La 29esima edizione del Torino Film Festival è ormai giunta quasi alla conclusione, e lo fa con altri tre film in competizione e lacune opere delle sezioni parallele che non mancheranno di sollevare qualche discussione. L'islandese Either Way, diretto da Hafsteinn Gunnar Sigurðsson ha già sollevato qualche paragone con il primo Aki Kaurismaki e racconta lo svolgersi delle giornate di due operai della manutenzione stradale che cercano di far passare il tempo in qualche modo. Lo scenario è quello dei magnifici e isolati paesaggi dell'Islanda, negli anni '80. Il rapporto tra due personaggi principali maschili è ancora al centro del britannico Ghosted di Craig Viveiros nel quale un giovane detenuto finisce sotto l'ala protettrice di un carcerato modello in piena crisi esistenziale. Un rapporto che inevitabilmente si scontrerà con la difficile realtà della vita tra le sbarre.
Alle due proposte europee, gli States rispondono con A Little Closer, esordio alla regia di Matthew Petock che invece è ambientato a Richmond, in Virginia e mette a confronto le solitudini dei personaggi principali: una madre single che cerca l'anima gemella nelle sale da ballo locali e i suoi figli adolescenti, alle prese con i primi turbamenti sessuali.
Si cambia genere con Fabrizio Laurenti, anche se il suo documentario Il corpo del Duce promette di essere altrettanto sinistro (e d'altronde Laurenti ha dimestichezza con il macabro, avendo già diretto horror e gialli televisivi). Il film ricostruisce il culto (anche fisico) di Benito Mussolini e le vicissitudini della sua salma nell'immediato dopoguerra attraverso rari filmati e immagini d'archivio.