Jovanotti è il protagonista della puntata di stasera di Vite - L'arte del possibile, in onda su Sky TG24 alle 20:45. L'artista è stato intervistato dal direttore Giuseppe De Bellis per il secondo ciclo di incontri dedicato a grandi italiani che hanno raggiunto il successo internazionale.
Lorenzo Cherubini, in arte 'Jovanotti', il protagonista del nuovo ciclo di "Vite - L'arte del possibile", in onda su Sky TG24 giovedì 26 gennaio alle 20:45. L'artista si racconta a Giuseppe De Bellis in un luogo da lui molto amato, casa degli Atellani, la vigna di Leonardo da Vinci a Milano, "una meraviglia, uno dei posti più belli del mondo, ed è anche piuttosto sconosciuto, perché io stesso l'ho scoperto per caso" ha spiegato l'artista al suo interlocutore.
Una storia - quella di Jovanotti - che inizia nel pieno centro di Roma, all'ombra della cupola di San Pietro, con un'infanzia che ricorda come "felice e piena d'amore. Una famiglia numerosa, quattro figli, mio babbo faceva l'impiegato in Vaticano" e una madre che sembra aver acceso in lui quell'energia creativa che ha contraddistinto una carriera lunga oltre 40 anni ("la tristezza di mia mamma per me è stata forse il motivo più forte per il quale ho sentito il richiamo dell'attitudine a portare allegria").
Crescere, scorgendo dalla finestra le mura dello Stato Pontificio con la curiosità e la meraviglia di un bambino, lo lega a doppio filo alla storia di quell'istituzione in cui per anni aveva lavorato il padre ("mio padre in Vaticano lo conoscevano tutti, perché era un tipo simpatico") tanto da far realizzare un 'mate' per Papa Francesco in persona ("da un artista di Buenos Aires che realizza dei 'mate' artigianali molto belli. Ce l'ho lì, incartato. Spero di darglielo").
La vera svolta arriva però a Milano, una città che per lui "è stata un po' l'America", così diversa dalla sua Roma ("la città più bella del mondo, la città più incredibile, più stratificata, più pazza"), che gli appariva "più europea, più affacciata verso un mondo che mi attraeva" e dove poter far esplodere il suo talento. Ancora giovanissimo viene notato da Claudio Cecchetto che lo lanciò verso il grande pubblico ("era un po' il Re Mida della musica Pop e della TV dei ragazzi. Mi misi nelle sue mani completamente mettendoci tutta la mia energia").
Da lì, il successo e la capacità di reinventare la musica pop italiana, esplorando più generi, sperimentando, dando vita ad uno stile iconico, tutto suo. Roma, Milano, Cortona, dove oggi risiede, sono i 'suoi' luoghi, in una vita girovaga. "Spesso i cantanti hanno un luogo che li identifica fortemente - dice - Io non ce l'ho un posto dal quale vengo", ma afferma di averli amati tutti, contaminandosi con la loro bellezza.
Ma la storia di Jovanotti è anche quella di una creatività senza eguali, capace di reinventarsi nel tempo, senza mai fermarsi. ("Guardo avanti, perché comunque mi sento molto creativo, anzi mi sento all'inizio della creatività, che è forse la fase magica. Sento desiderio di essere creativo e il desiderio è la spinta iniziale di tutto").
Showman a tutto tondo, in grado di riempire stadi e palazzetti, ma che al tempo stesso non dimentica cosa significhi sentirsi soli ("il caos mi piace, il casino mi piace, la folla mi piace, ci sto bene, mi perdo, mi fondo. Però questa cosa si nutre ed è la stessa cosa della solitudine, perché non c'è un luogo dove sei più solo che sul palcoscenico") e che non ha mai smesso di mettersi in gioco, come con il progetto del 'Jova Beach Party', in poco tempo già diventato un cult dell'estate italiana e che egli stesso definisce "una botta di vita". "Mi rendevo conto - spiega - che quella cosa lì si poteva solamente vivere. Non si può descrivere, si può amare, si può criticare, se ne può parlare, ma essere lì, in quel momento insieme, era unica".