Venezia... da lontano: 15 film per sentirsi alla Mostra del cinema

Siete pronti per Venezia 78? Nell'attesa riscopriamo 15 tra i migliori film presentati alla Mostra del cinema di Venezia.

62esimo Festival del Cinema di Venezia
62esimo Festival del Cinema di Venezia

Non è una festività, eppure la data di inizio della Mostra del cinema di Venezia è segnata da un rosso acceso sul calendario di ogni appassionato della Settima Arte. È un periodo atteso tutto l'anno, agognato, una piscina in celluloide in cui gettarsi con un doppio carpiato, tra corse affannate per le sale, giacche da togliersi per il caldo del Lido, e poi rimettersi per il freddo in sala. La Mostra del Cinema è la mecca dei film, anticamera di capolavori o brucianti delusioni. È un treno in corsa che nemmeno la pandemia è riuscita ad arrestare e che quest'anno, all'alba delle 78 edizioni, non ha paura di giocare la carta dell'estrema qualità con un programma carico di aspettativa. Quante star sono passate sul red carpet allestito davanti alla Sala Grande? E quanti film sono stati proiettati, accolti con standing-ovation o valanghe di fischi? Nell'attesa che il primo settembre la giostra della Mostra riprenda a girare, scopriamo insieme 15 per sentirsi a Venezia, molti dei quali è possibile (ri)gustarseli sulla piattaforma Infinity.

Venezia 2017: il cast sul red carpet di The Shape of Water
Venezia 2017: il cast sul red carpet di The Shape of Water

1. I VITELLONI (1953)

Wallpaper di Federico Fellini
Wallpaper di Federico Fellini

Nessuno meglio di Federico Fellini conosceva la vita di quella provincia romagnola in primis, e italiana in generale, apparentemente sonnolenta dove agli occhi dei giovani residenti succedono sempre le stesse cose. Ne I Vitelloni Rimini si fa allora triste placebo per un_ mal du vivre_ che soltanto Moraldo, reiterando cinematograficamente quanto compiuto dallo stesso regista nella vita reale, sarà capace di affrontare e (forse) vincere, salendo sul primo treno in viaggio verso l'inizio di una nuova (e vera) vita. Presentato nella selezione ufficiale della 14ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il film di Fellini mette a nudo la provincia romagnola da cui egli stesso proviene e, per mezzo dei suoi cinque sconclusionati protagonisti (Moraldo, il caciarone Alberto, l'artista senza talento Riccardo, il fedifrago Fausto e l'intellettuale Leopoldo) scriverle un'affettuosa lettera d'amore non priva di compassione verso quel mondo da cui lui stesso è scappato e nel quale all'alba del 2022 molti giovani ancora sono bloccati. I Vitelloni è uno dei film che trovate disponibili su Infinity.

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  1. IL DESERTO ROSSO (1964)
Monica Vitti ne Il deserto rosso
Monica Vitti ne Il deserto rosso

È una Ravenna ridotta a deserto industriale quella che fa da sfondo alla giovane borghese nevrotica interpretata da Monica Vitti nel capolavoro di Michelangelo Antonioni, Il deserto rosso (che trovate su Infinity). Un paesaggio parlante, quasi post-apocalittico, spogliato della sua bellezza naturale, proprio come spogliata è Giuliana della sua condotta spensierata e felice di una volta, sfumata a seguito di un incidente che la condanna a un eterno vagare alla ricerca di una via d'uscita dalla nevrosi e dall'isolamento. Leone d'oro come miglior film alla Mostra del Cinema di Venezia del 1964, in Deserto Rosso Antonioni non parla di sentimenti, perché troppo impegnato a fortificare il senso di disadattamento e di sfasatura rispetto al milieu sociale in cui vengono lasciati i suoi esistenti. Giovanna diviene così sempre più arida, svuotata dall'interno, specchio umano dell'ambiente desertico circostante. Le ripercussioni di questa rivoluzione silenziosa sono violente, perché così come il territorio ravennate, anche la psiche della protagonista non è capace ad adattarsi all'universo che cambia intorno a lei.

