Silvana Mangano

Silvana Mangano
Professione: Attrice
Nata il:
23 Aprile 1930
(Roma, Italia)
Morta il:
16 Dicembre 1989
(Madrid, Spagna)
Età: 59 anni
43 anni di carriera
35 film e serie tv
6 premi

Biografia di Silvana Mangano

Procace. Elegante. Dotata di una bellezza statuaria e di un corpo giunonico. Di uno sguardo intenso e di mediterranea sensualità. Silvana Mangano nasce a Roma il 21 aprile 1930 da Amedeo, umile macchinista ferroviario siciliano, e Jakie, una riservata casalinga inglese. Suo fratello Roy Mangano è invece un noto tecnico del suono. Risollevata dalla miseria della Seconda Guerra Mondiale, Silvana inizia a studiare danza (per sette anni) e recitazione - per pagarli lavora come modella - fin dai primi anni dell'adolescenza. È proprio durante uno di questi corsi che incontra il suo primo grande amore, l'attore Marcello Mastroianni, al quale rimarrà legata per una dolce ma breve relazione che lei stessa, col passare degli anni, così ricorda: 'Ci conosciamo da sempre. A Roma da ragazzi abitavamo nello stesso quartiere, innamorati. Io sedici anni, lui ventidue. Marcello non lo ha mai dimenticato, anche perché una volta mentre ci baciavamo su una panchina, sorprese un guardone, lo affrontò, gli tirò un pugno, quello si scansò... e Marcello colpì un tronco d'albero. Così negli anni ogni volta che quel pollice gli ha fatto male si è ricordato di me'. Trasferitasi a Milano, segue dei corsi di danza classica presso la Jia Ruskaya e, notata dal famoso costumista francese Georges Armenkov per la sua armonia fisica, dopo un po' di titubanza si lascia convince a partire per la Francia per lavorare come indossatrice presso la maison Mascetti. Ed è proprio nella nazione d'oltralpe che comincia la sua avventura cinematografica: il suo debutto è infatti come comparsa nella pellicola francese Le jugement dernier (1945) di René Chanas. Scoperta la sua vocazione, rientra in Italia, e forte della sua bellezza fiera, a 17 anni partecipa nei pressi di Stresa alla competizione di fascino femminile più famosa del nostro paese, "Miss Italia". A vincere è però un'altra bellezza che diverrà poi star cinematografica, Lucia Bosé, anche se Silvana ha la fortuna di conoscere, all'interno della manifestazione, alcune sue amiche che le rimarranno accanto per il resto della vita: la terza classificata Gina Lollobrigida - con la quale recita come comparsa nel suo secondo e terzo film, L'Elisir d'amore (1946) di Mario Costa e Il delitto di Giovanni Episcopo (1947) di Alberto Lattuada - l'esclusa Eleonora Rossi Drago e la seconda classificata Gianna Maria Canale.

