Nasce a Amsterdam il 18 luglio 1938 il più grande regista della storia del cinema olandese: Paul Verhoeven. Personaggio inusuale, verace e provocatore, Verhoeven arriva al cinema per vie poco convenzionali. Laureatosi in fisica e matematica, si arruola nella Marina dove si dedica al documentarismo. Finito il servizio militare comincia a lavorare in televisione, dove dirige una serie medievale intitolata Floris che rappresenta anche l'inizio del suo lungo e proficuo sodalizio con l'attore Rutger Hauer. Distante dai temi più caratteristici del regista olandese, Floris mostra però già la potenza della regia di Verhoeven, affilata e essenziale allo stesso tempo.
Arrivato al primo lungo nel 1971, dopo una serie di cortometraggi tra cui spicca De Worstelaar, Verhoeven conosce subito il successo grazie alla commistione tra commedia e erotismo in Gli strani amori di quelle signore. Ma sono i seguenti Fiore di carne e Kitty Tippel... quelle notti passate sulla strada sempre a tematica erotica, a far notare il regista olandese all'estero e a decretarne lo statuto di grande artista in patria. È qui infatti che prende corpo il percorso autoriale di Verhoeven capace di un cinema estremamente spettacolare, ma mai di facile lettura, a causa dell'ambiguità dei suoi personaggi, sempre pronti a disattendere le aspettative dello spettatore. Nel 1979 si confronta con l'eroe nazionale olandese della seconda guerra mondiale in Soldato d'Orange, opera fluviale costruita sul talento di Hauer e concepita inizialmente come film per la televisione, nella sua versione più lunga. Negli States cominciano a guardare con interesse al regista olandese che intanto firma altri due film violenti e morbosi come Spetters e il thriller Il quarto uomo.
È proprio l'abilità di Verhoeven di spaziare tra i generi mantenendo una forte coerenza a permettergli il salto verso il cinema americano, avvenuto prima attraverso un ibrido produttivo non particolarmente riuscito come L'amore e il sangue e successivamente con il grande successo di Robocop che dimostra come sia possibile trovare un proficuo equilibrio tra necessità commerciali e impronta autoriale. L'ennesima dimostrazione viene nel 1990 dal costosissimo Atto di Forza che conferma le abilità di Verhoeven nella fantascienza.
Ma è il 1992 l'anno della sua incoronazione assoluta, grazie a Basic Instinct, thriller del decennio, reso noto dalle nudità della Stone e dalle scene di sesso, più che dalla grande regia dell'olandese. Giunto all'apice inizia la fase discendente di Verhoeven, almeno sulla carta, visto che il sottovalutato Showgirls è ancora una volta un provocatorio film sul tema del doppio e sul ribaltamento delle attese e il successivo Starship Troopers - Fanteria dello spazio è un vero e proprio manifesto di rabbiosa e trascinante irriverenza. Non è assolutamente così trascurabile neanche l'ultima regia dell'olandese a Hollywood, quel L'uomo senza ombra accolto con ingiustificato livore. Nel 2006 Verhoeven torna in patria per girare Black Book, film che l'olandese aveva in cantiere da decenni come ideale prosecuzione dell'epopea di Soldato d'Orange. E ancora una volta riesce a sorprendere per lucidità e una durezza ammirabile, raccontando l'occupazione nazista senza facili manicheismi o inutili piagnistei.
2018 Candidatura Miglior film non in lingua inglese per Elle
2007 Candidatura Miglior film non in lingua inglese per Black Book
1998 Candidatura Miglior regista per Starship Troopers - Fanteria dello spazio
1993 Candidatura Miglior regista per Basic Instinct
1991 Candidatura Miglior regista per Atto di forza
1988 Premio Miglior regista per Robocop
2021 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2016 Regia
2006 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2000 Regia
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