3. OVOSODO (1997)

Ovosodo: Marco Cocci ed Edoardo Gabbriellini in una scena
Ovosodo: Marco Cocci ed Edoardo Gabbriellini in una scena

Ci sono film che sono degli spartiacque tra le varie generazioni. I registi guardano nella propria cinepresa dando vita (e voce) alle lotte interiori, gli sbalzi umorali, le incomprensioni che investono gli adolescenti e il mondo adulto che li circonda. Un magone che prende i ragazzi tanto di ieri, di oggi e di domani, incastrato tra la gola e lo stomaco, proprio come se fosse un uovo sodo, mangiato intero con il guscio, che non va né su né giù. Ovosodo è un film senza tempo; supera i confini spazio-temporali con la forza della sua voce narrante. Con Piero, Paolo Virzì guida lo spettatore in un viaggio a ritroso che in realtà sta già narrando gli anni a venire. Un ritorno al futuro in salsa livornese elevatosi a cult giovanile per quella sua capacità di raccontare non solo l'Italia di ieri, ma anche quella che sarebbe venuta nei decenni successivi. Degno erede della Commedia all'italiana, il cinema di Virzì si fa portavoce di un'Italia laboriosa, proletaria, costretta ad affrontare una sfida sociale e politica in atto da decenni. In questa sfida, lo sguardo del regista e dello sceneggiatore Francesco Bruni si è sempre più allineato a quello dei giovani, vittime sacrificali sull'altare di decisioni sbagliate prese dalle generazioni precedenti. Giovani come prigionieri di un sistema che non li rappresenta, li ignora, il tutto mentre il magone per un futuro sempre più incerto continua a persistere, proprio come un "ovosodo" alla bocca dello stomaco. Ovosodo è tra i film passati a Venezia che trovate su Infinity.

4. 21 GRAMMI (2003)

Wallpaper del film 21 Grammi - Il peso dell'anima
Wallpaper del film 21 Grammi - Il peso dell'anima

21 grammi. Il peso dell'anima. Un'anima che durante il film di Alejandro González Iñárritu viene scossa, tormentata, lasciata in balia di una spirale di emozioni difficili da gestire, come incapaci a gestirle sono i protagonisti dell'opera. Un incrocio di drammi umani in cui nessuno rispetta lo "stop", provocando un incidente di anime perdute, conflitti rimasti irrisolti, parole tenute sospese. Al centro di 21 grammi abbiamo tre esistenze: un ex malavitoso, Jack Jordan (Benicio Del Toro) che nel tornare a casa in macchina investe e uccide un padre con le sue due bambine. A pezzi per il lutto, Cristina (Naomi Watts) dà il proprio consenso per l'espianto del cuore del marito. Il beneficiario, Paul (Sean Penn) rinasce una seconda volta e, allontanatosi dalla moglie, va alla ricerca di quella del suo benefattore. È una ruota che gira, la vita. Una ruota che in 21 grammi gira intorno a queste tre esistenze incrociatesi silenti e accomunate dal desiderio di ritrovare un senso alla propria vita. E Iñárritu racconta questa rinascita, facendosi largo tra diversi temi, come il fanatismo religioso, l'inseminazione artificiale, la donazione degli organi, la paura della morte e la sete di vendetta. Ciò che ne consegue è un'opera che scuote e svuota, lasciandosi più leggeri di 21 grammi.

