Dopo aver trionfato al Festival di Berlino con Taxi, Jafar Panahi ha rotto il silenzio, chiedendo che l'Iran smetta di censurare la sua opera. "Sono felice per questa vittoria" ha dichiarato Panahi in una rara intervista rilasciata all'Agenzia Stampa semiufficiale Ilna "non solo per me, ma anche per il cinema iraniano. Però il premio più bello sarebbe quello di poter far vedere le mie opere ai miei compatrioti. Il governo mi accusa di fare film per i festival stranieri. Si nascondono dietro muri politici e non dicono che i nostri film non ottengono mai l'autorizzazione a essere proiettati nei cinema iraniani".
Taxi è il terzo film di Jafar Panahi realizzato dopo la condanna subita nel 2010. Il regista è stato accusato di attività antigovernative dopo aver tentato di realizzare un documentario sulle elezioni presidenziali in Iran del 2009. Non appena Taxi è stato proiettato a Berlino, il capo dell'ente che si occupa del cinema governativo iraniano, l'Hayatollah Ayyubi, ha lanciato un monito al direttore della Berlinale Dieter Kosslick contro le possibili manipolazioni politiche del film.
"Mi rammarico che il vostro desiderio sia quello di condurre tutti all'interno di un taxi per alimentare nuovi incomprensioni sul popolo iraniano proiettando il film di un regista a cui è stato proibito per legge di girare film, ma nonostante tutto lui ha continuato imperterrito" ha scritto il Capo dell'Organizzazione Cinema iraniano. "Sono compiaciuto di annunciare che il regista di Taxi continua a viaggiare sulla corsia di sorpasso della sua vita, godendosi liberamente tutte le benedizioni".
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Dal 2014, con l'arrivo del nuovo Presidente Hassan Rouhani, si è registrata una lieve apertura nella situazione di rottura tra il governo e gli artisti considerati invisi alle autorità. Tuttavia la condanna per Jafar Panahi è ancora valida. Il regista non è più agli arresti domiciliari, ma non può lasciare il paese e di fatto non potrebbe neanche girare film. Le reazioni alla sua vittoria a Berlino in Iran sono state quasi assenti visto che, ad eccezione dell'intervista pubblicata dall'agenzia Ilna, considerata la più liberale nel paese, quasi nessuno ha riportato la notizia.