Craig Zobel, regista dei primi episodi della serie The Penguin, disponibile in Italia in esclusiva su Sky e NOW, ha rivelato che aveva condiviso la sua ammirazione per il lavoro compiuto da Matt Reeves nel mondo della DC non appena il film con Robert Pattinson è arrivato nelle sale.
Il filmmaker non conosceva il collega, tuttavia ha sentito il bisogno di condividere la sua opinione dopo la visione del lungometraggio in cui Colin Farrell ha debuttato nell'iconico ruolo del villain ripreso poi nello show.
Il messaggio al collega
Intervistato da The Hollywood Reporter, Craig Zobel ha spiegato di essere convinto che proprio la sua e-mail gli abbia permesso di ottenere l'incarico di occuparsi della serie The Penguin: "Non lo so. Lo spero e credo di sì. Sapeva certamente che mi era piaciuto".
Il regista ha spiegato: "Quando è uscito il film di Matt Reeves, sono andato a vederlo il primo weekend di programmazione. Non lo conoscevo, realmente. Avevo la sua e-mail, quindi l'ho contattato per dire 'Ehi, The Batman era il film di supereroi che volevo vedere ora. Hai fatto un lavoro grandioso". Zobel ha ribadito: "Quella è stata la mia prima volta in cui ho detto qualcosa a Matt".
The Penguin: quale peso avrà la serie con Colin Farrell all'interno dell'universo DC?
Dopo aver ottenuto l'incarico di realizzare gli episodi di The Penguin, il regista ha avuto modo di parlare a lungo con Matt Reeves e il direttore della fotografia Greig Fraser facendo domande sugli aspetti tecnici in modo da creare la continuità tra i due progetti, usando così anche le stesse telecamere e lenti che erano state usate sul set di The Batman.
I problemi di Farrell
Zobel ha inoltre svelato che ha cercato di aiutare in ogni modo Colin Farrell durante le riprese perché interpretare Oz Cobb lo obbligava a indossare il trucco prostetico e gli indumenti necessari a modificare il proprio aspetto. Il filmmaker ha sottolineato: "Stavamo girando in inverno, ma si riscaldava così tanto perché aveva letteralmente una libbra di plastica in faccia e sta indossando una tuta e tutto il resto. Siamo finiti per accendere l'aria condizionata sul set e tutti noi dovevamo indossare guanti e paraorecchie perché avevamo abbassato la temperatura il più possibile semplicemente per rendere l'esperienza confortevole per lui. C'era inoltre la consistente minaccia che se si fosse riscaldato troppo, avrebbe iniziato a sudare e quello avrebbe fatto staccare le protesi. Non è mai successo, ma abbiamo dovuto pensarci".