5. I SEGRETI DI BROKEBACK MOUNTAIN (2005)

Heath Ledger e Jake Gyllenhaal in  Brokeback Mountain
Heath Ledger e Jake Gyllenhaal in Brokeback Mountain

È il 2005. Alla Mostra del Cinema di Venezia viene proiettato per la prima volta un film destinato a lasciare un segno indelebile nel mondo del cinema, non solo LGBT, ma in quello della Settima Arte in generale: I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee. In quei silenzi assordanti di due giovani cowboy innamorati nel Wyoming degli anni Sessanta, si nasconde tutta la forza di un amore puro, bruciante, ma drammaticamente represso. Nei panni di Jack Twist, Jake Gyllenhaal prenota il proprio posto all'interno dell'Olimpo di Hollywood. I suoi occhi ricolmi di sentimento e quelle mani brucianti di passione per Ennis Del Mar (un indimenticabile Heath Ledger) sono mitragliatrici pronte a colpire con mille e più pallottole il cuore dello spettatore. Sottomettendosi al giudizio e volere della società, in una virilità e un'eterosessualità che li lacerano, come lame taglienti, mentre ogni battito brucia loro l'anima. Svestiti della maschera di cowboy virili alla John Wayne, Ennis e Jack si fanno simboli di una lotta ai pregiudizi in nome di quel vero amore troppe volte celato agli occhi di una società dominata da ideali anacronistici e ingiusti.

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6. IL PAPÀ DI GIOVANNA (2008)

Silvio Orlando e Alba Rohrwacher in una scena del film Il papà di Giovanna
Silvio Orlando e Alba Rohrwacher in una scena del film Il papà di Giovanna

"Giovanna ha un modo di vedere le cose tutto suo": è un leitmotiv, questo, che accompagna tutti i 101 minuti del film Il papà di Giovanna. La protagonista non combatte contro la società; Giovanna (Alba Rohrwacher) combatte con i propri demoni, con una realtà interiore distorta e diversa da quella reale. Un modo di approcciarsi alla realtà imbellettato dal padre (Silvio Orlando), che la psiche debole e l'anima fragile della ragazza hanno mal interpretato, tanto da spingerla a uccidere quella sua unica amica - Marcella - rea di costituire un ostacolo tra lei e un possibile futuro d'amore. Pupi Avati torna a raccontare i giovani di quella Bologna che tanto ama e ben conosce, concentrandosi sulla loro visione più cupa, atavica, autolesionista. Ragazzi pronti a spezzarsi come vetro e destinati a sentirsi perennemente inadeguati, proprio come accade per Giovanna. La Bologna qui ritratta sarà anche quella del 1938, ma le insicurezze e l'inadeguatezza che scorrono silenti fino a creare una bolla tra il sé e gli altri, non hanno età; colpiscono i giovani dei primi decenni del Novecento, tanto quanto quelli degli anni Duemila. Il resto è un'opera delicata, a tratti lancinante, che ha commosso la giuria della 65ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, tanto da premiare Silvio Orlando con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. Questo film è disponibile su Infinity.

7. THE BURNING PLAIN (2008)

Charlize Theron in una scena del film The Burning Plain
Charlize Theron in una scena del film The Burning Plain

Sylvia è la responsabile di un ristorante di lusso a Portland. È fredda e contenuta come l'ambiente che la circonda. Mariana è una ragazzina che ha intrecciato una relazione con Santiago, dopo che un rogo si è portato via il padre di lui e la madre di lei, nella deserta pianura del New Messico. Maria è una bambina messicana che vive felice con il padre, fino a quando un incidente non cambia tutto. Trattenuto in un'unica location e svolto in tempo reale, The burning plain, (esordio alla regia dello sceneggiatore Guillermo Arriaga), conferma lo stile sensibile e profondo dell'autore, andando a indagare negli interstizi dell'esistenza in una mappa di umana eterogeneità collegata da un fiume interiore pronto a debordare. Un'esondazione che nell'opera Arriaga, come dimostra anche The Burning Plain, coincide con l'incontro con uno sconosciuto. Presentato in concorso alla 65ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il film è uno specchio di vita raccontato dal punto di vista femminile, ossia attraverso una triade composta da Charlize Theron, Kim Basinger e Jennifer Lawrence, figure coraggiose, fragili ma allo stesso tempo temerarie, crisalidi e al contempo farfalle pronte a volare via, libere. The burning plain è su Infinity.

