Esponente di punta della seconda new wave di Hong Kong, erede della prima grande ondata di cineasti guidata da Tsui Hark, Ann Hui e Patrick Tam, Wong Kar-Wai ha in questi anni saputo rapidamente imporsi come nuova figura autoriale nei circuiti festivalieri sia nazionali che oltre i confini. La sua è una peculiare identità registica, capace di produrre una visione cinematografica assolutamente personale, elegante e al contempo ardita sotto il profilo estetico, lontana dagli stilemi del cinema mainstream hongkonghese ma pur sempre legata al contesto culturale e sociale di un Paese che subisce influenze e suggestioni a cavallo tra Oriente e Occidente. Nato a Shanghai nel 1958, il cineasta si trasferisce a Hong Kong all'età di cinque anni. Studente di graphic design al Politecnico della metropoli asiatica, Wong sviluppa un grande interesse per la fotografia e si avvicina al mondo dello spettacolo frequentando dopo il diploma, nel 1980, un corso di formazione dell'Hong Kong Television Broadcasts Ltd. Importanti, in prospettiva futura, le esperienze come assistente alla produzione in diversi serial televisivi e successivamente come sceneggiatore.
Wong Kar-Wai debutta dietro alla macchina da presa con un gangster movie che rievoca Mean Streets di Martin Scorsese, As Tears Go By (1988), presentato alla Settimana della Critica del Festival di Cannes nel 1989, dove ottiene i primi consensi in virtù di un potente connubio tra ricercatezza estetica e melanconico lirismo nello scandagliare i sentimenti e le vicende dei protagonisti. Una caratteristica che diventerà vero e proprio marchio di fabbrica del cineasta. A consacrare definitivamente il talento del regista è Days of Being Wild (1991), che vince cinque premi agli Hong Kong Film Awards, tra cui quello per il Miglior Film e quello per la Miglior Regia: un'opera che nuovamente destruttura e supera, con la storia di un latin lover in cerca della madre naturale, le tradizionali convenzioni di genere, contaminando in modo inedito melodramma e action movie. Inizia a consolidarsi nelle pellicole di Wong Kar-Wai un nucleo di attori feticcio, presto volti noti per l'intero pubblico mondiale come Maggie Cheung, Tony Leung, Andy Lau e Takeshi Kaneshiro. E in Days of Being Wild il filmmaker collabora per la prima volta con Christopher Doyle, direttore della fotografia australiano che, con il suo lavoro, contribuirà in maniera significativa alla maturazione della cifra stilistica e tematica di Wong, fondata su un'innovativa libertà formale, che segue le orme dell'improvvisazione e della sperimentazione fin dallo script, e soluzioni stilistiche di traboccante virtuosismo tecnico (montaggio frenetico, ralenti, step framing, uso insistito della camera a mano e di una colonna sonora prorompente) che non risultano mai sterili, ma assecondano e sostengono tormenti, pulsioni e passioni già calcati dalla nouvelle vague francese. Dall'alienazione esistenziale alla complessità della memoria e alla precarietà, se non l'impossibilità, dell'amore.
Nel 1992 comincia a girare il wuxiapan Ashes of Time (1994, proiettato nello stesso anno alla Mostra del Cinema di Venezia), e durante le pause della complessa - biennale - lavorazione del film in Cina, completa l'acclamato Hong Kong Express (Chungking Express, 1994), primo prodotto distribuito in Usa dalla Rolling Thunder di Quentin Tarantino. Nel film, articolato su due episodi, s'incrociano solitudini, speranze e disillusioni amorose di due poliziotti sullo sfondo dell'assordante e ipnotica confusione della metropoli asiatica, e in particolare del quartiere Chungking House, specchio di una contemporaneità che offre identità e classificazioni dai contorni sempre meno definiti.
Dopo Angeli perduti (Fallen Angels, 1995), terzo ideale capitolo di Hong Kong Express, Wong Kar-wai realizza Happy Together (1997), vincitore del premio per la migliore regia al Festival di Cannes, che rilancia l'universalità del travaglio amoroso e dell'amour fou, raccontando la sofferta relazione tra due gay hongkonghesi che si tradiscono, riconciliano e lasciano nell'inedita Buenos Aires.
La pellicola pre-annuncia quello che sarà l'indiscutibile capolavoro di Wong Kar-Wai, accompagnato da un globale successo di pubblico e critica: In the Mood for Love (2000), premiato a Cannes per la migliore interpretazione maschile di Tony Leung che, con Maggie Cheung, dà vita a una storia d'amore platonica e profondamente simbolica ambientata nella Hong Kong degli anni Sessanta, cesellata più dagli sguardi che non dalle parole in un racconto ellittico, dove le coordinate spazio-temporali perdono progressivamente di rilevanza nella dialettica tra presenza e assenza, visibile e invisibile. Con l'astrazione del tempo e dello spazio filmico, è l'essenzialità del melò a connotarsi di un malinconico senso di eternità. Wong Kar-Wai torna a Cannes quattro anni più tardi con il discusso, indefinito e lussureggiante 2046, seguito ideale di In The Mood for Love, di cui mutua il protagonista Chow Mo-wan-Tony Leung, il quale nel 1966 si rifugia in una stanza d'albergo per terminare un romanzo di fantascienza ambientato nel 2046, sempre assediato dal ricordo di Su Li Zhen-Maggie Cheung, l'unica che abbia veramente amato. Per Chow, e per il regista stesso, la memoria rappresenta il luogo di ricerca della realtà, ma si renderà conto che il passato non può tornare in nessun modo, nonostante si tenti disperatamente di farlo rivivere. Di Wong Kar-Wai è l'episodio più compiuto e riuscito di Eros, firmato anche da Michelangelo Antonioni e Steven Soderbergh. Nel capitolo La mano, torna l'ossessione sensuale incapace di manifestarsi attraverso l'immutabile fascinazione che un timido apprendista sarto subisce da Miss Hua, un'affascinante e avvenente prostituta d'alto bordo che le forme e il volto di Gong Li.
Nel maggio 2006 lo status ormai raggiunto dal filmaker cinese è testimoniato dalla nomina a presidente della giuria del 59° Festival di Cannes. E proprio sulla Croisette verrà presentato Un bacio romantico - My Blueberry Nights, primo film in inglese di Wong Kar-Wai con interpreti occidentali, tra cui Norah Jones, Jude Law, Rachel Weisz, Natalie Portman e David Strathairn. Un film intimistico e avvolgente che rilegge il road movie americano con la sensibilità del regista cinese.
1997 Premio Miglior regia per Happy Together
2005 Candidatura Miglior film straniero per 2046
2001 Candidatura Miglior film straniero per In the Mood for Love
2021 Recitazione
2013 Regia, Sceneggiatura, Soggetto, Produzione
2007 Regia, Sceneggiatura, Soggetto, Produzione
2004 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
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Il regista cinese fuori dalle righe Wong Kar-wai, ha firmato da poco la sua prima serie tv drammatica Blossoms Shangai come produttore.