Appena diciannovenne si presenta nella sede della Lux Film per il provino del film neorealista Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis. Di fronte ad un'enorme folla di ragazze, il regista non ne seleziona nemmeno una. Silvana non viene scelta perché, a detta del regista, 'si presentò con i capelli cotonati, molto truccata e vestita in maniera vistosa'. Dopo qualche tempo però, in una giornata uggiosa, mentre la giovane cammina per via Veneto, si scontra all'angolo di un palazzo con lo stesso De Santis che, senza ombrello, cammina rasente al muro per non bagnarsi. Con una rosa in mano a donarle quasi un tocco pittoresco, vestita in maniera semplice, con i capelli completamente bagnati ed assolutamente senza trucco, Silvana colpisce profondamente il lato estetico del regista, che la riconosce immediatamente e la invita a sottoporsi ad un secondo provino: decisivo, perché diventa la protagonista del film che ottiene uno straordinario successo internazionale e renderà l'attrice famosa in tutto il mondo (i critici americani, ad esempio, urlano a una nuova Rita Hayworth italiana). Bella e sfacciata fumatrice, maglietta attillata, shorts a vita alta e calze nere a metà coscia ad esaltare la sua figura mediterranea, fazzoletto in testa e fotoromanzo in mano, Silvana viene notata per il suo temperamento d'attrice così come per le sue splendide doti fisiche, e si trasforma presto in icona sexy nazionale del mondo dello spettacolo nel dopoguerra, con la forte gelosia delle colleghe. Sul set di Riso amaro fa anche due importanti conoscenze: quella con l'attore Vittorio Gassman, che diventa suo grande amico e confidente, e quella col produttore cinematografico - che sarà il suo vero Pigmalione - Dino De Laurentiis, che si innamora follemente di lei. È anche il periodo in cui frequenta lo scrittore Italo Calvino ed è sommersa da proposte di lavoro provenienti da Hollywood, soprattutto quella del regista Alexander Korda, che però rifiuta sempre. Resta quindi in Italia dove, nel 1949, gira il Cagliostro di Gregory Ratoff e Il lupo della Sila di Duilio Coletti sempre accanto a Gassman, intorno al quale girano voci che lo vogliono come suo fidanzato, ma il 17 luglio dello stesso anno sposa Dino De Laurentiis, con il quale avrà quattro splendidi figli: Veronica (che diventerà anche lei attrice), Raffaella (futura produttrice), Federico (regista di documentari) e Francesca (anch'essa regista). Nonostante le apparenze, trapelano voci sulla sua esasperante freddezza sia nei confronti del marito che dei figli, i quali hanno sempre criticato il suo distacco definendola una "madre fantasma". Il matrimonio le dona però una nuova immagine, quella di attrice bella ed estremamente sofisticata, ed è proprio il marito produttore a far muovere rapidamente la propria carriera di interprete. Inoltre, entra in competizione con altre due maggiorate italiane che in quegli anni spopolavano sul grande schermo: l'amica Gina Lollobrigida e la rivale Sophia Loren.

L'anno successivo, all'età di 20 anni, Silvana lavora con Amedeo Nazzari in Il brigante Musolino di Mario Camerini, remake dell'omonima pellicola di Elvira Notari. L'attrice gestisce in modo oculato e attento la sua carriera, sapendo scegliere i copioni adatti così da allontanarsi dalla fisicità erotica dei primi film verso personaggi psicologicamente più complessi ed eterei, come la ballerina di night-club che si fa suora nel film Anna (1951) di Alberto Lattuada, dove balla il famoso El negro Zumbon (Nanni Moretti lo ricorderà quarant'anni più tardi inserendo la scena in Caro Diario). Partecipa anche a Il più comico spettacolo del mondo (1953) di Mario Mattoli, nel quale lavora accanto al grande Totò, il Mambo (1954) di Robert Rossen, di nuovo fianco a fianco all'amico e collega Vittorio Gassman, e ne L'oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica, che segna definitivamente la fine dei ruoli "estetici". Per il regista infatti, Silvana interpreta Teresa, un'eterea donna tragica ansiosa di riscatto e carica d'intensità emotiva, personaggio che le permetterà di vincere il Nastro d'Argento come migliore attrice protagonista. È anche l'anno della partecipazione alla sua prima opera internazionale, l'Ulisse di Mario Camerini, dove lavora accanto a nomi del calibro di Kirk Douglas ed Anthony Quinn nella duplice veste di Penelope e Maga Circe, che la consacrano a diva del cinema. Tre anni più tardi Giuseppe De Santis la rivuole nel drammatico Uomini e lupi (1957) per affiancare un ancora immaturo Yves Montand e l'esperto Guido Celano. Il film ha un grande risalto giornalistico perché, durante una pausa della lavorazione, nelle montagne della Majella, in Abruzzo, la Mangano viene assalita da uno dei lupi utilizzati per le scene, sfuggito al proprio domatore. Celano, rischiando la propria incolumità, riesce a bloccare l'animale, che viene poi abbattuto da un cacciatore che si trova nella zona.

Nel 1958, in Francia, viene acclamata ne La diga sul Pacifico di René Clément, pellicola tratta da un romanzo di Marguerite Duras, dove lavora accanto ad Anthony Perkins e di nuovo con Celano, e dopo aver rifiutato più volte di recitare con Marcello Mastroianni, partecipa al film La tempesta di Lattuada. Nel frattempo si fa più acceso lo scontro con la Loren: entrambe maritate con produttori (suo marito Carlo Ponti era socio di De Laurentiis), puntano gli occhi su Hollywood. A vincere sarà la Sophia nazionale che con La ciociara (1960) e il conseguente Oscar in mano, segna il punto definitivo a suo favore. Silvana decide allora di rappresentare, assieme a Claudia Cardinale, l'attrice degli italiani, rifiutando parecchi contratti con l'estero.

