Alan Taylor, regista di Terminator: Genisys, accettò l'incarico nonostante il parere contrario della sua compagna, l'artista di storyboard Jane Wu. Lo ha svelato in una recente intervista concessa all'Hollywood Reporter, chiarendo che anche lui aveva riconosciuto delle debolezze nella sceneggiatura, la cui lettura portò Wu a cercare di dissuaderlo.
Alla fine, però, l'ebbe vinta il desiderio di lavorare con Arnold Schwarzenegger, unito a un amore per i primi due capitoli della saga che fece credere ad Alan Taylor di poter sistemare i difetti del copione durante le riprese e in post-produzione. Cosa che poi non accadde, spingendo Taylor ad ammettere che dopo la doppia esperienza di Thor: The Dark World e Terminator: Genisys perse la voglia di fare cinema, e dovette ritrovarla per un po' di anni, il che è successo con il suo nuovo lungometraggio, I molti santi del New Jersey, un prequel della celebre serie televisiva I Soprano di cui lo stesso Taylor ha diretto diversi degli episodi più apprezzati nel corso delle sue sei stagioni.
Terminator: Genisys e i paradossi di una saga che guarda al passato più che al futuro
Uscito nel 2015, il quinto film di Terminator doveva avviare una nuova trilogia incentrata su versioni alternative di Sarah Connor, Kyle Reese e il cyborg del titolo, con Matt Smith nei panni di una misteriosa manifestazione fisica di Skynet, l'entità artificiale che sta dietro l'ascesa delle macchine nel futuro post-apocalittico introdotto nel primo episodio del franchise. L'esito commerciale deludente portò alla realizzazione di Terminator: Destino Oscuro, un sequel alternativo del secondo film che propone una nuova linea temporale. Anche questa versione, però, non è stata ben accolta, e al momento non sono previsti nuovi lungometraggi. È in lavorazione, invece, una serie animata per Netflix. Si tratta della seconda produzione televisiva nata da una costola del franchise, dopo Terminator: The Sarah Connor Chronicles che riportava in scena la protagonista femminile dopo la sua assenza nel terzo film.