8. SOMEWHERE (2010)

Stephen Dorff e Elle Fanning in una scena di Somewhere
Stephen Dorff e Elle Fanning in una scena di Somewhere

La vita di Johnny Marco (Stephen Dorff) è un po' come i giri che compie sulla sua macchina a inizio film. È un'esistenza circolare, che si reitera sempre uguale a se stessa. Un serpente che si mangia la coda fatta di spettacoli erotici di dubbia eleganza, brevi scappatelle, impegni sul set, il tutto avvolto da una coperta di apatia ovattata che lo isola dalla vita, quella vera, quella che vale la pena di essere vissuta. I piani-sequenza di Sofia Coppola e le inquadrature ferme rimandano visivamente all'interiorità di un uomo incapace di godersi la propria esistenza come dovrebbe, limitandosi a muoversi da un punto all'altro della città senza meta. A spezzare questa circolarità ripetuta allo svenimento, sarà l'arrivo della figlia Cleo (Elle Fanning), una boccata di aria fresca che investirà di linfa vitale l'esistenza di Johnny. I non luoghi che costituiscono la città degli angeli, perfetti alter-ego urbanistici dei non luoghi dell'anima del protagonista, adesso si colorano di vita e tenerezza. Una riconquista della propria esistenza che rischia di ritornare sulla pista circolare della monotonia precedente non appena Cleo si allontana dal padre; ci vuole tutta la forza di Johnny per non incappare negli errori che hanno caratterizzato il suo passato. Vincitore del Leone d'oro nel 2010 alla Mostra del cinema di Venezia e disponibile su Infinity, Somewhere vive sull'onda dei ricordi di una giovane Sofia Coppola nei panni della figlia del grande Francis Ford Coppola. Un'opera dai tratti autobiografici che, sebbene bistrattata dai più, merita di essere rivalutata. Un po' come la carriera del suo stesso protagonista.

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9. CARNAGE (2011)

Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly e Jodie Foster in Carnage di Polanski
Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly e Jodie Foster in Carnage di Polanski

È un kammerspiel cinico, sadico, un aspirapolvere che toglie la patina di ipocrisia che riveste la superficie delle tipiche famiglie borghese, Carnage. O, come suggerisce lo stesso titolo, una carneficina. Ma nel mondo di Roman Polanski non servono coltelli, o fendenti. Sono le parole a tagliare le carni dei propri protagonisti. In un appartamento di Brooklyn due coppie provano a risolvere un banale incidente: i loro figli adolescenti si sono confrontati incivilmente nel parco. Ricevuti con le migliori intenzioni dai coniugi Longstreet, i Cowan rispondono con fare gentile e i migliori propositi. Ma la nausea della signora Cowan è pronta all'attacco, rigettandosi sui preziosi libri d'arte della signora Longstreet. L'imprevisto svela le rispettive nature, sospendendo maschere e buone maniere, e innescando un'esilarante carneficina dialettica. Trattenuto in un'unica location, e sviluppatosi nell'arco dell'unità di tempo di aristotelica memoria, Carnage è un film nato dalle ceneri del Nodo alla gola di Alfred Hitchcock, rivelando maschere pronte a cadere, e animi supponenti e spocchiosi. Un teatro degli equivoci e dell'assurdo che trova nei propri protagonisti (Kate Winslet, Christoph Waltz, Jodie Foster e John C. Reilly) i perfetti prototipi dell'ipocrisia borghese, specchi di una realtà di cui si sentono superiori con la conseguenza di toccare il fondo con un tonfo roboante. Carnage è tra i film disponibili su Infinity.

