Totò nacque il 15 febbraio 1898 a Napoli, nel quartiere Sanità: quello che sarebbe diventato uno dei più grandi comici della storia del cinema, capace di regalare un sorriso anche alle generazioni future, era il figlio della relazione clandestina tra Anna Clemente e il sarto Giuseppe De Curtis, che in principio non volle nanche riconoscere il bambino come suo figlio e lo fece solo nel 1937. La signora Anna desiderava che il giovane Totò diventasse sacerdote, ma lui preferiva frequentare i piccoli teatri di periferia per esibirsi, a soli quindici anni e col nome d'arte di Clerment, in imitazioni e piccoli sketch comici. Dopo la
prima guerra mondiale, continuò ad esibirsi in su palcoscenici di periferia, ed ebbe modo di farsi le ossa recitando senza una sceneggiatura ben definita. Frequentando il mondo dello spettacolo inoltre, il giovane Totò ebbe l'opportunità di conoscere artisti come Eduardo e Peppino De Filippo.
Nel 1922 Totò si trasferì a Roma con sua madre Anna e ottenne qualche scrittura in alcune compagnie minori, che gli affidavano spesso il ruolo del mamo, ovvero della spalla di Pulcinella. Dopo un periodo di incertezze, Totò fu scritturato da Giuseppe Jovinelli - titolare del celebre teatro che porta il suo cognome - ed iniziò ad apparire in alcuni balletti comici. Di seguito lavorò anche alla prestigiosa Sala Umberto I°, dove il suo successo crebbe notevolmente e alla fine degli anni '20 iniziò anche a imporsi a livello nazionale, recitando in spettacoli di varietà,
con i quali girava le maggiori città italiane. In quel periodo ebbe l'occasione di lavorare con Titina De Filippo e in Miseria e nobilità, di Eduardo Scarpetta, del quale sarebbe anche stato protagonista al cinema. Conobbe Liliana Castagnola, una soubrette con la quale iniziò una breve ma intensa storia d'amore, che si concluse drammaticamente con il suicidio di lei. Totò rimase così colpito da quest'episodio drammatico della sua vita, che decise di chiamare la sua unica figlia, come la sua fidanzata e soprattutto decise di farla seppellire nella cappella di famiglia.
Quando riprese a lavorare, nei primi anni '30, Totò diventò capocomico ed iniziò a portare sui palcoscenici l'avanspettacolo, ovvero uno show della durata di un'ora che andava in scena prima degli spettacoli cinematografici. Un cambiamento che si deve soprattutto all'avvento del cinema sonoro, ed al quale Totò si adeguò scrivendo lui stesso gli spettacoli, che furono portati nei teatri di tutta Italia. Nel '35 Totò sposò Diana Bandini Rogliani, e dalla loro unione nacque la
piccola Liliana e due anni dopo interpretò il suo primo film, Fermo con le mani, diretto da Gero Zambuto e prima dell'avvento della seconda guerra mondiale, ebbe l'occasione di girare altre cinque pellicole, tra cui San Giovanni decollato.
Negli anni '40 l'avanspettacolo era ormai superato dagli spettacoli di rivista del quale erano protagoniste dive come Wanda Osiris, ed in quegli anni Totò iniziò a lavorare con Anna Magnani: un sodalizio che durò fino a quando l'attrice interpretò Roma, Città aperta, il film di Rossellini che diede uno slancio notevole alla sua carriera cinematografica.
Nel dopoguerra per Totò si aprì il suo periodo d'oro: il suo successo teatrale crebbe a dismisura, ma anche sul grande schermo le cose andavano particolarmente bene: i suoi film - da I due orfanelli a Totò a Colori ottenevano sempre un grande successo di pubblico ed in quel periodo l'attore divenne così popolare che fu protagonista di numerose iniziative, non solo legate al cinema e al teatro, ma anche ai fumetti.
Ma proprio mentre sembrava che tutto stese andando a gonfie vele, l'attore si separò da sua moglie Diana e nel '52 ebbe una relazione con l'attrice Franca Faldini, che secondo alcuni pettegolezzi - mai confermati dalla Faldini - sposò in Svizzera. Dalla relazione con la Faldini, che gli restò accanto fino alla morte, Totò ebbe anche un figlio, Massenzio, che però morì poche ore dopo il parto. Nonostante la perdita del figlio lo avesse profondamente ferito, Totò decise di buttarsi a capofitto nel lavoro, ma nel '56, durante la sua ultima rivista teatrale, Totò si ammalò gravemente agli occhi: una malattia che poi si acutizzò l'anno successivo e fu costretto a rimanere immobile per un lungo periodo di tempo, quando aveva appena avuto un grande successo di pubblico con Totò, Peppino e la Malafemmina.
In seguito, nonostante la sua malattia peggiorasse - durante la lavorazione di due film aveva già subito due distacchi di retina - Totò fu costretto a lavorare per far fronte a urgenze economiche derivanti da problemi di natura fiscale consecutive alla legge Vanoni. I produttori gli affiancavano spesso dei partner, per non lasciarlo solo, e in quel periodo l'attore si prestò a qualsiasi tipo di lavoro, dalle commedie musicali alla pubblicità. Fu reclutato da Nanni Loy per un ruolo ne Il padre di famiglia, ma riuscì a girare solo la scena di un funerale, che allora sembrò un triste presagio: due giorni dopo Totò morì improvvisamente nella sua casa ai Parioli, il 15 aprile del '67, stroncato da tre infarti consecutivi.
Ai suoi funerali, che si svolsero a Napoli, partecipò una folla commossa e numerose personalità del mondo dello spettacolo, che ebbero occasione di lavorare con lui.
1967 Premio Miglior attore protagonista per Uccellacci e uccellini
1952 Premio Miglior attore protagonista per Guardie e ladri
1966 Recitazione
1966 Recitazione, Musiche
1965 Recitazione
1965 Recitazione
Adoro Totò e la sua capacità di improvvisazione, per me lui è lo Steve Jobs della comicità. Eduardo è un drammaturgo immenso che scriveva cose eccezionali. Troisi è il comico dei sentimenti perciò credo che tutti e tre mi abbiano …
Il napoletano lo si capisce subito da come si comporta, da come riesce a vivere senza una lira.
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