non ha mai avuto a che fare. Questo, signore e signori, si chiama saper vendere alle persone quell'"esperienza cinematografica" di cui il settore ha tremendamente bisogno. Per resistere e sopravvivere.