Marion Morrison, in arte John Wayne, naque nel 1907 in una città dell'Iowa da una famiglia di origini scozzesi e irlandesi. I suoi genitori si trasferirono in California quando Marion aveva solo quattro anni e lo fecero studiare nelle migliori scuole dello stato. All'università si distinse anche in ambito sportivo ed entrò nella squadra di football della scuola: questa attività gli permise di lavorare a Hollywood come collaboratore di Tom Mix, al quale vendeva i biglietti delle partite in cambio di piccole parti come stuntman. La prima parte importante la ottenne ne Il grande sentiero diretto da Roul Walsh nel 1930; il regista gli diede anche il nome d'arte di John Wayne. Nello stesso periodo conobbe John Ford: i due sarebbero diventati grandi amici ed avrebbero iniziato una lunga collaborazione artistica che avrebbe prodotto tra i maggiori capolavori del cinema americano, in particolare per quanto riguarda il genere western.
Nel 1939 Ford diresse Ombre rosse offrendo a Wayne il ruolo di protagonista. Ruolo che lanciò definitivamente l'attore, facendo decollare la sua carriera. Ben presto sarebbe diventato il divo più famoso della Hollywood classica, nonché una vera e propria icona di un'America energica e pragmatica, ma al contempo leale. Si fece identificare soprattutto con personaggi positivi, duri dall'animo nobile e risoluto, in genere cow-boy solitari, ufficiali dell'esercito statunitense o sceriffi dai metodi spicci. E' pur vero che, sotto la guida di molti registi, su tutti l'amico John Ford, Wayne seppe incarnare anche personaggi ben diversi, più tormentati e sfaccettati (da ricordare le parti da protagonista nei drammi fordiani Un uomo tranquillo, L'uomo che uccise Liberty Valance e Sentieri selvaggi). Tentò di arruolarsi in occasione della seconda guerra mondiale, ma fu respinto dall'esercito perché padre di quattro figli. Nel 1944, fedele alle sue idee conservatrici, fu tra i principali fondatori della "Motion Picture Alliance for the preservation of American Ideals e ne divenne anche presidente. L'anno dopo divorziò dalla sua prima moglie, Josephine Saenz, e poco dopo sposò Esperanza Bauer. Anche il secondo matrimonio fallì dopo alcuni anni e Wayne si sposò per la terza volta con Pilar Palette.
Il 1955 fu un anno importante: durante le riprese di Il conquistatore lavorò nel deserto del Nevada, che era stato teatro di esperimenti atomici. L'attore, insieme ad altri membri della troupe, riportò in seguito gravi danni alla salute che si prolungarono fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1960 produsse e diresse La battaglia di Alamo, ambizioso progetto che si proponeva di portare sul grande schermo il celebre massacro di Fort Alamo perpetrato ai danni di un pugno di volontari americani capitanati da Davy Crockett, figura verso la quale il divo aveva sempre nutrito una notevole stima. Il costo della produzione salì a cifre esorbitanti e Wayne, che aveva impegnato quasi tutto il suo capitale, dovette chiedere aiuti finanziari anche a John Ford. Il kolossal non ebbe il successo sperato e la produzione rischiò la bancarotta. Otto anni dopo Wayne sarebbe tornato dietro la macchina da presa per la seconda ed ultima volta con Berretti verdi, war-movie in favore dell'intervento americano in Vietnam che fu aspramente criticato dai pacifisti.
Nel 1969 vinse l'unico Oscar della sua carriera vestendo i panni di Ruster Cogburn in Il grinta diretto da Henry Hathaway. Nel suo ultimo film, Il pistolero (1976) di Don Siegel, interpreta un abile ed anziano tiratore malato di cancro: John Wayne recitò la parte consapevole di avere davvero un tumore, dovuto (si pensa) all'esposizione alle radiazioni subita durante le riprese di Il conquistatore. Sarebbe deceduto l'11 giugno 1979. L'anno dopo il presidente Carter gli conferì la "Medaglia presidenziale della libertà", uno dei più alti riconoscimenti civili.
1970 Premio Miglior attore protagonista per Il grinta
1961 Candidatura Miglior film per La battaglia di Alamo
1950 Candidatura Miglior attore protagonista per Iwo Jima, deserto di fuoco
1970 Premio Miglior attore protagonista (dramma) per Il grinta
1966 Premio Premio Speciale Cecil B. DeMille
1974 Recitazione
1973 Recitazione
1972 Recitazione
1969 Recitazione
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