Nato a Kobe, in Giappone, il 19 luglio 1955 Kiyoshi Kurosawa si è ritagliato negli anni, dopo una lunghissima gavetta, una giustificata rispettabilità come regista di genere, in particolare di horror. Durante gli studi in sociologia alla Rikkyo University, Kurosawa si interessa di cinema e inizia a realizzare, da studente, i suoi primi cortometraggi in 8mm, uno dei quali gli permette di vincere un importante premio al Pia Film Festival nel 1980. Successivamente diventa assistente e aiuto regista di numerose opere, fino al suo debutto alla regia nel 1983 con Kandagawa Wars, film erotico ascrivibile al genere pinku eiga, molto in voga in Giappone in quegli anni. Due anni più tardi gira ancora un pinku dal nome The Excitement of Doremifa Girl, a cui seguono una serie di straight-to-video di basso profilo.
La svolta nel 1997; dopo anni di anonimato, il regista giapponese intraprende la strada dell'horror e gira Cure, portando nuova linfa vitale a un genere che necessitava di una violenta sterzata. Siamo all'alba del j-horror</b, genere che prima della cannibalizzazione occidentale fu capace di numerosi titoli di grandissimo livello e Kurosawa si dimostra maestro del genere, tracciandone le coordinate essenziali, ma aprendosi contemporaneamente alla contaminazione. L'horror diventa quindi la cifra essenziale del cinema di Kurosawa anche quando si muove su altre tematiche, come negli yazuga eiga Serpent's Path e Spider's Gaze del 1998, o in Charisma dell'anno successivo. È il periodo d'oro del regista che firma Seance nel 2000 e l'anno seguente Kairo, uno dei suoi film più noti, di certo quello dove è esibita in modo più chiaro l'estetica personale di Kurosawa.
Meno riusciti i successivi Doppelganger e Loft, incapaci di prendere una strada precisa e efficace. Di tutt'altra pasta invece Retributio del 2006 che raggiunge l'importante vetrina del Festival di Venezia e ri-aggiorna i temi di Cure e Kairo, dimostrandosi capace di gettare una nuova strada per il j-horror, in tempi di remake e film derivativi. Ma la febbre del rifacimento si abbatte collateralmente anche su Kurosawa stesso, "omaggiato" dal pessimo remake americano di Kairo, intitolato Pulse. Abbandonato almeno provvisoriamente l'horror, Kurosawa svolta verso il melodramma e trova il festival di Cannes con il recentissimo Tokyo Sonata, convincente ritratto del Giappone contemporaneo raccontato attraverso il filtro di una famiglia disfunzionale.
2015 Premio Un Certain Regard - Premio alla regia per Journey to the Shore
2008 Premio 'Un Certain Regard' - Premio speciale della giuria per Tokyo Sonata
2020 Premio Leone d'argento per la miglior regia per Wife Of A Spy
2013 Premio Premio per la migliore regia per Seventh Code
2006 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2006 Soggetto
2016 Regia, Sceneggiatura, Soggetto
2016 Regia, Sceneggiatura
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