Julia Jean Mildred Frances Turner, poi ribattezzata Lana, nasce a Wallace, Idaho, l'8 Febbraio 1921. Perso il padre a soli 10 anni (ucciso durante una rapina), si trasferisce con la madre a Los Angeles. Qui, appena sedicenne, viene notata per la sua bellezza da un giornalista che la segnala a Zeppo Marx, allora agente cinematografico: questi la introduce al regista Mervyn LeRoy che le dà subito una parte nel film Vendetta (1937). La sua apparizione, seppur limitata all'inizio della pellicola, è folgorante: rivolge sguardi maliziosi a un suo professore, cammina sfrontatamente in strada mostrando innata sensualità e quindi viene uccisa a scuola per un delitto a sfondo sessuale. È nata una stella.
Hollywood subito la usa in parti che esaltino la sua, ancora acerba, arte seduttiva. E all'inizio degli anni Quaranta, anche in virtù della nuova acconciatura biondo platino (il suo colore naturale era il rosso), Lana Turner entra nel ristretto olimpo del divismo della Hollywood classica. Film cruciale in tal senso è Le ragazze delle follie (1941) di Robert Z. Leonard, dove è una girl della rivista Ziegfeld, rovinata dal successo. Il personaggio, tra i migliori della sua carriera, le permette di evidenziare delle doti drammatiche non scontate, vista la giovane età. Meno gratificanti sono i ruoli immediatamente successivi (Il dottor Jekyll e Mr. Hyde e Se mi vuoi sposami nel 1941, Sorvegliato speciale nel '42), dove si limita ad essere sparring partner del protagonista maschile di turno. L'apice della popolarità lo raggiunge perciò nel '46 con Il postino suona sempre due volte di Tay Garnett, in cui è una femme fatale che si redime troppo tardi. Questo ruolo rimarrà impresso negli occhi del pubblico e dei produttori che, forse per troppo tempo, continueranno a vederla solo come una seduttrice senza scrupoli.
Non a caso nel '48 è la perfida Milady ne I tre moschettieri di George Sidney. Nel decennio successivo però riuscirà a emanciparsi dal character cucitole addosso, prima con Il bruto e la bella (1952) di Vincente Minnelli, in cui recupera il "maledettismo" già mostrato ne Le ragazze delle follie, poi con Le piogge di Ranchipur (1955), dove da carnefice si fa vittima, quindi con I peccatori di Peyton (1957), per cui ebbe l'unica nomination all'Oscar della carriera. Nel frattempo, con Amanti latini (1953) comincia a frequentare, pur senza grandi risultati, il terreno della commedia sentimentale. Del resto che la vita sullo schermo debba riflettere in qualche modo la tragicità della sua vita reale è forse scritto nel destino: nel '58 sua figlia uccide il gangster Johnny Stompanato, amante della Turner.
È un tipico caso da Hollywood Babilonia, parafrasato ne Lo specchio della vita (1959) di Douglas Sirk in cui, probabilmente nel suo miglior ruolo, la Turner è una famosissima attrice che trascura gli affetti familiari. In parte per i drammi privati in parte per l'età, negli anni Sessanta dirada le sue apparizioni. Nel '66 però riesce a lasciarci un commovente testamento artistico: si tratta di Madame X, in cui è di nuovo una madre troppo "libera" che viene condannata a una terribile nemesi. Qui la Turner lavora addirittura sul suo volto che, al culmine della perdizione, si deforma in una maschera tragica. In seguito recita saltuariamente in TV e in film ormai dimenticati. Muore di cancro alla gola il 29 Giugno del 1995.
Se nella vita privata ha dato scandalo (si è sposata otto volte e ha avuto numerosi e celebri amanti), in quella cinematografica ha forse incarnato, al di là del physique du rôle da dark lady, una sorta di femminista ante litteram, sconfitta dall'indole troppo indipendente.
1958 Candidatura Miglior attrice protagonista per I peccatori di Peyton
1966 Recitazione
1952 Recitazione
1948 Recitazione
1946 Recitazione
Non posso affrontare il pubblico o iniziare la giornata senza vodka
Un gentiluomo è semplicemente un lupo paziente
La storia del gangster che fu l'amante di Lana Turner, sarà raccontata in un film diretto da Adrian Lyne ed interpretato da Keanu Reeves e Catherine Zeta Jones.