Dalla fine degli anni cinquanta, nonostante il suo carattere schivo e riservato, Silvana si cimenta anche nei ruoli della commedia, dando prova della sua versatilità nelle vesti della prostituta Costantina ne La grande guerra (1959) di Mario Monicelli, con Alberto Sordi e - di nuovo - Vittorio Gassman, o in quelle della popolana in Crimen (1961) di Mario Camerini.

Grazie proprio a La tempesta e La grande guerra, Silvana Mangano è declamata "gran dama" del cinema italiano, a delineare una carriera che, nonostante la non abbondanza di titoli, coincide coi momenti più importanti della storia del cinema nazionale: dal neorealismo alla commedia all'italiana, passando poi per il cinema d'autore. Disgraziatamente, lo sfolgorio che emana sul grande schermo non coincide però con quello che è in realtà la sua vita privata. Il matrimonio è infatti sempre più infelice, e non usa appellativi romantici col marito, chiamandolo con un freddo "De Laurentiis". La vita coniugale è tremendamente soffocante, e per sfuggirle la Mangano si chiude in se stessa, diventando formale ed algida, perfino coi figli che la vedono solo di sfuggita (in casa è sempre reclusa nella sua camera da letto), inghiottita dal suo silenzio e con un forte odio verso il mondo, tanto da tentare il suicidio. Silvana vive infatti in un mondo tutto suo fatto di angosce, insicurezze e insoddisfazioni. Lei stessa dice di sé: 'Non mi piaccio. Se una parrucca di scena è bella, la vedo imbruttita dalla mia faccia, se è bello un costume, lo vedo imbruttito dalla mia figura. Come attrice mi sono improvvisata, recitazione non l'ho mai studiata. Ho sempre provato il timore di essere inadeguata'.

Il cinema statunitense continua a reclamarla a gran voce, e Silvana si presta solo per Jovanka e le altre (1960) di Martin Ritt, dove interpreta una donna slava che lotta contro le forze naziste, accettando addirittura di tagliare a zero i suoi lunghi capelli per la parte. Fatale, becera, nobile, teatrale, intima, Silvana arriva a conquistare anche gli Stati Uniti che, l'11 aprile 1960, le offrono una copertina su "Life". Lo stesso anno, Federico Fellini le propone di recitare a fianco di Mastroianni nel capolavoro La dolce vita ma De Laurentiis, forse per gelosia, la spinge a rifiutare la parte, che viene così interpretata da Anouk Aimée.

Nel 1961 partecipa a Una vita difficile di Dino Risi, Il giudizio universale di Vittorio De Sica dove stringe amicizia con Alberto Sordi, cui resterà affezionata per tutta la vita, e Barabba di Richard Fleischer (di nuovo accanto ad Anthony Quinn, Vittorio Gassman e Guido Celano). Il 1963 è invece l'anno de Il processo di Verona di Carlo Lizzani, che le farà conquistare il suo secondo Nastro d'Argento come miglior attrice protagonista: con la notevole interpretazione del personaggio di Edda Ciano, inoltre, Silvana inizia a cimentarsi con ruoli sempre più tormentati, introspettivi e raffinati. Prosegue comunque il lato della commedia in coppia con Sordi (che si dirà essersi perdutamente innamorato di lei) lavorando con il regista Tinto Brass - prima che questi si dedicasse al genere erotico - in La mia signora (1964) e ne Il disco volante (1964), con Alessandro Blasetti in Io, io, io... e gli altri (1966) dove rincontra finalmente un più gagliardo Marcello Mastroianni (ma la fiamma non si riaccende) ed è diretta sempre da Sordi nel satirico Scusi, lei è favorevole o contrario? (1966).

