Una diva e una donna straordinaria. È quello che traspare in Virna Lisi: La donna che rinunciò a Hollywood, il film documentario scritto e diretto da Fabrizio Corallo che, nel giorno dell'anniversario della nascita, celebra la grande attrice italiana, in onda stasera su Sky Arte alle 21.15, disponibile anche in streaming su NOW e on demand.
Il documentario è un ritratto emozionante di una delle interpreti più amate e popolari di sempre della storia del nostro cinema, che ha attraversato con fascino e personalità sessant'anni di spettacolo, con uno stile non imitabile. Un viaggio sentimentale nella vita e nella carriera di Virna Lisi che ci trasporta lungo l'arco di tutta una carriera, iniziata per caso e da giovanissima, appena quattordicenne, presto esplosa con un crescente successo di pubblico grazie a un cinema popolare, e confermata con i grandi autori: Maselli, Steno, Germi, Monicelli, Mattoli, Cavani, Corbucci, Fulci, Lattuada, Dino Risi, Luigi Comencini, Amelio, Vanzina, Cristina Comencini...
Registi che hanno sempre trovato in Virna Lisi il segno di un fascino e più ancora di una qualità interpretativa che univa arte e familiarità con gli spettatori. Virna Lisi è riuscita infatti, recitando costantemente con impegno e professionalità esemplari, a passare dal cinema di intrattenimento a quello d'autore, dal teatro a una fortunatissima frequentazione con lo sceneggiato e la serialità televisiva. Un'arte e una carriera che sono raccontate attraverso le immagini di grandi film, straordinari materiali d'archivio (molti provenienti dall'archivio di Luce Cinecittà e da inediti archivi di famiglia) e testimonianze di quanti l'hanno avuta a fianco: tra gli altri Liliana Cavani, Enrico Vanzina, Pupi Avati, Cristina Comencini, Margherita Buy, Jerry Calà, Massimo Ghini, Enrico Lucherini...
L'altra 'scoperta' del film è la parentesi hollywoodiana, quando negli anni '60 venne chiamata a Los Angeles a ricoprire le vesti di 'nuova Marilyn (a tanto era arrivata la sua fama, anche internazionale) e la rinuncia al contratto di sette anni con una major americana dopo tre film e un inizio folgorante per sfuggire a regole ferree che sentiva troppo impegnative e per tornare stabilmente con il marito Franco Pesci e con il figlio Corrado. Nel ritratto di una donna vera, schietta, legata a valori non barattabili l'immagine luminosa di una delle ultime dive del cinema si focalizza sulle doti di un'attrice speciale che ha accettato spesso e volentieri di "imbruttirsi" (come nell'emblematico caso de 'La regina Margot' di Patrice Chereau, che le valse il premio per la migliore attrice a Cannes nel 1994) e ha cercato sempre la qualità in una professione affrontata con costante passione e accolta sempre dalla critica con attenzione e rispetto e dal pubblico con incondizionata ammirazione.