10. SHAME (2011)

Un solitario Michael Fassbender appare isolato in mezzo a un corridoio vuoto in Shame
Un solitario Michael Fassbender appare isolato in mezzo a un corridoio vuoto in Shame

Non è un film erotico Shame. È uno sguardo violento, che denuda i propri protagonisti andando al di là del corpo, per mostrarne gli inferni interiori. Fa male la visione del film di Steve McQueen. Ti lacera dentro, Shame. L'eccitazione di osservare dal buco della serratura lascia spazio alle angosce, alle ossessioni dei propri protagonisti. Una discesa agli inferi tra diavoli tentatori che lascia il segno, svuotando il proprio pubblico, ormai in balia di un orrore psicologico che sublimemente attira e dilania. Indimenticabile la performance di un Michael Fassbender vincitore della Coppa Volpi nel 2011 per un'interpretazione lancinante, sentita, dolorosa.

11. GRAVITY (2013)

Gravity: George Clooney nello spazio in una scena del film
Gravity: George Clooney nello spazio in una scena del film

Pianeta Terra, 2014. Al Dolby Theatre di Los Angeles, un titolo ritorna prepotente sulle bocche dei presentatori: "Gravity". Il film di Alfonso Cuarón, presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia 2013 e nominato a dieci premi Oscar, dominerà in sette categorie, compresa quella di "Miglior Regia". Il regista messicano, giocando sull'unicità di tempo e spazio di azione, narra nella sua semplicità il concetto di solitudine e istinto di sopravvivenza che pervade i protagonisti nel momento in cui, a causa di una tempesta di detriti, si ritrovano a vagare soli nello spazio. Non c'è nessun pianeta da esplorare, nessun ambiente da conoscere e calpestare; lo spazio di Gravity è un immenso confessionale una stanza chiusa su se stessa, entro cui gli astronauti Ryan Stone e Matt Kowalsky (George Clooney e Sandra Bullock) offrono pensieri e ricordi indicibili. Gravity è un valzer, una danza metafisica lontana dai cliché di cinema americano che vogliono l'universo come una mappa segnalante possibili avventure, o pericoli da debellare. Seppur solo apparentemente opposto a Roma (Leone d'oro a Venezia nel 2018) per impianto visivo, Gravity non è altro che il prologo di quella ricerca intima ed esistenziale compiuta da Alfonso Cuarón nel corso degli anni. 

12. NON ESSERE CATTIVO (2015)

Non essere cattivo: Luca Marinelli in un'immagine tratta dal film
Non essere cattivo: Luca Marinelli in un'immagine tratta dal film

Ostia, 1995. Vittorio e Cesare sono legati da un'amicizia inossidabile. Cresciuti insieme in un quartiere degradato, passano le giornate drogandosi, bevendo e innescando zuffe con sbandati come loro. È partendo da un'amicizia solida, nata e cresciuta ai bordi della periferia, che prende vita l'ultimo film di Claudio Caligari. Non essere cattivo è un saggio onesto, privo di retorica, scritto con l'inchiostro di una realtà che scorre silente, con la voglia di ribaltare il proprio destino, per poi ricadere nel buio dei propri vizi. Alessandro Borghi e Luca Marinelli si fanno guide di un excursus nei luoghi oscuri non solo dell'hinterland romano, ma dell'animo umano e della società contemporanea. Un viaggio raccontato attraverso due figure di confine: una desiderosa di liberarsi dalle sabbie mobili della propria condizione, l'altra patetica per l'incapacità di farlo. Ciò che rende unico e fuori dai canoni Non essere cattivo è l'energia vitale che investe questo film dove l'imperativo "non essere cattivo" non è una scelta, ma una condizione imposta alla nascita In un contesto in cui la sopravvivenza è dettata dalla capacità di far fuoriuscire il lato peggiore di sé.