Negli anni dal 1967 al 1974, Silvana Mangano ha l'opportunità di mostrare il suo talento in modo definito, guidata da due maestri quali Pier Paolo Pasolini e Luchino Visconti, che hanno compreso ed intuito il suo modo di recitare. Il marito produttore confeziona quindi su misura per lei il film a episodi Le streghe (1967), sul cui set, per la prima volta, viene diretta dai due registi. Diviene poi una splendida Giocasta nel film Edipo re (1967), interpreta una madre snaturata ed ipocrita in Teorema (1968) con Massimo Girotti e Terence Stamp, - tra i due trova del tempo anche per partecipare a Capriccio all'italiana (1968) accanto a Totò - quindi un cameo nelle vesti della Madonna ne Il Decameron (1971) (la sua partecipazione straordinaria in questo film, dove compare solo per pochi secondi, è da considerarsi come una sorta di "risarcimento affettivo" dell'amico Pasolini che conosce la delusione della Mangano per le dure critiche mosse al precedente Teorema). Abbandona quindi Pasolini e recita nella commedia Lo Scopone scientifico (1972), considerato da alcuni il capolavoro di Luigi Comencini, attorniata da Alberto Sordi, Bette Davis e Joseph Cotten, e con il quale vince il David di Donatello come miglior attrice. Prima di collaborare con Visconti, Silvana partecipa a Scipione detto anche l'africano (1971) di Luigi Magni. È Luchino, però, a dargli l'aria aristocratica, quasi come un'investitura, in Morte a Venezia (1971) che, nel ruolo della madre di Tazio, le frutterà il suo terzo ed ultimo Nastro d'Argento come miglior attrice non protagonista. Sua musa, Visconti la vuole anche in Ludwig (1973) accanto a Helmut Berger e Romy Schneider, e Gruppo di famiglia in un interno (1974), con Burt Lancaster, Claudia Cardinale e nuovamente Helmut Berger. Se in Morte a Venezia il suo personaggio rappresenta l'apoteosi di una struggente bellezza, raffinata e malinconica, nell'ultima pellicola diretta da Visconti interpreta invece il ruolo di una donna molto più volgare, spingendo la sua recitazione a toni sovraccarichi mai sperimentati prima.

Segue qualche anno di pausa e di riposo ma la sua depressione si aggrava: il 15 luglio 1981 infatti, suo figlio Federico, spronato dal padre nella carriera di regista documentarista, muore a soli ventisei anni in una tragedia aerea sui cieli di Bristol Bay, in Alaska, durante la realizzazione di un documentario. Silvana si perde allora in se stessa, e dopo aver accettato, spinta fortemente dalla figlia Raffaella, produttrice del film, il ruolo della Reverenda Madre Ramallo del Trio del Bene-Gesserit in Dune (1984) di David Lynch, si separa dal consorte (che intanto ha una nuova compagna) per vivere tra Parigi e Madrid con la figlia Francesca, dove produce arazzi. Scopre di avere un tumore allo stomaco, e ciò la spinge a vivere ancora di più in solitudine. Nel 1987, intuendo la sua morte vicina, partecipa al suo ultimo film, il capolavoro Oci ciorne di Nikita Mikhalkov, dove lavora con l'amico Mastroianni e si riappacifica col marito. Due anni più tardi, il cancro in metastasi porta un'emorragia cerebrale, e muore il 16 dicembre a Madrid.

Film più famosi di Silvana Mangano

Locandina di Riso amaro

Riso amaro

1949 Recitazione

Locandina di La grande guerra

La grande guerra

1959 Recitazione

Locandina di Morte a Venezia

Morte a Venezia

1971 Recitazione

Locandina di Il decameron

Il decameron

1971 Recitazione

Locandina di Teorema

Teorema

1968 Recitazione

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Premi e nomination per Silvana Mangano

David

1973 Premio Miglior attrice protagonista per Lo scopone scientifico

1967 Premio Miglior attrice protagonista per Le streghe

1963 Premio Miglior attrice protagonista per Il processo di Verona

Nastri

1955 Premio Miglior attrice protagonista per L'oro di Napoli

1972 Premio Miglior attrice non protagonista per Morte a Venezia

1964 Premio Miglior attrice protagonista per Il processo di Verona

Film e Serie TV più recenti di Silvana Mangano

Locandina di Oci ciornie

Oci ciornie

1987 Recitazione

Locandina di Ludwig

Ludwig

1972 Recitazione

Locandina di Lo scopone scientifico

Lo scopone scientifico

1972 Recitazione

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Generi più ricorrenti

Drammatico 44%
Commedia 44%
Avventura 9%
Musicale 3%

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