VenTo, il Po su due ruote è film documentario che racconterà il progetto del Politecnico di Milano per una grande via ciclabile che attraverserà l'Italia lungo la Pianura Padana, da Torino a Venezia seguendo il corso del fiume Po. Dal 26 Maggio al 2 giugno gli autori Paolo Casalis, Pino Pace e Stefano Scarafia seguiranno un gruppo di professori del Politecnico impegnati nel loro personale Giro d'Italia, oltre 800 km da Torino a Venezia, passando attraverso alcuni degli scenari e delle città più belle d'Italia. VenTo, il Po su due ruote sarà il racconto di una grande opportunità di sviluppo per il Paese, ma anche il racconto semiserio dell'avventura di cinque professori su dieci ruote, dei loro incontri di viaggio, dei paesaggi, delle gioie e dei dolori di ogni impresa e della loro sfida. Un percorso visivo incredibilmente vario che attraversa quattro Regioni e alcune delle città più belle del nord Italia, legando storie quotidiane, realtà economiche vivaci, esperienze in equilibrio tra tradizione e necessità di cambiamento. Le riprese del film avranno luogo nel mese di maggio 2013, e l'uscita del documentario è prevista per ottobre 2013.
Di seguito potete vedere un video di presentazione del progetto.
VenTo, il Po su due ruote from Stuffilm on Vimeo.Al progetto è abbinata una campagna di crowdfunding per rendere possibile la realizzazione del film, raggiungibile all'indirizzo www.indiegogo.com/projects/vento.
VENTO ha la forma di una ciclovia, ma non lo è. VENTO è un progetto di sviluppo, una concreta e stabile occasione di occupazione e rilancio economico dei territori attraversati (e non solo loro). Questo è VENTO. Questa è una ciclabile lunga. Andare in bicicletta non è uno sfizio di qualcuno o un capriccio di categoria, ma è uno dei modi per muoversi, viaggiare, andare a lavorare e a studiare. Le ciclovie non sono accessori di una società agiata o di una cultura che non ci appartiene, ma sono infrastrutture come le altre idonee per tutte le culture. VENTO non è un progetto locale, ma un progetto del Paese: sono 679 km di ciclabile, ma sono anche 679 km di green economy, di green jobs e potenziale crescita dell'economia. I 40.000 km di ciclabili tedesche producono 8 miliardi di indotto all'anno, stabilmente. Centinaia di migliaia potrebbero essere i nuovi flussi di turisti lungo VENTO, che diverrebbero il motore per tante economie diffuse e per far ripartire la crescita...vere green economy: aziende agricole (14.000 sono quelle attraversate dal progetto), attività ricettive (300 per ora), attività commerciali (2.000) e tanti cittadini (oltre 1,5 milioni). In parte VENTO già esiste, in parte bastano un paio di accordi politici e tecnici per utilizzare gli argini e in piccola parte deve essere realizzata e messa in sicurezza. Il tutto si potrebbe fare in tre anni: nel 2015 potremmo aprire EXPO e insieme VENTO, la più lunga ciclabile del sud Europa.
Occorrono solo poco più di 80 milioni di euro (lo 0.01% della spesa pubblica annuale; il costo di 1-2 km di autostrada), ma soprattutto l'impegno dello Stato, di 4 regioni, di 12 province, degli enti fluviali, di tutti i comuni, coordinati da un soggetto unico. Il giro di affari annuo è stimato in due volte l'investimento iniziale. Per sempre. Ma VENTO non si ferma qui e potrebbe crescere collegandosi con altre ciclabili (quella del Brennero-Peschiera-Mantova, la Torino-Nizza, Mantova-Ferrara-Adriatico, etc.) e raddoppiando sulla sponda opposta del Po. Sono infinite le potenzialità. Ancora più infinite se si pensa che VENTO è collegato al Treno e alla navigazione fluviale. VENTO è paesaggio, sviluppo, beni culturali, ambiente, agricoltura, fiume, natura, città, piccoli comuni, cibo, tipicità, sole, vento, salute, lavoro, futuro. VENTO è anche Eurovelo. VENTO è anche Bicitalia. La realizzazione di VENTO andrebbe a soddisfare una richiesta europea da un lato e ci metterebbe in collegamento con gli altri paesi. VENTO è un'infrastruttura che si porta dietro innovazione e benefici. VENTO vuole dire a tutti noi che un piano infrastrutturale nazionale che si candida a sostenere lo sviluppo del Paese in questa particolare congiuntura, deve farsi portatore di una nuova cultura, di una svolta. Non possono esserci solo i soliti ingredienti nel nostro futuro: autostrade, strade, trafori, ferrovie veloci, piattaforme logistiche. Le grandi ciclovie Europee sono opere per rilanciare lo sviluppo di un paese. Per questo occorre cambiare scala di progettazione e di gestione e stare più in alto. Non sono forse queste le grandi opere di cui un paese ha bisogno?