13. ARRIVAL (2016)

Arrival: Amy Adams in un momento del film
Arrival: Amy Adams in un momento del film

"Perché gli alieni sono giunti sul pianeta Terra?"; "Perché adesso?"; "Quali sono le loro reali intenzioni?". È dai tempi dell'età vittoriana che l'immaginazione umana si affida a tali quesiti per sprigionare la propria fantasia e lasciare un proprio segno spargendo il seme della fantascienza. Pur essendoci tutte le basi per considerarlo tale, Arrival non è un film di fantascienza. Denis Villeneuve designa ancora una volta un genere e lo fa suo. I primi piani su Amy Adams, la musica, gli sguardi in macchina, tutto concorre alla ricerca di un immediato impatto emotivo con il proprio pubblico, anticipando quel sottosuolo di introspezione e ricerca psicologica che finirà per caratterizzare l'intero decorso dell'opera.

Lo stesso incontro con gli alieni non ha nulla di quanto già offertoci in passato, se non la tensione e il senso di smarrimento per aver a che fare con un qualcosa, o qualcuno, a noi completamente sconosciuto. Perché, ricordiamoci, è la mancanza di conoscenza a generare sempre nell'essere umano un senso di terrore, per un'incapacità di gestione del contatto (o il dominio) con ciò che abbiamo davanti. Arrival è un collage fatto di immagini oniriche e mentali, volte a sostituire una realtà troppo difficile da comprendere con l'uso del raziocinio. È un saggio sullo stato delle cose attuali, dove la paura dell'altro, dello straniero, è diventato il vero terrore, quando è solo la paura di non essere compresi e l'incapacità di comunicare a doverci veramente terrorizzare. Arrival è tutto, meno che un film di fantascienza.

14. LA LA LAND (2016)

La La Land: Emma Stone e Ryan Gosling in un momento del film
La La Land: Emma Stone e Ryan Gosling in un momento del film

La La Land (film d'apertura della 73.esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia) è molto più di un semplice musical. Anzi, forse non è neanche da considerarsi tale. È un frammento di realtà, uno sguardo su quel misterioso universo che è l'amore, accompagnato da musiche e brani destinati a imprimessi nella memoria collettiva. Un po' come fu per il New York, New York di Martin Scorsese, anche l'opera di Damien Chazelle affida alle canzoni e ai balli il compito di dar forma ai sentimenti, ai dolori e alle gioie di una storia d'amore in tutte le sue fasi, da quella idilliaca dell'inizio, a quella tormentata della fine. Poesie di una fine dolorosa, dove gli sguardi finali sono addii silenti senza recriminazione, ma pieni di speranza per il futuro.

Da La La Land a First Man: il cinema ossessionato di Damien Chazelle

15. JOKER

Joker Joaquin Phoenix Trucco
Joker: Joaquin Phoenix si trucca da clown

"Mia mamma mi diceva sempre di sorridere e di mettermi una faccia felice", ma di felice, spensierato e ironicamente capace di ribaltare in chiave comica una situazione ad alta tensione, l'abito che veste il Joker di Todd Phillips ha poco o niente. È una veste scura la sua, dipinta con una fotografia ombrosa, crepuscolare. La paura post-11 settembre non sembra volersi rimarginare; silente si muove tra i vicoli della città incarnandosi nell'odio irragionevole e nelle decisioni incomprensibili del governo Trump. È una paura dilagante che ha intaccato nel profondo il nostro modo di vivere e i simboli della nostra cultura di massa come supereoi e maschere divistiche. E così, come il Bruce Wayne di Batman Begins, anche la nemesi dell'uomo pipistrello riplasmata dalla cinepresa di Todd Phillips gioca su una maschera tormentata di nietzschiana memoria. Come abbiamo sottolineato nella nostra recensione di Joker, il sorriso di Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) si fa ghigno catalizzatore di un popolo stanco delle ingiustizie sociali che lo schiacciano verso il baratro dell'inferno. Un saggio del buio della crisi sociale, premiato anche con il Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia del 2019 in una rivoluzione autoriale pronta a colpire anche l'universo dei cinecomic e, con essi, quello del festival veneziano.