David Cronenberg ha presentato in concorso a Cannes 2024 The Shrouds, elegia funebre ispirata alla morte della moglie avvenuta tre anni fa. Parlando del film, il regista non ha potuto fare a meno di lamentarsi di alcuni critici che non hanno capito il film definendoli stupidi e ignoranti.
"Nelle ultime ore ho letto un paio di recensioni molto stupide in cui mi si accusa di essere paranoico e cospirazionista" ha esordito il maestro dell'horror. "In realtà The Shrouds ha a che vedere con l'amore e con la perdita, ma loro non hanno capito il film. Se sei ateo come me e non credi nell'aldilà, allora la morte di una persona cara non ha senso.. È molto difficile per le persone vivere senza significato. Un modo in cui puoi creare un significato quando forse non ce n'è nessuno, è elaborare una teoria, una cospirazione, che spieghi perché una persona è morta. In questo caso si parla di una cospirazione dei medici per ucciderla perché era coinvolta in qualche esperimento. Qualunque sia la cospirazione, ti dà un senso di conoscenza e potere, ti fa immaginare di sapere qualcosa che gli altri non sanno".
Il film è come un racconto, la serie come un romanzo
Interpretato da Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce, The Shrouds segue un tecnologico uomo d'affari e vedovo in lutto che costruisce un dispositivo per connettersi con i morti all'interno di un sudario funebre. Il film è ispirato al decesso della vera moglie di David Cronenberg, Carolyn Cronenberg, morta di cancro a 66 anni.
Dopo lo stop legato al lutto, il regista ha svelato di aver pensato a farne una serie per Netflix, ma dopo l'entusiasmo iniziale lo streamer ha rifiutato il progetto. "Devo ringraziare Netflix perché non sapevo se avrei fatto altri film dopo la morte di mia moglie, con la malattia e la chemio non ho più pensato al cinema. Un film è come una storia breve, non come un romanzo che è equivalente a una serie".
Cronenberg ricorda di aver presentato la sceneggiatura a tre dirigenti che hanno finanziato il primo episodio. Poi ne hanno approvato un secondo, che il regista ha scritto prima di concludere l'esperienza: "Speravo che Netflix non fosse Hollywood, ma lo è. Nella stanza erano innamorati di me, ma non del mio script, che poi ho trasformato in un film grazie a un produttore lungimirante. Il film ha un finale aperto, si può immaginare un sequel o una serie, ma non deve essere necessariamente realizzato".